Angolo del tifoso
ANGOLO ROMA – Fatal Verona
Dopo l’abbuffata di coppa, rimasta sullo stomaco a Mourinho, almeno sotto i profilo del gioco e della resa di alcune riserve, si torna a Verona, fatale lo scorso anno per mere questioni burocratiche e fatale quest’anno per mere questioni di gioco.
I Tudors
Sulla panchina scaligera, dopo l’esonero lampo di Di Francesco, il “nobile” Igor che, pur non inglese, rimane sempre un Tudor. Dei Tudor e di Enrico VIII per la verità ha poco il croato: della “lavatrice” col pizzetto rosso della classica iconografia pittorica, come dell’efebico protagonista della serie omonima non è neanche una via di mezzo, più simile al “Mastino” del Trono di Spade.
Eppure Mastino intorta lo Special One nè più nè meno come Enrico VIII di Tudor intortò sei mogli e la Chiesa Cattolica.
DAnnaZioNe
Piccola prefazione: la prestazione giallorossa fa passare in secondo piano lo scempio in cui ho visto la partita (e come me tanti). Non posso nominarla, credo, ma diciamo che l’azienda che detiene, PER UN TRIENNIO, la Serie A ha un paragone calcistico a me caro, nel rapporto costi e resa… Pastore!
Si parte
Se nel primo tempo, pur facendo il Verona la partita, la Roma dà l’impressione di agire con calma, in attesa di colpire. Il secondo tempo è il festival dell’errore e le parole preoccupate di Mou dopo la coppa cominciano a prender forma.
Prima frazione – dicevamo – con i gialloblu in possesso di campo e palla, ma i giallorossi reggono bene e concedono giusto un paio di situazioni da fuori. Nel classico gioco del gatto col topo la Roma, col minimo sforzo crea due occasioni: punizione di Pellegrini che Cristante stampa sulla traversa e capolavoro del Capitano poco dopo che, su cross di Karsdorp, fa un tacco al volo meraviglioso che si infila all’angolino, 0 a 1.
Stesso spartito alla ripresa ma cominciano i problemi perchè il Verona non ci sta. Cross da sinistra, Mancini in spaccata impegna il suo portiere e sul tap in pareggia Barak. E’ molto da Roma e poco da Mou (e da grande squadra), farsi ribaltare in cinque minuti. Vince la Roma ovviamente e l’ex Caprari infila l’angolino per il 2 a 1…
Caprari…
Zero gol con la maglia della Roma, quattro contro, in un conteggio comunque misero per una punta. Non riesco a non prenderla sul personale…
Pochi minuti dopo, però, Ilic ricambia il favore e insacca il cross di Pellegrini per il pareggio. Ma non è finita perchè arriva il gol della domenica, al volo sotto l’incrocio. Di chi? Ronaldo? Messi? No, Faraoni. 3 a 2. Quando hanno inquadrato il tatuaggio gigante sul collo di Karsdorp, raffigurante Nefertiti (immagino), dovevo capirlo.
Mourinho butta dentro tutti gli attaccanti e toglie i terzini e in venti minuti la Roma non costruisce un’azione, non ha un’idea e dimostra che la mossa era più disperata che ragionata, anzi è Rui Patricio a compiere il miracolo su Caprari e a tenere in piedi il match.
Patricio solito muro, incolpevole sui gol, salva gli ultimi venti minuti. Difesa male male, non tanto nel collettivo ma molti errori e distrazioni, Mancini su tutti. Calafiori un fantasma, Karsdorp fa l’assist ma anche un errore grave nel primo tempo, comunque è stanco. Veretout e Cristante volenterosi ma limitati dall’intensità veronese, sempre dietro la linea di centrocampo.
L’attacco pessimo. Zaniolo è anni luce lontano da una forma accettabile, ci prova ma sbatte contro i difensori. Abraham volenteroso ma fuori giri, appannatissimo, come Shomurodov, del resto. Gli innesti di Mhkytarian, Perez e Mayoral non hanno spostato di un millimetro l’inerzia della partita.
Si salva Pellegrini per l’ottimo primo tempo, il gran gol e comunque il più pericoloso anche quando viene arretrato.
Pessima la gestione tattica e umorale del match. Roma stanca e spenta. Prima o poi la sconfitta doveva arrivare ma contro l’ultima in classifica era difficile da ipotizzare.
Purtroppo i problemi già manifestati nelle vittorie, oggi non hanno trovato soluzioni nè tecniche nè di fortuna. Il cammino è ancora lungo e molto andrà fatto, ora vedremo il contraccolpo e dovrà essere bravo Mou. Grave non è perdere col Verona, grave è averlo meritato.
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