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Angolo del tifoso

ANGOLO NAPOLI – Napule è… trova le differenze

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Di nuovo uno a uno, a distanza di poco meno di sei mesi.

Dopo un 23 maggio pieno di amarezza e delusione, però, il secondo appuntamento del 2021 contro il Verona allo stadio Maradona ha un sapore inevitabilmente diverso.

Nei giocatori in campo è cambiata più la squadra ospite, arricchitasi in questa occasione di presenze importanti come Caprari, Barak (simile per movenze ed eleganze ad uno slovacco che dolci ricordi ha lasciato sotto il Vesuvio) e l’inarrestabile Giovanni Simeone. Tra gli azzurri, invece, a parte la scelta obbligata di Juan Jesus al centro della difesa per la squalifica di Koulibaly (a maggio scorso il compito era toccato a Manolas) e l’alternanza in porta, la differenza sostanziale (non da poco) è stata Anguissa in luogo di Bakayoko.

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Per il resto, anche se quasi con gli stessi uomini in campo, è stata una partita in ogni caso assai diversa.

E’ sembrata, ai più, un match di Premier League, con l’arbitro che ha deliberatamente scelto di utilizzare (specie nella prima ora) il fischietto assai meno di quel che in Italia si fa di solito, ritenendo non punibili condotte che, in verità, più di una volta sono sembrate almeno meritevoli di un’interruzione di gioco, per non dire d’altro.

Peggiore in campo, in ogni caso, l’arbitro Ayroldi, apparso decisamente non all’altezza, al di là delle espulsioni finali che sono sembrate inutilmente riparatorie per tutto quanto era stato tolto prima.

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Il Verona ha impostato la partita sui binari che in stagione le hanno consentito di imbrigliare buona parte degli avversari, vale a dire con intensità, aggressività, determinazione ed orgoglio.

Il Napoli di Luciano Spalletti, dal canto suo, pur bravo a pareggiare subito con uno straordinario Di Lorenzo, ha fatto in conti con un po’ di sfortuna, fermando su due pali esterni e su tante iniziative offensive parse poco organizzate le speranze di raccogliere l’undicesima vittoria in dodici partite.

Di fronte a collettivi che impostano la partita sul piano fisico, sui contrasti e sulla corsa, gli azzurri spesso soffrono. Contro il Verona è successo soprattutto nell’ultima mezz’ora, quando la squadra si è allungata perdendo riferimenti e misure e non ha avuto la lucidità necessaria per ribaltare lo svantaggio iniziale.

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Meritava, in ogni caso, miglior sorte la sublime girata di Osimhen e si poteva, probabilmente, gestire meglio (al di là del probabile penalty sulla trattenuta chiamata al contrario) qualche ripartenza veloce dove il Napoli è sembrato insolitamente impreciso e frettoloso.

Ridicolo ed inopportuno, senza dubbio, è recriminare quando la classifica dice trentadue su trentasei, ma è altrettanto normale – quando si ha la bocca buona – storcere il muso quando si pareggia in casa una partita che, neppure stavolta, si è riusciti a vincere.

E’ attività utile solo per l’enigmistica quella di trovare le differenze tra due situazioni potenzialmente simili, serve a poco farlo anche cinque mesi e mezzo dopo un NapoliVerona che, nel maggio scorso, mortificò il sogno di un ritorno in Champions dei ragazzi (all’epoca) allenati da Gennaro Gattuso.

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Ciò che è, infatti, diverso ed opposto è tutto quanto è accaduto nel frattempo.

E’ da tutto questo che deve ripartire il Napoli dopo la sosta, con due gare difficilissime che avvieranno il tour de force probabilmente più complicato dall’inizio del campionato.

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