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L’AIA risponde alla richiesta di commissariamento: “Significherebbe infrangere la legge e …”

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Arbitri Serie A
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Negli ultimi anni l’AIA è al centro di numerose e sempre più macroscopiche polemiche nonché di scandali inaccettabili. Da ultimo l’arresto dell’ex procuratore capo Rosario D’Onofrio per traffico internazionale di stupefacenti. A seguito di ciò è stata avanzata una richiesta di commissariamento dell’Associazione Italia Arbitri. La stessa poc’anzi, tramite una nota ufficiale, ha preso posizione rispetto a tale istanza presentata chiedendo il rispetto della propria autonomia:

 “Il commissariamento di un ente non assume carattere sanzionatorio nei confronti dei titolari dell’organo estromessi dalle loro funzioni, ma costituisce una forma di ingerenza dell’autorità di vigilanza nell’amministrazione dell’ente solo per porre rimedio ad una situazione di pregiudizievole disfunzione dello svolgimento dell’attività istituzionale (Cons. Stato, 19 aprile 1974, n. 291).

Dal 1974 ad oggi, questa è la regola alla quale deve rispondere il commissariamento di un ente: l’allontanamento degli amministratori eletti (anche per il dovuto rispetto del principio democratico) si dà solo se esiste una reale e persistente disfunzione dell’ente. Nel caso dell’AIA, la possibile disfunzione ha riguardato la procura dell’AIA. Abbiamo usato il passato prossimo (ha riguardato) perché la possibile disfunzione non ha più nessuna possibilità teorica di ripetersi. Il 15 novembre scorso, AIA ha infatti accettato che la giustizia sportiva trasmigrasse sotto il governo diretto della FIGC.

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Dunque: non esiste oggi alcuna remota possibilità che in AIA si ripeta (per usare le parole del Consiglio di Stato) una situazione di pregiudizievole disfunzione dello svolgimento dell’attività istituzionale. Né alcuno ha mai anche soltanto ipotizzato che in altri ambiti di attività dell’AIA (in primis la gestione degli arbitri ad essa associati) esista il benché minimo problema: tutto funziona alla perfezione.

Dunque: disporre oggi il commissariamento di AIA (ossia quando manca quella situazione di pregiudizievole disfunzione dello svolgimento dell’attività istituzionale che ne costituisce l’indefettibile presupposto) significherebbe infrangere palesemente la legge e soprattutto rimuovere ingiustamente (ed ingiustificatamente) i rappresentanti legittimamente eletti dagli associati di AIA. Un grave strappo, appunto, al principio democratico”.

(Foto: LBDV)

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Dottore Magistrale in Giurisprudenza presso l'Università degli studi Suor Orsola Benincasa. Redattore LBDV, nonchè scrittore e conduttore di "BLITZ!" e "MATCH!" - i programmi in diretta social dedicati, rispettivamente, al calciomercato e alla stagione calcistica.

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