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Un calcio alla modernità – L’ultimo baluardo del football antico: L’album Panini

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Figurine Panini Qatar 2022
Tempo di lettura: 3 minuti

L’attesa febbrile davanti all’edicola del quartiere è la stessa di 30 anni fa. Esce oggi l’album delle figurine del calcio italiano. Panini ovviamente, anche se non occorre specificarlo, il giornalaio lo sa!

Nella maggior parte delle famiglie è il bambino ufficialmente il titolare dell’album, ma è il padre, perfino il nonno, che ne segue lo sviluppo. Chi di noi, da adulto, non ha mai detto “fammi comprare qualche pacchetto di figurine al bambino così quando torno a casa è contento” (immaginatevi detto con differenti accenti o dialetti, perché è prerogativa di tutto lo stivale) celando in realtà che siamo noi stessi ad essere contenti, quanto se non più di lui. Ed è un moto perpetuo, un circolo vizioso, quello stesso bambino da adulto adotterà il medesimo comportamento, forse è proprio questo ad alimentare la tradizione.

Trait d’union tra generazioni

L’album delle figurine è un “trait d’union” tra le generazioni di appassionati di calcio, l’unico tratto in comune tra chi era obbligato a sentire le partite per radio e chi si può scegliere con “il tasto verde” quale partita vedere. Tra quelli che conoscevano il nome dei “panchinari” solo grazie all’album perché il cosiddetto tredicesimo era l’unico che poteva accomodarsi accanto al mister, e quelli che faticano ogni volta a contare quanti nuovi giocatori vengono convocati per sedere in panchina anche solo per presenza o per motivare i compagni.
Eh si perché il calcio è cambiato veramente tanto. Sono cambiate regole, squadre, modalità di trasmissione delle partite. Ma credo veramente che l’unica cosa che resista tenacemente alla modernità sia la collezione delle figurine. Certo è cambiato, come normale che sia, anche l’album, si è adeguato alla logica del mercato, più figurine, serie minori, calcio femminile, ma rispetto a quanto è cambiato il calcio, diciamo che è assolutamente nei parametri del consentito anche per i più intransigenti.
Ciò che è cambiato in maniera più significativa è l’utilizzo che facciamo ora dell’album rispetto al passato, diciamo fino ai primissimi anni ’90 forse. Prima lo usavamo per conoscere i volti dietro i nomi che si sentivano alla radio, così quando sentivamo il radiocronista commentare l’azione ci capitava con la mente di immaginare l’azione stessa, dando anche un volto a chi era stato l’autore dello “splendido gesto tecnico” o “dell’intervento fatto con eccessiva irruenza”. L’apice in tal senso era il calcio di rigore che metteva davanti il rigorista al portiere che noi immaginavamo con la faccia delle figurine, come in un duello Western dei film di Sergio Leone.
Altro uso importante era la sua funzione almanacco, per scoprire le squadre nelle quali aveva militato questo o quel calciatore nei primi anni di carriera o quanti gol e presenze avesse fatto in una squadra prima di essere ceduto. I più maniacali, nella qual categoria rientra il sottoscritto, o semplicemente i più campanilisti volevano sapere dove erano nati i calciatori per scoprire quanti componenti della rosa fossero originari della città o provincia o regione della squadra stessa.
Ora come nel normale evolvere delle cose queste “funzioni” sono venute meno, ormai i visi dei giocatori ci vengono proposti in 4k nelle TV e sono scovabili ovunque in rete e nei social media, come altrettanto facilmente si può trovare l’intera carriera di un calciatore con qualsivoglia statistica perdendo qualche minuto nei motori di ricerca. Rimane la parte della collezione che comunque è sufficiente per mantenerne il prestigio ed il fascino.

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L’album dei ricordi

Personalmente non ricordo con esattezza quando ho iniziato a fare il primo album, credo nella stagione 1989-1990, ma dovrei scavare nei mucchi di libri accatastati nell’armadio per trovarlo, e soffiare via parecchia polvere. Ma una cosa è sicura. Non l’ho buttato. Lo si conserva l’album, quasi per tramandarlo ai posteri e poco importa se si è riusciti nell’impresa faticosa e dispendiosa di completarlo, si conserva. Punto.

Nell’epoca della tecnologia, degli acquisti online, della modernità ad ogni costo è bello vedere ancora bambini che si scambiano i doppioni. Faccia a faccia con il contatto umano, non con APP o console di videogiochi, non online o in videochiamata. A scuola, sui banchi durante la lezione. (anche se è sbagliato farlo, sono padre devo dirlo). Sulla panchina del giardino, sulle scale delle chiese o sulle tribune degli stadi come dei campi di periferia. E se una collezione di figurine è capace di togliere dalle mani di bambini e adolescenti gli apparecchi tecnologici, anche se per poco, se è in grado di far rivivere momenti di aggregazione ed in qualche modo anche di cooperazione, allora davvero è un qualcosa di più che semplice collezione di figurine dei calciatori.
Sembra quasi essere l’ultimo baluardo del vecchio calcio, che si, è vero, rifatto il look, ma che resta straordinariamente romantico. Sta a noi far sì che, almeno questo aspetto del calcio, possa continuare ad esistere come 50 anni fa.

(Foto Depositphoto)

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