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Nicoli, la “forza” crociata: “Grazie, Parma! Il mio calcio? Organizzazione e testa”

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Ilenia Nicoli è la guida tecnica del Parma Calcio Femminile. Ha un palmares da calciatrice di tutto rispetto (due scudetti con il Modena, una Coppa Italia con il Foroni) ed è considerata un’allenatrice emergente, giovane promessa della ribalta calcistica femminile.

Mister Ilenia Nicoli, anzitutto che cosa l’ha spinta ad accettare la proposta del Parma Calcio Femminile all’interno di una società professionistica come è la società che fa capo al gruppo Krause?

“Al Parma hanno un progetto ben chiaro con obiettivi importanti da provare a raggiungere e sono onorata di aver ricevuto questa offerta di lavoro da una società così importante e così vicina al mio territorio natio. Il Presidente Krause ha twittato a gran voce di voler far crescere tutto il Parma, anche la parte del calcio giocato dalle donne, e questo mi ha fatto capite ulteriormente di essere nel posto giusto e della bella opportunità che mi è stata concessa”.

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Lei ha allenato tra l’altro la Primavera del Sassuolo e il Cittadella in serie B. Ora dovrà affrontare un campionato di livello inferiore e che forse conosce poco. La vostra formazione – immagino – partirà con i favori del pronostico. Con che spirito affronta questa sfida e cosa chiede anzitutto alle sue ragazze?

“Affrontare un campionato di categoria inferiore a quelle che cui ho partecipato precedentemente come allenatrice non mi scompone molto considerando il fatto che mi è stata consegnata una squadra molto giovane, di discrete qualità. Ciò mi fa divertire molto e mi riempie di soddisfazione. Non conosco il campionato di Eccellenza, sono curiosa di iniziare questa avventura. Siamo tutti entusiasti di affrontare questa sfida. Parlando con le mie ragazze ho detto loro che posso concedere qualche errore tecnico-tattico che fanno parte della partita ma non un atteggiamento sbagliato alla stessa. Sull’approccio all’incontro mi soffermo molto con loro e provo a creare una nostra identità con uno spirito ‘guerriero’ e allo stesso tempo riflessivo”.

A livello tattico c’è un modulo che predilige o preferisce adattare lo schema alle caratteristiche della rosa?

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“Il sistema di gioco che prediligo è il 3-4-1-2 ma durante la partita mi capita spesso di cambiare per colpire meglio i punti deboli dell’avversario. Resta inteso che sono le caratteristiche delle ragazze a creare un idea di sistema di gioco da adoperare”.

La vulgata giornalistica contrappone i tecnici cosiddetti   “giochisti”, innamorati del possesso palla, a quelli che pur controllando la palla prediligono lo sviluppo dell’azione in verticale e sulle fasce, versione aggiornata e corretta del vecchio calcio all’italiana. Si vede in una di queste due distinzioni oppure è una semplificazione?

“Mi piace avere il controllo della palla, gestire la pazienza, insegnare alle ragazze come si crea la superiorità numerica ma allo stesso tempo saper gestire anche l’uno contro uno difensivo. Credo molto nell’attacco allo spazio, situazione fondamentale per finalizzare più facilmente l’azione. Se questo richiede la giocata in ampiezza o una verticalizzazione o ancora un repentino cambio di campo dell’azione bene… Per me non esistono regole sempre uguali nel calcio, anzi forse non esistono proprio regole fisse ma sistemi di gioco e adattamenti veloci”.

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Ci racconti un po’ dell’esperienza del Sassuolo, società che dopo il maschile ha fatto passi da gigante anche nel femminile. Alcune delle sue ragazze hanno fatto strada e giocano nel campionato cadetto. Forse c’è anche chi è approdata in serie A. Immagino che sia una grande soddisfazione.

“Sassuolo è stato un trampolino di lancio in una realtà che sognavo da bambina. L’esperienza con la Primavera mi ha lasciato ricordi meravigliosi. Quando vedo alcune ragazze che ho allenato calcare i campi della massima serie mi si riempie il cuore di gioia per loro. E pure io provo un po’ di soddisfazione per me. Sono stati tre anni molto intensi ed emozionanti”.

E’ partita anche la serie B. L’anno scorso lei ha guidato il Cittadella. Che giudizio si è fatta della serie B femminile e quanto ancora è lontano dalla massima serie? Possiamo definirlo una sorta di A2 o è troppo?

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“Definire il campionato di serie B una A2 credo stia nella realtà delle cose. E’ un campionato molto cresciuto e quest’anno credo ancor di più. Ci sono squadre attrezzatissime come San Marino Academy, Cesena e Brescia. Il livello dei tecnici è cresciuto e così tutto il sistema che rappresenta la serie B”.

Come valuta l’attuale situazione del calcio femminile in Italia? Gli addetti ai lavori dicono che nel femminile ci sono spazi di crescita che non si trovano più nel maschile, ormai saturo. Concorda?

“Credo che il movimento sia molto cresciuto grazie alle società professionistiche che si stanno avvicinando con grande interesse e ad un pubblico che ha scoperto questo calcio con gli ultimi Mondiali”.

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