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L’ultimo degli Immortali: finisce un’Era

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Lionel Messi lascia Barcellona e il Barcellona. Tutto vero, come l’incredulità dell’argentino, che aveva lasciato persino il suo luogo di villeggiatura per volare a casa e definire un accordo ormai trovato con il Barca: lo champagne custodito in frigo, i calici da far tintinnare a suggello di un lieto fine da tutti auspicato. Il papà, intanto, aveva raggiunto El Prat direttamente dall’altra parte del mondo, perché tutto sembrava lasciar presagire un epilogo felice, con buona pace di tutti. Quel che è accaduto poi, invece, è ormai cronaca nota a tutti, con Lionel che dice addio al club blaugrana e ad una fetta importante della sua vita.

I calciatori del Barcellona, da Piquè a Sergio Busquets, da Aguero a Jordi Alba, si sono precipitati nella sua villa principesca di Bellamar, nel sobborgo d’elite di Castelldfels, per capire se quello che avevano appreso dai media fosse la realtà o solo un brutto scherzo. Nessuno ci credeva, dai tifosi ai compagni di squadra, ma la favella intanto viaggiava oltre i monti e i mari, travalicando i confini dello spazio e abbattendo il muro del tempo, correndo alla velocità della luce fino alla fine del mondo: tutto il globo, incredulo, veniva a conoscenza della fine dell’epopea Messi a Barcellona.

La processione davanti alla porta di Casa Messi, i compagni con gli occhi gonfi di lacrime, i tifosi attoniti aggrappati agli schermi delle TV: da Las Ramblas a Sant Antoni, dal Barrio Gotico a Bogatell. Si susseguivano le voci, prima flebili e imprecise, poi roboanti e perentorie come lame che si conficcavano mortifere in tutti i cuori blaugrana sparsi per la città.

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La serata di ieri ha ricordato un po’ la notte dell’addio di Maradona a Napoli, in altre epoche e con altre modalità certo, ma la sensazione che riemerge vivida è la stessa. Come se ti strappassero qualcosa di tuo, di talmente intimo da sembrare impossibile e brutale, come se capovolgessero il globo e cambiassero l’ordine dei poli della Terra. Il Barcellona dice così addio al suo campione, alla sua Storia, ad una lunga e interminabile sfilza di gesta epiche e di trionfi calcistici: Messi è Barcellona, Barcellona è Messi. Proprio come Napoli era Maradona e viceversa.

L’addio di Messi assomiglia al sigillo finale di un calcio che non concede più una sola possibilità alle bandiere, che sgretola emozioni e frantuma i sentimenti in nome del Dio della finanza, che non riesce proprio più ad  assecondare il cuore del tifoso. Il calcio appartiene ai debiti, il calcio è dei petroldollari, quelli che strapperanno Leo Messi dal grembo ovattato di Mamma Barça.

La fine del rapporto tra Messi e il Barcellona sa di morte definitiva del sogno, quel sogno che chiunque ami questo sport serba ancora gelosamente in cuor suo: riconoscersi nell’eternità di un’icona, sventolare con orgoglio una bandiera che travalichi il tempo e abbatta le barriere fisiche. E chiunque ami davvero questo sport non può non continuare a cullare questa utopia, se di passione genuina ancora si tratta. Perché il pallone è ancora di chi lo ama, non dei fans consumatori, ragionieri e contabili più che malati sognatori.

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Il calcio, di contro, è ormai fredda industria, laddove i fondi milionari e i debiti hanno soppiantato erba e fango, dove la corsa dietro ad un pallone che rotola sul prato, incurante delle Borse, cede  il passo a bilanci, trust e guerre di potere, a Superleghe e crolli azionari.

Del caro vecchio Calcio non rimane che l’Entertainment, lo spettacolo puro da dare in pasto alle TV per fare abbonamenti e incassare milioni, show patinati che assomigliano a saggi più che a vere battaglie sportive, da gustare nel salotto delle proprie case più che in gradinata, con una birra in una mano e una torcia in un’altra, come si faceva una volta.

E intanto il PSG pregusta l’ennesimo “colpo” di una campagna faraonica dopo Donnarumma e Ramos, perché stavolta è tutto vero: Messi se ne va. E Barcellona piange. Contenti voi, io passo.

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Anzi. Ho passato da tempo.

(foto: profilo Twitter ufficiale Barcellona)

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Produttore Esecutivo in Mediaset per contenuti di informazione (hardnews e softnews), telegiornali e talk tv prime-time. Ho ideato il progetto LBDV e fondato la testata giornalistica. Sono amante del dubbio, socratico per formazione e mi piace guardare al di là delle apparenze tutto, le persone e la vita.

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