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ANCHE MENO – Il pagellone dell’Avellino

Il Pagellone dell’Avellino
Scusate il ritardo. Mi sono preso del tempo. Avevo 6 anni di festeggiamenti arretrati da recuperare. Con questo articolo saluto (speriamo per sempre) questa sezione dedicata alla serie C di questo sito. Il Pagellone dell’Avellino di questa settimana è un omaggio a questo meraviglioso campionato dei lupi.
“Hirpus Harpe Tahè Kyuì”
I lupi combattono per la libertà. Questo motto (in lingua osca) degli antichi Irpini racchiude in toto la filosofia del nostro popolo.Il simbolismo del lupo, infatti, presenta un lato distruttivo ed uno costruttivo, associato al concetto di rinascita.
Ad immagine perpetua delle tante volte nella sua storia, che questa terra èletteralmente sprofondata e poi risorta. I lupi combattono per la libertà. Scritta che si trova davanti l’ingresso della Curva Suddello stadio Partenio-Lombardi. E’ una dedica a tutta l’Irpinia.
La Provincia è da sempre il fattore trainante di questa squadra.
L’Avellino è di un intero popolo, non della singola città. Questi colori, questi simboli rappresentano un’appartenenza, quasi ancestrale, a cui non puoi tirarti indietro. E’ una seconda pelle con cui ti identifichi e a cui rimandi nella tua mente quando sei lontano o quando un forestiero, sentendo il tuo accento, ti chiede: “Napoletano?”.
Siamo liberi. Liberi da una categoria che non ci appartiene per blasone e diciamocelo, per amore verso dei colori che poche volte vedi nei campi di calcio di molte realtà, anche più grandi di noi.
Uno striscione esposto in una delle tante strade dell’Irpinia recita: “Voluta, sofferta e bramata, dedicata a chi non l’ha mai abbandonata”. Questa scritta descrive alla perfezione la cavalcata dell’Avellino di quest’anno. Siamo partiti male, malissimo.
In pochi o quasi nessuno avrebbero pensato che saremmo riusciti nell’obiettivo prefissato ad inizio campionato. Questa è la dimostrazione lampante che se credi davvero nelle tue possibilità e lavori duro, qualunque obiettivo è alla portata di tutti. Anche con un divario largo.
L’abbiamo presa a morsi questa promozione. Non ci siamo mai tirati indietro. Abbiamo avuto fame e ci siamo comportati da un vero branco di lupi. Abbiamo azzannato questo campionato. Uniti e aggressivi.
Non abbiamo lasciato neanche uno spiraglio a chi puntava a soffiarcelo sotto il naso come successo in altre stagioni (vedi l’anno scorso). La voce non c’è più, ma gli occhi brillano sotto i numerosi fuochi d’artificio esplosi in tutta la provincia di Avellino, già dalla fine della scorsa partita. La curva canta. La sciarpa sventola. Questa volta Sì, Serie B, Serie B, Serie B!
“We are the champions my friend and we‘ll keep on fighting tillthe end. We are the champions. We are the champions. No time forlosers, ‘Cause we are the champions of the world”.
