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Angolo del tifoso

ANGOLO JUVENTUS – Cambiare tutto per non cambiare nulla

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Tudor Vlahovic Juventus
Tempo di lettura: 3 minuti

La Juventus colleziona l’ennesimo pareggio concludendo a reti bianche l’incontro casalingo con il Milan del grande ex Massimiliano Allegri. A parte l’aver conservato l’imbattibilità non c’è molto di cui essere soddisfatti per i ragazzi di Igor Tudor. I difetti strutturali della squadra vengono fuori in maniera sempre più evidente. E il tecnico croato, alla disperata ricerca di un undici titolare, alterna freneticamente gli uomini a sua disposizione. Ma il gioco latita sempre allo stesso modo, gli elementi di maggior tasso tecnico sono costantemente ai margini della partita e gli attaccanti faticano a trovare la via della rete. Dunque, finora, ha cercato di cambiare tutto per non cambiare nulla.

Avversario esperto

Che Tudor si ritrovi il deserto sulla mediana è noto a tutti. Che una vecchia volpe della panchina come Allegri ne approfitti è scontato. Niente di troppo difficile, in effetti. Basta che l’allenatore milanista, ben conscio della superiorità dei suoi rispetto agli avversari nel palleggio, ordini ai suoi uomini di far circolare la palla con la massima disinvoltura possibile e di non aver fretta di affondare i colpi. In questo modo i bianconeri, costretti a rincorrere costantemente l’avversario, andranno presto in riserva di energie e perderanno lucidità. A questo punto sarà facile colpirli in ripartenza e arrivare al tiro nei pressi dell’area di rigore. I padroni di casa non possono far altro che opporre grinta e cuore all’avvolgente manovra di gioco rossonera. Mentre la tifoseria mugugna e torna con la mente alle sofferenze dell’anno passato. I vari avvicendamenti in panchina e dirigenza non sono serviti a niente. Inutile cambiare tutto per non cambiare nulla.

Problemi di mira

Ovvio che, con il passare dei minuti, il piano di Allegri dia i suoi frutti. Le corse a vuoto sfiancano i bianconeri mentre i suoi sembrano aumentare in sicurezza ad ogni istante. I tiri dei rossoneri verso la porta dei padroni di casa aumentano di numero e solo la fortuna o i problemi di mira degli avversari impediscono che questi ultimi vadano in vantaggio. Il colmo all’inizio del secondo tempo quando un ingenuo fallo in piena area di rigore di Kelly induce il direttore di gara ad indicare il dischetto del penalty. Il difensore inglese si sbraccia inutilmente, proclamandosi innocente: l’arbitro è irremovibile. Ma, a volte, anche nel calcio si viene rilasciati per grazia ricevuta. L’incaricato del tiro dagli undici metri, forse ancora incredulo per il cadeau gentilmente fornito dai rivali, alza troppo la mira e spedisce la sfera in tribuna. Probabilmente, l’unica cosa diversa rispetto al recente passato è una buona dose di fortuna in più. Ma solo con quella non si ottengono risultati, l’unica cosa certa è che non conviene cambiare tutto per non cambiare nulla.

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Innescare le mezze punte

Eppure la strategia base di Tudor avrebbe anche una sua ragion d’essere. In pratica si punta tutto sui giocatori di maggior tasso tecnico della rosa. Una volta in possesso della sfera si cerca di fargliela arrivare quanto prima possibile. Sta a loro, quindi, smarcarsi, creare superiorità numerica e inventare le giocate idonee a produrre azioni da gol. Per questo il tecnico croato insiste su uno schema incentrato su due mezze punte come Conceição e Yildiz appostate sulla trequarti. L’idea non è male ma presuppone di avere, alle spalle dei due, un centrocampo da battaglia in grado di sottrarre il pallone agli avversari e rilanciarlo con rapidità verso i due incursori. Allo stato attuale uno spento Locatelli e  un McKennie sfiancato non sono assolutamente in grado di svolgere un lavoro di questa portata. E i due guastatori restano, per gran parte del tempo, ai margini della partita senza mai poter incidere. Esattamente come avveniva l’anno scorso. Non serve cambiare tutto per non cambiare nulla.

Centravanti spuntato

E poi, ammesso che riescano a liberarsi del marcatore e a proporsi in avanti, a chi fornirebbero gli assist? Uno dei problemi più macroscopici di questa squadra è la mancanza di un bomber spietato negli ultimi sedici metri. Il nuovo acquisto, il canadese Jonathan David, uno che in Francia timbrava il cartellino con regolarità impressionante, finora è stato un pesce fuor d’acqua. Timido, incerto, goffo. Anche ieri non è riuscito mai a rendersi pericoloso: oltre alla ridotta efficacia sottoporta sembra anche un corpo estraneo al gioco della squadra. E la Juventus non può permettersi di aspettarlo ancora a lungo in quanto la sua riserva, Dusan Vlahovic, sembra aver smarrito la sua vena da super sostituto. Per quanto riguarda l’altro attaccante, Luis Openda , è ancora un oggetto misterioso. Non si sa quanti gol abbia potenzialmente nelle gambe ma sarebbe ingiusto investirlo di troppe responsabilità quando gente molto più reclamizzata di lui sta deludendo le aspettative in maniera cosi eclatante. Anche in questo caso, comunque, la novità non ha sortito effetti. Cambiare tutto per non cambiare nulla.

(Foto: DepositPhotos)

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