I nostri Social

SERIE A

Tango, dalla biografia di Messi al calcio sudamericano: intervista a Fabrizio Gabrielli

Pubblicato

il

Tempo di lettura: 5 minuti

“Tango”, rassegna letteraria salernitana che avrà luogo dal 22 marzo al 7 aprile: LBDV la accompagna, ospitando i protagonisti.

Si parte da Fabrizio Gabrielli, firma storica di ‘Ultimo Uomo’ ed esperto di calcio sudamericano.

La biografia su Lionel Messi, i talenti argentini, lo sguardo al calciomercato.

Pubblicità

Com’è nata la tua passione per il calcio sudamericano?

“Nella mia adolescenza ero un accanito lettore del ‘Guerin Sportivo’: le pagine che preferivo si trovavano verso la fine, i vari campionati del mondo, soprattutto quelli sudamericani.

Leggevo di Bernardo Scoponi del NOB o Ramon Medina Bello del River: non ho resistito al fascino di quel mondo.

Pubblicità

L’altra passione, quella per la letteratura sudamericana, ha creato il connubio perfetto. ‘Ultimo Uomo’ racconta i calciatori non solo dal punto di vista sportivo ma anche da quello storico e sociale.”

E la biografia di Messi?

“Ero entrato in contatto con 66th&2nd, proponendo loro un libro su un dieci argentino che però era uno un po’ più ‘underground’ come Juan Riquelme.

Pubblicità

Successivamente sono stato contattato da Isabella Ferretti, direttore editoriale di 66th&2nd, che mi suggeriva di scrivere su Cristiano Ronaldo: troppo distante dall’archetipo di calciatore che mi piace. Credo che però mi abbia aiutato ad allontanarmi dalla mia zona di comfort, spingendomi a scrivere in un modo diverso, senza troppi orpelli retorici il libro su Messi. L’idea era di un libro romantico, su un esule in eterno conflitto con le origini, che aveva trovato un legame profondo a Barcellona. Una storia di monogamia che si evolve laddove Messi taglia il cordone culè. Il riavvicinamento all’Argentina, la vittoria in Copa America: ora sì che potevo scriverne.

Di biografie ce ne sono tante ma mancava un po’ il racconto di quel quinquennio che ha visto Messi affrontare grandi sconfitte, Champions League 2015 a parte.”

Il grande stereotipo che è stato affibiato a Messi è quello di non aver portato l’Argentina al successo. Ora che l’ha fatto, ha compiuto quello step per raggiungere Maradona?

Pubblicità

“La rincorsa al mito di Maradona probabilmente ce la siamo raccontata più noi che Messi stesso. Non credo che lui abbia mai voluto raggiungere Diego. Non avrebbe senso perché quella è icona di argentinità cui Messi non appartiene. Maradona cresce nella miseria, deflagrassi nazionale, gioca in Argentina e in generale tutta la sua carriera è legata all’Argentina. Ramon Besa ha lo ha detto per benino: ‘Diego Maradona è una bandiera, Messi un poster’. Quantomeno fino al 2021. Da lì è un Messi completamente nuovo, come nel ‘que mira Bobo?’, qualcosa di mai visto, quasi riottoso. E allora ‘se Maradona è Dio, Messi è stato il più grande degli apostoli’.

Il futuro di Messi è un rebus, dove pensi che possa andare, finita questa stagione?

“Non saprei proprio. Messi ha ancora fame di vittoria, che è il motivo per cui ha scelto il PSG. Ha l’obiettivo di aggiungere un’altra Champions League per fissare per sempre il suo mito. In Qatar è diventato un eroe popolare e questo ci può portare a due tipi di ragionamento.

Pubblicità

Da un lato quello romantico, con Messi che decide finalmente di giocare in Argentina. Mi pare complicato, a Rosario c’è una situazione profondamente avversa a Messi, con i supermercati della moglie che sono stati attaccati e con minaccie anche piuttosto pesanti nei confronti della Pulce. Potrebbe però tentare l’assalto all’unico titolo che gli manca, la Libertadores. Molto più realisticamente, penso che lo affascini l’idea di un ritorno a Barcellona perché non ha potuto salutare il suo pubblico come si deve. Nella sua ultima partita si giocava a porte chiuse. Con Xavi e con il tridente secondo me potrebbe pensare di ritornare, per una ‘Last Dance’ in blaugrana. Esistono anche altri scenari come l’Inter Miami, dove la Apple ha acquisito i diritti e presto inizierà l’avvicinamento al mondiale americano, e un passibile approdo in Arabia Saudita, dove lui è testimonial del turismo. C’è anche l’idea Napoli, piuttosto inverosimile. Quelle che vedo come possibilità reali sono Barcellona, Stati Uniti e Arabia Saudita.”

Spostandoci a quella che è la notizia di questi giorni, che giocatore è Martin Retegui, fresco di convocazione nella nazionale italiana?

“L’ho seguito molto nella scorsa stagione, quando è sbocciato in maniera importante. Con il Tigre ha segnato diciannove gol e ora nelle prime sei giornate sei gol. È un giocatore un po’ strano, atipico per il calcio di oggi. Un classico centravanti, un finalizzatore totale, percentuali clamorose.

Pubblicità

Molto dipende, però, dal contesto tattico in cui è inserito. Al Tigre sta facendo bene con un attaccante al suo fianco che ha caratteristiche simili alle sue come l’ex primavera dell’Inter Facundo Colidio.

È stato giusto da parte della nazionale italiana provarci e, insieme a lui, mi interessa molto Bruno Sabelli, convocato nell’under 21 italiana. Può essere una nuova strada, ed è qualcosa su cui la Federazione sta puntando molto, con vari osservatori per il Sudamerica. Retegui non è Messi, e neanche Lautaro probabilmente ma si concilia con l’idea di centravanti che manca da anni.”

Avrebbe potuto avere un futuro nella nazionale argentina?

Pubblicità

“Penso ci siano talenti migliori, quindi forse no. Penso a Garnacho, per dire. L’attacco dell’Albiceleste vanta profili come quello di Alvarez che ha vent’anni e Lautaro Martínez che ne ha pochi di più. Penso che nel momento in cui sei sul taccuino di tante squadre italiane, scegliere la Nazionale sia un’idea sensata”.

In Campania c’è una grande tradizione di giocatori sudamericani, c’è qualche talento che possa continuare questa ‘stirpe’?

“In Argentina ce ne sono tanti di prospetti interessanti. C’è un esterno d’attacco di nome Facundo Farias del Colon Santa Fé che vedrei bene a Napoli come riserva di Kvaratshkelia. C’è anche De La Vega del Lanus, mezzala con propensione offensiva al quale il colore granata dona molto. Magari il ds della Salernitana potrebbe farci qualche pensiero.”

Pubblicità

(Foto: LBDV)

Follow us!

FacebookFacebookYoutubeTwitterTwitchTwitch

Pubblicità

in evidenza