I Protagonisti dell’Avellino
Biancolino: Corre voce che nel progetto della nuova dogana sia predisposta la costruzione di una nuova statua. C’è molto riserbo sulla figura che verrà immortalata, ma qualcuno ha fatto trapelare che è previsto un elemento animalesco a decorare l’opera. C’è chi scommette che sia un pitone. Biancolino è entrato definitivamente nella storia di questa città. Come un valoroso condottiero medievale. Come un principe a cui sono legate le sorti (quelle sportive) di questa città, di questa squadra. La serie C è da sempre il suo terreno di battaglia preferito. Conosce a menadito tutte le sfaccettature che la caratterizzano. Gli spogliatoi e le loro gerarchie. I campi caldi ed insidiosi. Le difese criminali e gli attaccanti che parlano sporco. E’ lui l’eroe di questa cavalcata. Questo è indiscutibile. E chi se ne frega se di calcio giocato ne abbiamo visto solo dei piccoli assaggi. Bisognava uscire dal pantano di questa categoria e lui sapeva come, quando e perché. In Serie B, però, si gioca a calcio. Quest’estate non si va in vacanza, c’è bisogno di uno studio matto e disperatissimo. Voto 10
Perinetti: La squadra l’ha allestita lui. Buona parte del merito é anche suo. Questo é un dato di fatto e va riconosciuta. La cosa che però non tollero, data la sua pluriennale esperienza, non aver compreso la situazione all’interno dello spogliatoio dell’Avellino. Alcune scelte andavano fatte prima e non c’é parola data che tenga, se gli obiettivi rischiano di tramontare. Voto 7
Aiello: Chi l’ha detto che i fuoriclasse sono solo quelli che hanno anni e anni sulle spalle di esperienza professionale? I fuoriclasse sono quelli che riescono a trasformare in realtá una visione. Idee chiare e creativitá. Punto. Lescano, Palumbo, Panico e Todisco sono degli ottimi colpi, ma il capolavoro é stato non svendere chi poco si é adattato alla nostra realtá. Tutto ciò condito da un’attenzione maniacale a temere lontani dai calciatori distrazioni e cali di tensione. Questo particolare non é da tutti (vedi i predecessori). Questa attivitá é come segnare in rovesciata. Il grande acquisto. Voto 9
Iannarilli: Nello spogliatoio dell’Avellino uno dei punti fermi è da sempre il portiere. Personalità e vigore agonistico rappresentano le caratteristiche minime necessarie per proteggere la porta avantiuna curva infiammata ed impietosa come la nostra. Ne sono succeduti tanti. Tacconi, Di Leo, Taglialatela, Landucci e potrei andare avanti fino a tediarvi. Ma ce n’è uno che me lo ricorda davvero tanto. Chiudete gli occhi e ora associate quella personalità, quel modo di litigare con gli avversari, quello sguardo assassino e quello scatto felino tra i pali, ad un portiere nella nostra storia. Sono sicuro che la maggior parte di voi hanno nominato lo stesso giocatore. Domenico Cecere. E come Cecereanche Anthony incute timore. I numerosi clean sheet stagionali ne sono una prova tangibile del campionato che ha giocato. Sono sicuro che lassù avrà acceso una torcia verde, urlando e saltando fino allo sfinimento. Voto 8
Cancellotti: Pasqua e Pasquetta passate in tutti gli eventi della provincia a fare grigliate e selfie con tifosi e soprattutto avvenenti ragazze autoctone. Il terzino sta mettendo radici in questa terra. Non mi meraviglierebbe se la prossima “Accademy” (oggi le chiamano così le scuole calcio) portasse il tuo nome. Già la vedo la tua foto campeggiare su uno dei tanti megaposter pubblicitari presenti in città ,che invita piccoli calciatori in erba (e le loro mamme) ad iscriversi. Quest’anno, lasciato libero da filosofie calcistiche fuori luogo per la categoria, hai espresso tutte le tue caratteristiche. E finalmente, a 32 anni, il terzino sfavillante che sei, è uscito fuori. Voto 7,5
Cagnano: Aiello è arrivato a Milano nel calciomercato di gennaio chiedendo esplicitamente un terzino che abbia la gamba di Cafù, il tiro di Roberto Carlos, che sappia crossare come Garrincha e con la determinazione di Socrates. Un tizio con un forte accento tedesco gli ha proposto Cagnano. Quando è arrivato ad Avellino in tanti lo deridevano alle spalle. Oggi non ride più nessuno. Oggi applaudono tutti. Cañano dos Santos Nazario, ma potete chiamarlo ‘O Ziu Belu. Voto 8
