Approfondimenti
ZONA CESARINI – Festival di SanRoma

E siamo ancora qui
BLANCO – Così, parafrasando Vasco, autore della Combriccola del Blasco, ci ritroviamo a commentare la vittoria a Sanremo del giovane Blanco.
Nell’attesa beckettiana che la A.S. Roma alzi qualcosa di più di un bonsai, dobbiamo consolarci con i successi musicali dei tifosi lupacchiotti: lo scorso anno i fenomeni, ormai mondiali, Maneskin di Damiano David; oggi il più giovane vincitore di Sanremo, Blanco, in coppia con Mahmood, il quale bissa la vittoria del 2019.
Ma chi è e di dov’è il giovane giallorosso? Dei Parioli? De Torbella (Tor Bella Monaca)? Macchè…
Riccardo Fabbriconi, “Fabbro” per gli amici, nasce a Calvagese della Riviera 19 anni fa. Papà, di Primavalle, trasferisce se stesso nel bresciano per amore e per lavoro, alla nascita di Riccardo… trasferisce il suo amore per la Magica al figlio. Possiamo solo immaginare la “tranquillità” di essere romanista in quelle lande.
Ha dichiarato che per la carriera ha lasciato la scuola a un anno dal diploma perchè “non riesco a conciliare studio e lavoro” (sigh) e una promettente carriera calcistica (difensore e capitano del Vighenzi).
Anche la passione per la musica gli viene trasmessa dal padre (Pino Daniele, Dalla, Battisti) e crescendo si avvicina all’hip hop e alle sue derivazioni più moderne. Già nel 2020 pubblica il primo EP Quarantine Paranoid e nel 2021 conquista la classifica dei singoli con La Canzone Nostra, replicando poi la Top Ten con l’album Paraocchi.
Il nome d’arte lo suggerisce un amico (pare senza un motivo particolare) perchè inizialmente il ragazzo voleva pubblicare senza nome. D’altra parte in questo festival, tra Rkomi, Aka7even, Highsnob, Hu, Dargen e compagnia cantante, Blanco fa quasi Istituto Luce.
Brividi
Già alla prima serata del Festival si capisce che Brividi ha delle chance, i due ragazzi mescolano le loro belle voci, un’ottima intesa sul palco e costumi “sobri” che neanche Malgioglio quando va a far la spesa. Ma – se permettete un inciso “anziano” – questo è stato il festival degli stilisti, che hanno bullizzato gli artisti facendo tutti gli esperimenti possibili: a memoria cito solo il rosa velluto stile “Sofà Rococò” di Sangiovanni, l’ovo de Pasqua della Berti e su tutti l’omaggio a Ghostbusters di Michele Bravi, vestito come Gozer il Gozeriano.
Mettiamoci pure che, tra la pessima acustica del concorso canoro, i neologismi, la banditura della dizione perché gli slot del vintage erano già presi da Morandi-Ranieri-Zanicchi, l’RSA per il sottoscritto è prenotata.
Mortacci tua
Insomma il ragazzo comincia qui la sua strada. Da quella dedica di papà, quando corre ad abbracciarlo in platea, mortacci tua, che a Roma vuol dire mille cose, tra cui ti voglio bene e sono orgoglioso di te.
Molti hanno sottolineato il poco entusiasmo dei due alla lettura dei vincitori (rispetto al delirio scatenato dai Maneskin e gli improperi di gioia della bella Victoria), emozione e incredulità probabilmente, ma faccio mia una battuta del web.
Visto che poche ore prima Blanco avrà assistito all’urlo di gioia strozzato in gola al collega Damiano allo stadio Olimpico, avrà avuto paura…
Paura che Nasca glielo annullava al VAR (e torniamo a declinare le varie accezioni di mortacci tua).
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