Angolo del tifoso
ANGOLO NAPOLI – Neanche di venerdì 17
L’intreccio narrativo di Sassuolo-Napoli è parso chiaro sin dai primi minuti, con gli azzurri a tessere trame in orizzontale e verticale sul rettangolo verde, tutte obbligatoriamente pensate da Kim e Lobotka e nobilitate dalla straripante potenza di Victor Osimhen.
Squadra di Spalletti meritatamente in vantaggio con una giocata da PlayStation di Kvaratskhelia, iniziata con uno scavetto degno di un’opera d’arte e proseguita con un monologo meritevole di standing ovation con pubblico in piedi.
Ci ha provato il Sassuolo a rispettare il piano gara della vigilia, ad attendere per poi ripartire in velocità, mettendo in mostra giovani di qualità già noti (Laurienté e Frattesi su tutti).
La squadra in maglia azzurra, però, fa un altro sport.
E’ feroce, determinata, affamata, per lunghi tratti ingiocabile.
Il raddoppio, non a caso, è una prodezza del capocannoniere partenopeo, per il quale non bastano due marcatori a uomo, come non basterebbero probabilmente neppure catene e gioghi, tanta e tale è la forza e la prepotente potenza di un essere vivente che Nietzsche avrebbe certamente utilizzato quale modello per spiegare la propria teoria del Superuomo.
C’era – nel filosofo tedesco – l’idea di un nuovo tipo umano che riassumesse il primitivo spirito dionisiaco, ponendosi al di là del bene e del male e con una morale basata sulla volontà.
Così è il Napoli, pieno zeppo di persone in calzoncini e maglietta che hanno deciso di prendere a morsi una stagione fin qui simile ad un metaverso futuristico universale, immersivo e tutto incentrato su una realtà in cui l’unica cosa che aumenta, giornata dopo giornata, è la percezione delle infinite potenzialità di un gruppo fortissimo.
Anche di venerdì diciassette.
Anche nell’anno in cui tante scaramanzie hanno già fatto posto all’abbacinante bellezza che compare sul rettangolo verde ogni qualvolta la maschera di Osimhen e le figure di tutti i suoi compagni si stagliano qualunque sia la latitudine e la longitudine di riferimento.
Si sprecano aggettivi e bisognerebbe inventarsene sempre di nuovi per commentare quel che sta accadendo quest’anno da agosto senza soste, fatta eccezione per il Mondiale.
Nel pre-weekend di metà febbraio gli azzurri vanno meritatamente a più diciotto, nell’imminenza di un ottavo d’andata di Champions d’importanza notevole.
Lontano dai confini nazionali, con tanti occhi addosso e con l’obbligo di non fermarsi mai.
Le sgroppate di Kvaratskhelia e Osimhen saranno, nel tempo, ricordi dolci utili per consumare fredde serate invernali, quando – negli anni futuri – probabilmente verranno. Così come le presenze ovunque di Lobotka, le giocate di classe di Elmas ed il dominio incontrastato di un difensore di caratura mondiale come Kim.
E’ una stagione da raccontare nel tempo a figli e nipoti.
Perché c’è una luce che abbaglia, una squadra meravigliosa che domina ed un gruppo assai unito che non ha voglia di rallentare neppure per prendere la rincorsa.
Neanche di venerdì 17.
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