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Argentina carnefice, Olanda vittima: la teoria dei buoni e dei cattivi

È facile giudicare. È sempre puntuale la polemica talvolta sterile di chi non conosce i fatti, o cerca di trarne un proprio giudizio personale che hanno l’unico scopo della condanna senza appello di sorta.
Dopo una partita lunghissima e continue sorprese, Argentina ed Olanda hanno sperato entrambe fino all’ultimo calcio di rigore, realizzato da Lautaro Martinez, di qualificarsi alla semifinale.
Ci è riuscita l’Argentina, questa ormai è storia recente ma anche passata, perché in un mondiale lo scopo principale, unico e supremo, è la vittoria della Coppa del Mondo. Si guarda avanti, ma oggi si resta un po’ indietro, perché a fare scalpore c’è l’esultanza criticata, condannata ed anche esasperata degli uomini allenati da Scaloni ai danni degli avversari olandesi.
Ma a qualcuno, in realtà a pochi, è venuto minimamente il dubbio di cosa abbia potuto scatenare una simile reazione in un momento dove i nervi sono a fior di pelle, dove scaricare la tensione, a caldo, è la cosa più naturale che possa esserci?
A coloro i quali hanno deciso di condannare un gesto antisportivo, è venuto da chiedersi cosa hanno dovuto “ingoiare” i calciatori sudamericani durante l’intero match, ed anche negli anni passati?
Luis Van Gaal non ha mai avuto un rapporto idilliaco con i calciatori sudamericani, argentini nel caso specifico. Li ha allenati nei vari club di appartenenza e molti di loro non sono mai riuscita a costruire un rapporto sereno.
Ci sono degli episodi che riportano addirittura al 2002, parliamo di vent’anni fa, quando un certo Juan Román Riquelme militava nel Barcellona allenato proprio dall’attuale allenatore dell’Olanda. Lionel Messi ieri ha “ripreso” l’esultanza del suo connazionale proprio nei confronti di Van Gaal, e questo la dice lunga sul clima per nulla disteso che si respirava ieri durante tutto il match.
Sono seguiti una serie di gesti non proprio sportivi durante la fase dei calci di rigore. La tensione sale, la voglia di rivalsa si addentra nelle viscere di ogni protagonista, perché è anche una vittoria personale magari attesa anni, che coinvolge molteplici storie di vita, stati d’animo ed anche nervosismi, tutti racchiusi a conti fatti in un un’unica partita dal significato enorme.
Allora piuttosto che vedere solo il prodotto finale, bisognerebbe anche chiedersi per quale motivo poi capita, e sì perché può capitare, che comportarsi in un certo modo possa essere naturale.
Sarà antisportivo, bisogna saper perdere ma anche saper vincere, sono teorie anche comprensibili, ma la provocazione è un elemento da non sottovalutare nella reazione finale.
Bisogna guardare indietro prima di trarre un giudizio definitivo. Osservare solo la fase finale, produce l’unico effetto di scindere i buoni dai i cattivi.
Ma in realtà sono esseri umani, con le loro emozioni, e questa forse, sarebbe l’unica cosa da comprendere al di là di ogni lecito giudizio.
Foto: (Depositphotos)
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