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ANGOLO JUVENTUS – La differenza è palese

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Di Gregorio Juventus
Tempo di lettura: 3 minuti

La Juventus incassa un netto 2 a 5 dal Manchester City, cede agli inglesi il primato nel girone del Campionato Mondiale per Club e si rassegna ad affrontare il Real Madrid negli ottavi di finale del torneo come seconda classificata.

Per quanto si è visto sul campo, la sconfitta è ampiamente meritata. Il pallino del gioco l’hanno sempre avuto gli avversari: i bianconeri sono stati costretti a rincorrerli per novanta minuti, storditi dal loro disinvolto, velocissimo modo di far girare il pallone. Niente da dire: la differenza è palese.

Possibilità di spendere

Loro spendono 100 milioni di Euro come vogliono. E’ un altro pianeta”. Questa la giustificazione data dal tecnico croato Tudor alla disfatta subita dai suoi. Con tutto il rispetto, Mister, la sua affermazione lascia perplessi per vari motivi. Innanzitutto, i Citizens sono una squadra vera e non un miscuglio di talentuosi mercenari più attenti all’ingaggio che alle prestazioni agonistiche. E poi, per arrivare a sfoderare esibizioni di quel livello bisogna darci dentro con allenamenti studiati su misura e, se permette, la responsabilità della gestione tecnica del gruppo affidatale è esclusivamente sua. Infine, se proprio vogliamo porre l’accento sulla possibilità del club di spendere determinate cifre per rinforzare il parco giocatori, non si direbbe che Lei abbia di che lamentarsi. E’ un fatto, non una opinione: nello scorso calciomercato la Juventus ha “investito” (virgolette d’obbligo, come vedremo) cifre ben più alte di quella indicata dall’allenatore bianconero come base fondante dello strapotere tecnico dei rivali di ieri. Proprio su questo aspetto non si può dire che la differenza è palese.

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Tanto spendi tanto appendi?

I soldi, infatti, sono stati spesi eccome. Solo i risultati sono stati diversi. Basta dare un occhiata alla formazione schierata da Tudor ieri. Gli atleti più costosi sbarcati alla Continassa la scorsa estate o vagavano senza costrutto per il campo (Koopmeiners e Nico Gonzalez) oppure sono rimasti ad immalinconirsi in panchina (Douglas Luiz). Il fatto che sia stato l’olandese a firmare il gol del provvisorio 1 a 1 non tragga in inganno: la sua marcatura è stata solo un gentile omaggio del portiere avversario. Sta di fatto che, alla luce di quanto appena esposto, la tesi assolutoria del mister croato assomiglia parecchio, per goffaggine, alla stralunata autorete con cui l’impacciato Kalulu ha riportato in vantaggio la squadra di Pep Guardiola nell’incontro di ieri. Certo, nel rendimento dei nuovi acquisti, la differenza è palese.

Resa incondizionata

E, comunque, se si eccettua la sfortunata azione del difensore francese, tutto sommato, almeno nel primo tempo, la squadra torinese aveva almeno tenuto botta. I problemi sono esplosi all’inizio della ripresa, con il City che ha sguinzagliato la sua arma letale, l’elefantiaco centravanti norvegese Haaland. Un simile colosso crea scompiglio con la sola presenza fisica. E, infatti, anche se la prende storta, basta che la sfera impatti sulla sua mastodontica gamba per rotolare in rete. E, alla terza marcatura fa seguito, inevitabilmente, la quarta e poi la quinta. L’acuto di Dusan Vlahovic, uno che dovrebbe rivaleggiare per cifre realizzative (e solo quelle!) con il collega nordico, evita alla sconfitta i contorni di una disfatta ma non cancella la sensazione di resa incondizionata allo strapotere tecnico dei rivali. Si ribadisce: nel modo di stare in campo la differenza è palese.

Avanti con coraggio

E meno male che Di Gregorio era in serata di buona vena e, con alcuni buoni interventi, ha evitato un passivo superiore. Altro spunto per Tudor dettato dal puro buon senso: quando il migliore in campo è stato il suo portiere, Mister, non sarebbe il caso di rifletterci su? Il torneo va avanti e il prossimo incontro è con il Real Madrid, altra formazione con alle spalle una società con le casse piene. E’ il caso di approntare alcuni correttivi agli undici da mandare in campo, preparandoli a giocarsela con coraggio oppure di continuare a lamentarsi per il denaro che possono mettere sul piatto gli altri? Un suo celebre predecessore argomentava che non si poteva entrare in un ristorante da cento euro avendone solo 10 in tasca. Peccato che, in seguito, quella stessa squadra, con un altro in panchina, andò a giocarsi la finale di Champion’s League l’anno successivo. E’ ancora convinto che la differenza è (così) palese?

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(Foto: Depositphotos)

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