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Baratro Napoli

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Kvaratskhelia Napoli
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La sconfitta interna di sabato scorso contro l’Atalanta (la quinta tra le mure amiche) sancisce il quasi fallimento della stagione del Napoli.

La troupe di Gasperini con tre schiaffi di Miranchuk, Scamacca e Koopmeiners ha consegnato gli azzurri alla cruda realtà.

Quella che doveva essere una finale per Osimhen e compagni, la partita per tenere accesa la speranza di risollevare le sorti della squadra campana si è trasformata nell’ennesima occasione persa.

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Completamente fuori dalla corsa per la qualificazione in Champions League resta da chiedersi come sia stato possibile sprofondare nel baratro in poco meno di un anno.

C’era una volta il Napoli, la sua forza fisica, la sua qualità e il gioco lodato da tutta Europa.
L’arrivo di Calzona aveva fatto ben sperare nella ritrovata verve atletica, in un cambiamento tattico e mentale.

Tutto perso, tutto svanito.

Contro la Dea zero idee, l’Atalanta si esibisce in un assolo prima con il gol di Miranchuk, lasciato completamente libero in area e poi con la rete di Scamacca, frutto di un’ingenuità di Juan Jesus.

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Le sostituzioni di Raspadori e Traorè in favore di Ngonge e Zielinski risvegliano timidamente il Napoli ed è il palo al nono minuto della ripresa a negare il gol al polacco.

L’ingresso di Simeone per Anguissa rende il Napoli più offensivo e al 33’ del secondo tempo Carnesecchi nega la rete ad Osimhen.
Il 3-0 di Koopmeiners infligge il K.O. definitivo alla squadra partenopea.

Restano i fischi assordanti del Maradona, quel “meritiamo più rispetto” urlato a gran voce dalla Curva.
Questa squadra ha il dovere verso se stessa e verso i suoi tifosi di rispettare il tricolore cucito sul petto, di affrontare questo finale di stagione al 110%.

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Ahimè forse di questo monito resterà solo la parola scritta.

(Foto: Depositphotos)

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