Enrici: Penso che se mi avessi chiesto di sposarmi a fine gara, t’avrei detto Si pure io. C’è una differenza sostanziale con le difese delle passate stagioni e questa differenza porta il tuo nome. Alfiere di un calcio moderno in divenire. S’intravedono le caratteristiche del prototipo di difensore che arriva a giocarsi carte importanti in serie A. Intanto però fateci vivere la nostra luna di miele in santa pace. Voto 9
Rigione: “E’ la dura legge del gol, fai un gran bel gioco però, se non hai difesa gli altri segnano e poi vincono. Loro stanno chiusi,ma alla prima opportunità salgon subito e la buttan dentro a noi. Da queste foto io non lo direi che di tutta ‘sta gente solo noi siamrimasti uniti, senza fotterci mai. Sull’amicizia e sulla lealtà, ci abbiam puntato pure l’anima per noi chi l’ha fatto, chi per noi lo farà. Quanti in questi anni ci han deluso, quanti col sorriso dopo l’uso ci hanno buttato?” Le soddisfazioni qualche volta nella vita arrivano e quando arrivano godi come un matto. E’ la dura legge del goal. Voto 7
Palmiero: “Le cose importanti da ricordare sono i dettagli, i dettagli rendono la storia credibile!” E che storia incredibile piena zeppa di dettagli hai creato quest’anno Luca. Voto 8
De Cristofaro: Tanto per dirla tutta, a me Don Chisciotte è sempre stato antipatico. Questa cosa del nobile intellettuale affascinato dall’azione, preso dalle sue manie d’avventura, dalla sua demenza idealistica mi sono sempre state sul cazzo. Io stavo con Sancho, il popolano, attento, dopo ogni follia del padrone, a dare la biada all’asina, intento ogni sera a trovare un riparo e qualcosa da mettere sotto i denti. Che poi, avventura o non avventura, Chisciotte pure lui doveva mangiare, come ogni comune mortale,e chi glielo procurava il cibo se non il suo fido scudiero? Se non fosse per Sancho quanto sarebbe noioso e ingessato il capolavoro di Cervantes! Don Chisciotte, lui, dopo pochi capitoli l’hai già del tutto inquadrato, non ha più nulla da dirti. Il regalo che Cervantes si fa, e ci fa, è proprio l’arrivo, inaspettato, del suo scudiero. Sancho è uno di quei tipici personaggi che sfuggono al loro stesso autore. Talmente vivi che spesso mettono in ombra i protagonisti titolari dell’opera. Ecco De Cristofaro quest’anno ha interpretato proprio questo ruolo e come Sancho poi è uscito di scena. Ma che grande personaggio. Voto 8,5
Sounas: Per gli addetti ai lavori e per gli appassionati di televisione, il personaggio di Quelo è indimenticabile: era il “guru” in accappatoio bianco che dava consigli di vita ai suoi vari interlocutori, con espressioni variopinte come “la seconda che hai detto”, “la risposta è dentro di te e però è sbagliata”, “c’è grossa crisi”. Io Sounas lo vedo un po’ così. Una sorta di santone da spogliatoio a cui chiedere consigli, miracoli e goal sotto il set. Santo subito. Voto 8
D’Ausilio: Vita da Trequartista. Quel piede così gentile è la preda prediletta dai difensori killer presenti in questa categoria. E’ la poetica di Julian Ross. Di quei talenti puri e cristallini. E come il cristallo drasticamente fragili. Ma è proprio in questa fragilità che si racchiude la poesia del calcio, così imperfetta ed eterea da renderla unica. Come quando tocca il pallone D’Ausilio. Voto 7,5
Patierno: Lo Zenit della carriera è quel goal a Catania che ha segnato inesorabilmente la firma su questo campionato. La lunga fila dei bomber capobranco dello spogliatoio si allunga. Totò Fresta, Biancolino, Rastelli, Castaldo, Luiso, Molino, che da calciatore hanno trascinato squadre a mitiche promozioni, sono diventati idoli indiscussi in città. Alcuni di loro hanno poi proseguito nel diventare leggenda da allenatore. Quell’empatia a lanciare cori da ogni parte dello stadio, quella grinta che ti fa correre fino al 95° pur di raggiungere il miglior risultato possibile. Quella “tigna” appartiene a noi. Al nostro popolo. Sono ufficialmente aperte le scommesse sul futuro lavoro di Patierno ad Avellino. Il taglio del codino al figlio del presidente è un segno inequivocabile. Voto 8
Lescano: Si sente odore di calcio di strada. Di porte fatte con 2 pietre, di calcio “alla tedesca”, di sponde, tunnel e rovesciate sul catrame. Di sbucciature, gomitate, entratacce e successive risse. Quel calcio forgia giocatori duri come il marmo. Glaciali al momento giusto e sbruffoni quando serve. E’ così che si diventa capocannoniere. Quel pallone che stai per mettere in quell’angolino non te lo tolgono manco con un coltello puntato alla gola. Quel calcio è universale. Appartiene a tutte le periferie del mondo. Accomuna i barrios argentini alle case popolari di Rione Mazzini. Facundo ‘e ess a casa. Voto 7,5
