Approfondimenti
ZONA CESARINI – Sor Magara e Guardiolismo

Questa settimana si gioca Atalanta-Brescia. Quando si parla di Atalanta o Brescia, ho una sola immagine davanti agli occhi: Carletto Mazzone. Soprattutto se ci aggancio il recente episodio increscioso del tesserato nerazzurro che dà del terrone a un supporter napoletano. Se poi ci abbini le notizie di questi giorni, non proprio lusinghiere, che riguardano la “romanella” che salva il City dal blocco del mercato, vedo Guardiola e torno indietro di una quindicina di anni.
Ma che c’entra Guardiola con Mazzone? Metteteve seduti che ve lo spiego o, meglio, ve lo ricordo.
Andiamo per ordine
30 settembre del 2001. Il Brescia sta perdendo 1 a 3 in casa coi cugini. Fuori dal contesto derby, su Mazzone piovono insulti di ogni tipo, su Roma (“sciacqquateve a bbocca quanno parlate de Roma“) e sui genitori, scomparsi, soprattutto sulla madre che, giovanissimo, tenne in braccia mentre moriva. Carletto dice al quarto uomo che se pareggiano “de segnasse tutto”, poi guarda la curva e promette “si pareggiamo vengo là sotto”. Quello che succede al 3 a 3 è storia: Mazzone, 64 primavere, corre, indemoniato, con lo staff che prova a trattenerlo, ma lui butta giù tutti, alza il braccio e tira fuori tutto, tutto lo scibile dell’impronunciabile, scarica tutta la tensione di una persona che, in tanti anni di calcio, qualche insulto lo ha ricevuto. Arriva alla rete, si rende conto e torna indietro e dice a Collina: “Ho finito, buttame fori”.
Penso all’attuale Gasperini, che poteva uscirne da signore rispetto al membro del suo staff e invece sceglie di uscirne da Gasperini: “non sono cose che mi riguardano“. Se solo penso che questa estate sto “signore” poteva sedere sulla mia di panchina, ho i brividi.
Nel post partita spiegherà Carletto: “M’hanno detto de tutto e alla fine uno non ci sta più. Me ne hanno dette tante su Roma e su quello che faceva mia madre, tanto che m’è venuto il dubbio e ho chiamato subito mia sorella per chiedere se niente niente mamma fosse nata a Bergamo”.
PEP
Quell’anno era appena arrivato a Brescia un mito del calcio europeo, Pep Guardiola. Dopo aver vinto tutto col Barcellona, aveva tentato la strada italiana nella Roma Campione d’Italia di Capello, ma non fu un anno fortunato. Allora approdò nella provincia lombarda e alla domanda di Mazzone sul perchè, rispose: “Voglio giocare col mio mito, Roberto Baggio”. Non immaginava di trovare una famiglia.
Il 21 Aprile del 2002 c’è Brescia-Fiorentina e Baggio nel secondo tempo sta per subentrare a Giunti. Guardiola, capitano, corre a bordo campo per togliersi la fascia e darla al suo idolo, cosa che, al di là del regolamento, Baggio non accetta: “E’ tua, Pep, tienila”. Irrompe Mazzone dalla panchina: “Aho’ voi due, che volemo fa? Io sta partita ‘a vojo vince!”.
Nello spogliatoio er “sor Magara” va dal catalano : “Peppe, oggi abbiamo vinto grazie al tuo gesto. Diventerai il più grande allenatore del mondo“.
e io so’ Garibaldi
Se lo deve essere ricordato, Pep, quel monito, se a casa Mazzone, in quel di Ascoli dove il mister ora vive, arriva il seguente racconto nell’anno 2008:
“Nonno, c’è Guardiola al telefono”. Sbuffo, prendo la cornetta: “Chi è?”. “Mister, sono Pep”. “Sì, e io so’ Garibaldi”. I miei amici di Ascoli mi fanno spesso degli scherzi, pensavo fossero loro. “No, mister, sono davvero Pep. Volevo invitarla alla finale”. “Pep, ma tu tra quattro giorni te giochi la finale de Champions e pensi a me?”. “Sì, mister: penso a lei e la voglio in tribuna”.
Ci andai. Vinse“.
P.S.
Mi lamento spesso di trofei non vinti e, di fatto, non avendone vinti mai, ho perso poco in realtà, ma forse al calcio di oggi contesto di non crescere più gli Uomini e di quelli, nel mio calcio, ne ho visti tanti.
E’ bello sognare i Mourinho, i Klopp e i Conte, certo, ma a volte… quanto mi mancano i Carletto Mazzone.