SERIE A
Platini: “Juventus programmata per vincere”
Michel Platini, ex presidente della UEFA e stella della Juventus e della nazionale francese, ha rilasciato una lunga intervista a Il Corriere della Sera. Ecco le sue parole:
SULLA CHAMPIONS LEAGUE – “La competizione è molto più aperta. Sono tre finali: quarti, semifinale e finale. La Juve deve ancora giocare l’ottavo e con il Lione sarà tosta.”
LIONE SFAVORITO – “Non credo. Il calcio non è matematica, la Juve deve vincere sul campo, non nelle chiacchiere. Il Lione arriverà preparato alla partita.”
ATALANTA – “Una bella sorpresa, ma il Psg è favorito. Per la vittoria sono in tanti Real, Psg, Manchester City, Barcellona.”
SU DYBALA – “Come stile ricorda Sivori, ma somiglia più a Maradona che a me. Non è che ha il talento di Maradona, per quello ha il suo ed è già tanto.”
SU CR7 – “Finale della sua carriera o finale della sua vita? Io mi sono ritirato a 32 anni, perché stavo male al tendine. Ronaldo non deve pensare alla fine della carriera, decide il destino. Non volevo essere allenatore e il destino mi ci ha fatto diventare. Poi mi ha spinto a essere presidente della Coppa del Mondo in Francia, lì ho incontrato Blatter e mi sono lanciato in politica, Uefa e poi la Fifa. Insomma non ho deciso, è successo. Ronaldo avrà delle proposte, è forte, bravo, intelligente: un campione e un esempio. Zidane è diventato allenatore del Real Madrid dopo dieci anni che si annoiava. Il destino fa tutto e ti fa cominciare qualcosa.”
PRIMO SCUDETTO – “Ah, ma certamente che me lo ricordo. Ci bastava un punto, giocavamo in casa contro l’Avellino: pareggiammo 1-1, tanto per dire com’era fatto l’Avellino.”
SULLE VITTORIE – “Essendo juventino a me non dispiace molto, ho lottato tanto per arrivare in alto con loro. Certo per il calcio italiano sarebbe più interessante avere squadre che danno fastidio. Se invece si riferisce al fair play finanziario le dico che non è stato fatto per punire, ma per aiutare i club all’inizio. Poi quando vedi che l’Uefa chiede due anni di sospensione per il Manchester City capisci che è tutto diventato più difficile. Bisogna avere sempre una visione per aiutare i club, dove tutti possono giocare e vincere. Una squadra piccola oggi ha sempre meno possibilità, invece dovrebbe poter giocare per aspirare al massimo. La speranza di poter far qualcosa di buono nel calcio e nella vita è il motore, se non c’è non vai da nessuna parte.”
JUVENTUS DI PLATINI – “Fu una gran soddisfazione personale. Un francese che arriva alla Juve e vince: non lo dimenticherò mai. Nello spogliatoio c’erano compagni che di scudetti ne avevano già vinti. C’era una bella festa, per loro però non tanto importante: erano abituati. Ero io a sentirmi importante, ma noi eravamo programmati per vincere. Avevamo perso l’anno prima con la Roma, pure se li avevamo sempre battuti. In realtà avevamo la sindrome della Coppa dei Campioni: non si riusciva a portarla a casa.”
SULLA COPPA – “Avevamo perso ad Atene nel 1983, sapevamo di dover rivincere il campionato per tornare a giocare in Coppa dei Campioni: allora ci andavano solo i campioni, oggi vanno in quattro, è più facile. Il campionato lo giochi su 38 partite, se sei più forte vinci, in Champions non trionfa sempre il migliore. L’avvocato Agnelli il mio primo giorno a Torino mi disse: “Dobbiamo vincere la Coppa dei Campioni”. Già a quei tempi aveva una visione più europea.”
SULL’HEYSEL – “Non è un bel ricordo, anzi è terribile. Però sul campo l’abbiamo vinta, il Liverpool non ci ha regalato nulla.”
Michel Platini continua ad essere affezionato alla Juventus.