Gli outsider dell’Avellino
Russo: Quest’anno hai dimostrato di essere un buon giocatore e un gran lavoratore. Il salto di categoria è un’opzione tangibile. E’ arrivato il tempo di scegliere che tipo di carriera vuoi intraprendere. Rimanere un formidabile outsider o diventare protagonista? Be or not to be, this is the question. Voto 7
Palumbo: Nel dialetto lappone, l’aurora boreale si chiama “revontulet” termine che tradotto letteralmente significa “fuochi della volpe”. Il nome deriva da un antico mito secondo il quale l’aurora boreale fosse in realtà causata da una volpe magica. Secondo l’antica storia, la volpe, trovandosi in tremendo ritardo per l’annuale festival invernale, correva veloce fra le montagne imbiancate di neve. Successe così che ad ogni passo, la coda della volpe, urtando la coltre di neve, provocava delle scintille che volando in alto verso il cielo diedero vita all’aurora boreale, o meglio, ai fuochi della volpe! Ad ogni verticalizzazione del giovane centrocampista si intravede questo effetto ottico meraviglioso. La nostra volpe metà artica metà napoletana gioca con un’aurea sulla testa dai colori sfavillanti. Si sente un forte profumo di affare nell’aria. Ora mi raccomando grattiamoci animatamente tutti gli zebedei. Voto 8
Panico: “In campo c’è un pulcino, in campo c’è un pulcino…e ilpulcino pio, e il pulcino pio, e il pulcino pio, e il pulcino pio, e il pulcino pio, e il pulcino pio…” Biondo e fastidioso come il pulcino pio. Esattamente ciò che serviva in questa categoria (se in rosa hai titolari decisamente più determinanti). Voto 6,5
Armellino: 36 anni ad agosto. Questo prolungamento del contratto è un po’ come un patto d’acciaio con la società per la prossima esperienza di Armellino. Il futuro è segnato, è lì affianco Biancolino e Riccio. Staff completo. Voto 6
Rocca: Il soldato Rocca è tornato a casa sano e salvo. Ha combattuto e ha lottato, facendosi trovare sempre pronto. Peccato per l’infortunio nel finale di stagione che ne ha limitato la crescita di rendimento. Giocatori come Rocca in rosa sono un must per ogni allenatore. Voto 6,5
Cionek: Se a 40 anni decidi di sposare un’esperienza così difficile in una piazza come Avellino, o sei un matto o sei incosciente. Cionek lo è entrambi e a noi piace così. Voto 6
Frascatore: Fino a Gennaio hai retto con costanza e abnegazione quella fascia sinistra. Certo con alterne sbavature e non sempre precisioni tattiche. Ma la voglia che ti fa gridare sempre presente non te la si può negare. Voto 6,5
Gori: Quest’anno c’erano tante aspettative quasi del tutto disattese. Lo scambio con Cagnano è stato utile per noi. Io però, non lo dimentico quell’assist al 92’ a Cerignola che ci ha dato la svolta definitiva al campionato. Voto 6
Redan: E’ arrivato quest’estate impacchettato come i box giocattolo generati dall’ AI e presenti ormai su tutte le bacheche dei nostri social network. Lo abbiamo pagato profumatamente come curriculum pretendeva. Ajax, Chelsea, poi Venezia, Triestina. A dire il vero, tecnica e movimenti sono quelli giusti, ma per creare l’alchimia necessaria a fare il salto di qualità, ci deve essere la testa. E la “testa” non c’è mai stata. Forse la piazza non era quella ideale, può darsi anche che i nostri campionati non sono a lui congeniali, ma il ragazzo ad Avellino non si è esaltato e a Gennaio è andato a trovare fortuna nella serie A belga (con un discreto successo). Adesso bisogna affinare i potenti mezzi del marketing e recuperare il più possibile. Tra poco iniziano i saldi di fine stagione. Comprare Comprare. Voto 6
Tribuzzi: L’Accattone di Pasolini è un disoccupato, ladro e teppista che sta attraversando un periodo di miseria e declino. La vita di Accattone è una vita in bilico. E’ la povera esistenza di un sottoproletario delle borgate romane diviso tra la necessità di sopravvivenza con espedienti di vario genere. Una vita in bilico resta una vita predestinata da un destino che può solo percorrere in uno spazio strettissimo. Una vita “gettata” nella sua indefinitezza che difficilmente può modificare il suo corso. Tribuzzi c’ha provato a uscire fuori da se stesso. Molto spesso il suo mondo l’ha risucchiato, ma quest’anno apprezziamo l’impegno. Voto 6
(Foto: Depositphotos)