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EDITORIALE #LBDV – Coronavirus: non è mai troppo tardi, ora misure drastiche e pene severe

Annuntio vobis gaudium magnum: abbiamo la decisione. Una decisione che tutti stavamo aspettando, che da giorni era nell’aria e che, probabilmente, avrebbero dovuto prendere prima. Dopo la scelta del CONI di sospendere le attività agonistiche, compresa la Serie A, fino al 3 aprile; arriva il Decreto del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che sancisce, di fatto, la sospensione del campionato. Tutto congelato, in attesa di quella fatidica data, una deadline; ma di fatto un checkpoint, giunti al quale si deciderà, in base alla situazione, se prolungare il congelamento o sciogliere le riserve. Un Coronavirus che, da ieri, ci ha rotto definitivamente anche il calcio.
NON E’ MAI TROPPO TARDI
Dopo quasi un mese e mezzo dal primo caso accertato in Italia, arriva una decisione che, se presa prima, probabilmente, ci avrebbe risparmiato l’alto numero di contagiati e deceduti (in continua crescita) ai quali oggi siamo costretti a far fronte. Un’epidemia, che ora sembra avere sempre più i connotati di una pandemia, presa forse alla leggera, sottovalutata; un virus minimizzato forse prima da chi dovrebbe difenderci e poi da tutti noi che abbiamo capito troppo tardi, anche perché non allertati nei modi e nei tempi giusti, il pericolo dello stesso. Si sarebbe potuto prendere d’esempio il modello cinese che, in seguito a misure drastiche, in poche settimane ha contrastato fortemente il virus. Risultato: sempre meno contagi. Ma con i se e con i ma no si fa la storia. C’è l’oggi ed un domani che va tutelato a tutti i costi, e allora perché non fare ciò che non è stato fatto prima?
LEGGE MARZIALE?
Potrebbe essere la panacea a tutti i mali. Non siamo in grado di andare avanti con il buon senso? Non siamo in grado di autogestirci? C’è qualcuno che deve farlo per noi. Ecco che con i militari in strada e pene severissime si potrebbe quantomeno arginare il problema e di conseguenza il proliferare dei contagi in tempi brevi. E’ questo il nocciolo della questione: archiviare la situazione nel minor tempo possibile, perché la pezza (strappata in più punti) non è mai stata la soluzione. Ed ecco che ci si potrebbe ispirare al modello cinese che in democrazia farebbe sì clamore, ma che non avrebbe i risvolti thriller-horror verificatisi sotto ‘dittatura’. Un forzare la mano che un Governo democratico come il nostro, vuoi per la Carta Costituzionale, vuoi per l’eccesso di moralismo, non può permettersi. Misure incisive che possano evitare che idioti di turno possano formare assembramenti in ogni dove e fare un po’ quello che gli pare. Il medico pietoso fa la piaga puzzolente.
E IL CALCIO?
Il calcio si accoderebbe di conseguenza. D’altronde i calciatori non sono robot, sono essere umani come noi, e come tali non immuni e ‘obbligati’ anche loro a seguire delle regole. Quarantena forzata per un numero di giorni stabilito. Tutti a casa. Nessun annullamento, nessun titolo o verdetto a tavolino, ma solo uno slittamento del calcio giocato. Un calcio che nel resto d’Europa non si è ancora fermato. Ecco, appunto, ancora. Quanto ci vorrà ancora affinché il virus si espanda anche altrove? Quanto ci vorrà ancora affinché anche gli altri campionati siano sospesi? Quanto ha ancora senso farli continuare e far continuare le Coppe Europee in cui sono impegnate anche squadre italiane? Quanto è sicuro, ad esempio, far giocare il Getafe a Milano ed il Siviglia a Roma e viceversa? Domande alle quali, prima o poi, qualcuno dovrà pur rispondere. Anche perché: siamo sicuri che con le ‘leggere’ misure prese finora in Italia il problema rientri per il 3 aprile? Più di qualche dubbio c’è, ed ecco che la strada da percorrere inizia a tracciarsi da sola. Misure più dure, pene severe. Un sacrificio per poche settimane per un bene maggiore. Cambiare provvisoriamente il nostro stile di vita per ritornare, dopo un po’, a fare esattamente ciò che facevamo prima con un bagaglio di esperienza in più e, si spera, con meno cari da piangere.