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Protocollo, dir. Spallanzani: “I club lo applichino come si deve. Bolla? Dove, a Gardaland?”
Ancora polemiche sul protocollo adottato per il campionato di Serie A. Dopo il turbillon mediatico che ha investito Juventus-Napoli, con la gara che non si è giocata – dando il 3-0 a tavolino per i bianconeri e il punto di penalizzazione per gli azzurri, un’altra voce autorevole si inserisce nel coro di chi difende lo status quo.
A rinnovare la fiamma della polemica Giuseppe Ippolito, direttore dello Spallanzani di Roma e membro del CTS. Queste le sue parole a Tuttojuve.com: “Nessun protocollo garantisce al 100%, il rischio zero non esiste. I protocolli e le linee guida, che sono stati realizzati dalle categorie produttive in collaborazione con il CTS e con il Ministero della Salute e grazie all’insostituibile apporto dell’INAIL, servono per permettere ai settori produttivi di poter continuare ad operare al meglio in un contesto complicato come quello attuale. Naturalmente con l’evoluzione della situazione anche i protocolli possono essere aggiornati e modificati, ma da quello che ho letto distrattamente negli ultimi giorni le squadre di calcio prima di pensare a modificare il protocollo esistente dovrebbero cominciare ad applicarlo come si deve”.
Il virus è più contagioso?
“Oggi ci sono più positivi, anche tra i calciatori, perché si fanno più test e, nello specifico, il calcio in collaborazione col Ministero della Salute si è dato delle regole per poter proseguire le attività. Che Ronaldo sia positivo vuol dire che il virus, a suo modo, è democratico e non fa distinzioni: ne sa qualcosa anche il presidente USA, Trump”.
Come valuta l’idea di una bolla stile NBA?
“La NBA, con uno sforzo organizzativo eccezionale, è riuscita a completare il campionato chiudendo per tre mesi venti squadre di basket in un parco di divertimenti, e giocando circa due partite al giorno. Qui dovremmo fare la stessa cosa, ma dovremmo segregare molte più persone per molto più tempo. E dove la faremmo questa bolla, a Gardaland? Poi ci sono le partite delle nazionali, e le coppe europee. No, onestamente mi sembra una ipotesi irrealistica, ma io di sport mi intendo poco”.