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Oriundi in Nazionale: La riforma del Governo mette un freno

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Jorginho Italia
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Il Governo ha detto stop agli oriundi in Nazionale. Semaforo rosso per tutti gli oriundi che intendevano acquisire la cittadinanza italiana scovando nell’albero genealogico un poco noto parente, che chissà quanti anni prima era sbarcato magari in Argentina per cercare fortuna.

Con le nuove norme tutto questo non sarà più possibile. Un cambiamento se vogliamo epocale rispetto alla precedente legge del 1992, che avrà un impatto anche per quanto riguarda i giocatori potenzialmente da naturalizzare in chiave Nazionale.

La nuova legge prevederà infatti che a richiedere il passaporto potranno essere soltanto coloro che hanno un parente italiano prossimo ovvero genitori o nonni.

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Meno oriundi

Al momento il centravanti delle nostra Nazionale è Mateo Retegui. Di origine argentina ma che veste l’azzurro della nostra Nazionale grazie a Mancini che lo chiamò per la prima volta. Se all’epoca la norma fosse stata già in vigore, l‘attuale attaccante dell’Atalanta potrebbe ugualmente essere arruolabile. Lui infatti ha acquisito il nostro passaporto grazie al nonno materno originario di Canicattì. 

La paletta però si sarebbe alzata per un ex numero 10 come Thiago Motta, ma anche per Eder e Jorginho, diventato italiano grazie ad un parente di cui ignorava l’esistenza. Per la precisione il signor Giacomo Frello, trisavolo del regista di origini brasiliane. Già perché, come ammesso dallo stesso ex Chelsea, il sogno era quello di vestire la maglia dei verdeoro. Le cose però non sono andate per il verso giusto e dunque Jorginho ha ceduto alle avance della Nazionale italiana.

Da diversi anni infatti la FIGC si stava impegnando in una sorta di operazione di scouting per cercare di convincere giocatori nati e cresciuti in altri paesi a giocare per l’Italia. Tutto grazie al facile ottenimento del passaporto in virtù di chissà quale emigrato un secolo prima.

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Un futuro diverso

Forse sarebbe stato anche più facile, ma allo stesso tempo sarebbe stato anche molto più ridicolo. Da oggi in poi la Federazione dovrà lavorare sul fare prosperare i nostri vivai piuttosto che sul fare imparare la lingua italiana a chi giustamente è nato altrove e sognava di giocare per un altro paese.

I due Mondiali persi infatti sono frutto anche di scarsa programmazione. Così sono stati pian piano accantonati i settori giovanili, la cui importanza deve tornare preponderante. Certo, nessuno nega che i vari Jorginho, Camoranesi, Retegui e compagnia non siano stati attaccati alla maglia azzurra. Ma che un paese come l’Italia, da sempre bacino di talenti, debba andare ad elemosinare in giro per il mondo gli scarti delle altre Nazionali è un’immagine che d’ora in poi verrà evitata.

Pertanto il futuro dovrà essere proiettato a valorizzare il prodotto interno oppure limitarsi a convincere coloro nati altrove ma con radici ancora ben “visibili”. In passato una “Passaportopoli” c’è già stata, con agenti dei calciatori pronti ad inventarsi di sana pianta parenti mai esistiti pur di aggirare le norme. Ora tutto questo non sarà più possibile, e verrebbe da dire per fortuna.

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(Foto:DepositPhotos)

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