Angolo del tifoso
ANGOLO JUVENTUS – Gli errori del progetto

La Juventus conclude il suo girone di Champion’s League con una avvilente sconfitta interna per 0 a 2 contro il Benfica. Una lezione mortificante perché i lusitani, dall’inizio padroni del campo e del gioco, hanno impietosamente messo a nudo i limiti del’attuale gruppo bianconero guidato da un Thiago Motta più che mai sull’orlo del baratro.
Manovra di gioco avvolgente? Ma quando mai, i padroni di casa faticavano a costruire un’azione decente. Velocità travolgente di esecuzione? Macché, i portoghesi arrivavano in porta con tre passaggi, gli uomini del mister italo brasiliano con dieci non giungevano neanche all’area avversaria. Precisione da killer nel concludere a rete? Un miraggio, il pallone veniva indirizzato a caso verso l’area, sperando in una deviazione fortuita che lo mettesse nella direzione giusta.
Quella che si è vista ieri in campo è una squadra raffazzonata, disegnata male in sede di mercato estivo e gestita ancora peggio nel prosieguo di stagione. Gli errori del progetto.
L’uomo giusto al posto giusto
Il progetto, appunto. Un piano concepito dalla dirigenza della Juventus in perfetto accordo con la persona scelta per metterlo in atto. L’ex tecnico del Bologna dei miracoli, era stato presentato come l’uomo giusto al posto giusto. Un allenatore in grado di impostare un gioco brillante, valorizzando al massimo gli uomini presenti in rosa e inventandosene degli altri, altrettanto validi, anche con audaci stravolgimenti di ruolo e funzioni in campo.
Alla luce dei fatti non si è visto nulla di quanto promesso sette mesi fa. Il taglio netto con il recente passato non c’è stato, in fase di manovra la squadra è asfittica esattamente come ai tempi di Max Allegri mentre la granitica fase di copertura è diventata una utopia. Errate le valutazioni degli uomini a disposizione, altrettanto errate le scelte dei sostituti. Gli errori del progetto.
Vuoto in mezzo all’area
Al centro della difesa della Juventus c’è, da inizio stagione, una voragine mai colmata. Il primo gol del Benfica l’ha evidenziato senza pietà. Lo stoico Kalulu (per distacco il migliore finora della retroguardia) si è dovuto arrendere dopo un quarto d’ora per un infortunio muscolare dovuto al logorio da usura. L’eccessivo minutaggio cui è stato costretto dalla mancanza di alternative l’ha infine stroncato. Il suo partner Gatti (anche lui stravolto dagli straordinari fatti finora) ha completamente perso la bussola, il subentrato Locatelli ha fatto ingenuità da adattato al ruolo. Risultato?
Tutti lenti a reagire, gli avversari ringraziano e vanno a segno mettendo subito la partita in salita. Ovvio che il ginocchio franato di Bremer, leader conclamato del reparto, è stato un clamoroso colpo di sfortuna, non addebitabile a tecnico e dirigenza. Ma è altrettanto vero che non è stato fatto nulla da entrambe le parti per colmare in qualche modo il pesantissimo vuoto che si è creato in mezzo all’area di rigore. Gli errori del progetto.
Comprare tanto per comprare
Al danno si è poi aggiunta la beffa. Dall’altra parte, proprio al centro del quartetto difensivo, giganteggiava, con eleganza ed efficacia, Antonio Silva. Era un obiettivo del mercato di riparazione di Giuntoli ma il dirigente bianconero ha poi portato a Torino altri giocatori. L’impressione è che si sia comprato tanto per comprare, ma non si sia intervenuti dove si doveva.
I nuovi arrivi sono degli esterni di fascia, Thiago Motta sarà ancora costretto ad improvvisare centrale chi di solito pratica altre zone del campo? Già siamo costretti, da settimane, a compiangere il povero McKennie (centrocampista per vocazione e capacità polmonare), costretto ad esibirsi in tutti i ruoli fuorché il suo. Non vorremmo che la stessa sorte toccasse all’imberbe Savona, già vincolato a surrogare una istituzione come l’ex capitano Danilo più per diatribe sul contratto che per effettivi demeriti di quest’ultimo. Gli errori del progetto.
Mediana poco reattiva
Dato l’andamento della partita, con gli avversari placidamente impegnati a condurre le operazioni, il raddoppio ai danni della Juventus è inevitabile. E, in questo caso, la responsabilità, più che al mancato fortino in difesa, è da imputarsi alla poca reattività della mediana bianconera. Niente da meravigliarsi se l’alchimista in panchina richiama K. Thuram (il più tonico e volitivo del reparto) per inserire l’enigma Koopmeiners, uno che ha smarrito da tempo tanto il senso del ritmo quanto l’intensità della partecipazione al gioco.
A maggior ragione se la guida delle operazioni in costruzione è affidata a Douglas Luiz, uno per cui la moviola in campo non serve. Entrambi spacciati per fenomenali colpi di mercato, entrambi investiti da subito come cardini di una nuova formazione da scudetto, entrambi ampiamente al di sotto di ogni aspettativa. Gli errori del progetto.
(Foto: DepositPhotos)