Angolo del tifoso
ANGOLO ROMA – Tre punti di noia
Roma alla ricerca di riscatto dopo due deludenti risultati; Fiorentina alla ricerca di amalgama per un gruppo. Sulla carta non certo con l’ambizione di salvezza, ma con una classifica che dice il contrario.
La Roma è ferita e si vede. Pur tentando di offendere gli inermi gigliati, nulla si crea. Il primo tempo è soporifero in maniera irritante, vien voglia di virare su Sanremo: sempre per dormire, ma almeno placidamente, richiamando ai Coma Cose – tanto coma e poche cose.
Nel primo tempo si registra un tiro alto di Mhkytarian e un buon diagonale di Vlahovic (oggetto dei desideri giallorossi) su cui è attento Lopez. Per il resto chi è rimasto sveglio avrà notato che Dragowsky è in realtà Rasputin, il Monaco pazzo, Igor non è l’aiutante del Dott Frankenstein (molto più tecnico del brasiliano), Pulgar ha più tatuaggi che palloni toccati, Mancini è graziato dal rosso per una gomitata sul pirata Ribery: sembra Halloween, piuttosto che il periodo di Pasqua.
Nota a margine: al 13′, come da copione, tutto si ferma perché sì, sono tre anni che Astori non c’è più. Ciao, Asto.
Il secondo tempo è leggermente più pimpante, seppur parco di occasioni. Subito un cross di Mancini, grande inserimento di Spinazzola che al volo beffa Rasputin sul suo palo.
Il vantaggio insperato e fondamentale sveglia un po’ i gigliati, che alzano il baricentro. Su contropiede i viola si trovano otto contro tre: cross basso e Spinazzola anticipa tutti per l’ennesimo autogol di stagione, altro record negativo dei giallorossi (comincia a mancarmi quando contavamo i pali).
Qualche tentativo di incursione giallorossa, con consueto gol mangiato dall’armeno a tu per tu col portiere e un bel tiro al volo di Vlahovic, ben respinto da Lopez. La partita viaggia verso un pareggio scialbo, i cambi non incidono più di tanto, quando entra Kokorin guardi Amrabat e pensi che manchi solo DjiDji lì in mezzo, ma sta a Crotone.
All’88’ però, Diawara serve Karsdorp sulla fascia che chiude la triangolazione ridandola al ghanese: tocco leggero e palla in rete. Calvarese annulla per fuorigioco, senza che la bandierina si alzi, ma il VAR rimette le cose a posto. Uno a due.
Lopez fa due buone parate e poco altro, ma col pallone tra i piedi è peggio della canzone di Renga. Cristante e Kumbulla soffrono ma non evidenziano particolari lacune – certo l’avversario non li ha sollecitati; Mancini fa un bell’assist ma l’ingenuità su Ribery poteva costare cara.
Tra i migliori Spinazzola: sul suo asse si tenta spesso l’affondo, ha un gran gioco di gambe, segna un bel gol; sfortunato sull’autogol. Karsdorp entra e fa assist, il titolare Peres fa un compito diligente ma certo non cambia la partita. Veretout si infortuna: si teme seriamente.
Diawara, gol a parte, è stato tra i migliori in campo: quantità e qualità, ha anche cercato più volte la conclusione. Protagonista che non ti aspetti, cosa che spesso ha caratterizzato le svolte nella storia giallorossa: un ragazzo mai ripresosi dalla quarantena, finito fuori progetto e preso raramente in considerazione, offre garanzie nel doppio confronto col Braga schierato come “seconda linea”, si prende la scena e guida i suoi per una vittoria fondamentale, soprattutto per la testa.
Pellegrini ormai sembra cristallizzato nella foto di auguri ad Immobile: sono quattro partite che non incide in nessun modo. Male anche Mhkytarian, poco presente e impreciso; El Shaarawy e Pedro non danno la svolta e soprattutto lo spagnolo continua nella sua parabola discendente. Borja Mayoral non si è visto nè sentito, sembrava una performance di Bugo.
Se fosse stato pareggio la corsa al quarto posto si sarebbe semplificata, nel senso che sarebbe diventata quasi utopica, ma la Roma reagisce con 3 punti non meritati; ma si sa che vincere partite così, alla fine, è un segnale. Rimane la involuzione di gioco ma soprattutto di intenti. Rispetto ad annate precedenti i giallorossi si sono sempre rialzati dopo le cadute; qualcosa forse sta cambiando, ma continuano ancora a non credere in se stessi.
Manca ancora tanto e il quarto posto (come il settimo del resto) è là. Sotto a chi tocca.