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NUMERO 14 – Diversi ma uguali

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“Siete in due ad avere mercato. E Gigi non vuole andare via”. Estate 1969, chi parla è Manlio Scopigno, l’allenatore del Cagliari. Il suo interlocutore è Roberto Boninsegna, centravanti della squadra isolana. Il “Gigi” citato è Riva, leader incontrastato del gruppo. Uno che ha messo radici in Sardegna, pur essendo nato in Lombardia. Esattamente come Boninsegna, del quale non è solo il partner in attacco. I due sono grandi amici anche fuori dal campo, condividono la stessa stanza in foresteria, hanno lo stesso carattere testardo ed orgoglioso. A dividerli solo delle sfumature, piccole deformazioni del Destino che li ha visti incrociarsi numerose volte. Riva e Boninsegna, diversi ma uguali.

In esilio sull’isola

Sono entrambi arrivati a Cagliari per decisione altrui. Il varesino Riva è cresciuto nelle giovanili del Legnano. A suon di reti ha attirato le attenzioni del Cagliari che l’ha ingaggiato per 37 milioni di lire. Lui vorrebbe rifiutare, considera la destinazione troppo lontana da casa. Ma la  società lombarda ha un estremo bisogno di quei soldi per sanare il bilancio e conferma la cessione. Riva sale sull’aereo che lo porta in Sardegna con l’animo di chi è confinato in esilio. I primi mesi sono durissimi, solo la maglia di titolare e  un congruo numero di reti riescono a facilitargli l’ambientamento. All’inizio della sua quarta stagione al Cagliari gli affiancano il mantovano Roberto Boninsegna. Proviene dal vivaio dell’Inter ma la società nerazzurra, dopo una lunga gavetta di prestiti in provincia, non ha creduto nelle sue capacità. Con il beneplacito dell’allenatore Herrera l’ha ceduto al Cagliari per 80 milioni. Boninsegna, interista fino al midollo, ha digerito a fatica il trasferimento. Anche lui si considera un esule e ha voglia di riscattarsi. Diversi ma uguali.

Coesistenza difficile

Dal punto di vista tecnico l’accoppiata non sembra delle migliori. Entrambi gli attaccanti sono mancini e amano partire dall’esterno per accentrarsi e puntare a rete. Inoltre, il carattere accentratore di Riva implica una certa dose di accondiscendenza da parte del compagno che non sembra essere nelle corde di Boninsegna. E’ più facile che finiscano per pestarsi i piedi a vicenda piuttosto che aiutarsi. L’allenatore Scopigno, non a caso soprannominato “il filosofo”, si limita a sogghignare di fronte alle perplessità dell’ambiente e da fiducia ad entrambi. Ritiene che i giocatori di valore un modo di coesistere, alla fine, lo trovano sempre. I due, del resto, hanno legato anche fuori dal campo, presto o tardi verrà anche l’intesa sul rettangolo da gioco. I fatti gli danno ragione: a fine campionato Riva, anche se fermato da un grave infortunio, si laurea capocannoniere con 18 reti. Boninsegna si ferma a 9, ma si fregia di numerosi assist al compagno. Diversi ma uguali.

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Crisi di nervi

Riva, in quel periodo, è già un bomber affermato, nel giro della nazionale. Boninsegna, grazie al suo ottimo, primo campionato a Cagliari conquista la maglia azzurra, esordendo nel Novembre del 1967 contro la Svizzera. Purtroppo il suo carattere impulsivo gli gioca un brutto scherzo. Un mese dopo, in una gara di campionato a Varese, una decisione discutibile dell’arbitro gli fa perdere la testa. Si avvicina al direttore di gara, lo ricopre di insulti, arriva perfino a spintonarlo. Il tutto finisce sul referto dell’incontro e il focoso centravanti del Cagliari viene squalificato per undici giornate. Anche se il ricorso del club isolano riduce la sanzione a nove giornate ormai il giocatore si è fatto la nomea di inaffidabile. La Nazionale decide di fare a meno di lui, affidandosi ad altri giocatori per affiancare o sostituire il suo amico Gigi Riva. Ai vittoriosi Europei casalinghi del 1968 è il giovane siciliano Anastasi a riempirsi di gloria al suo posto, segnando anche un gol nella finalissima contro la Jugoslavia. L’altra rete è, inevitabilmente, a firma del solito Riva. Diversi ma uguali.

Ritorno a casa

L’ultimo torneo ha visto il Cagliari arrivare secondo dietro alla Fiorentina. Lo scudetto sfiorato induce Scopigno a pensare che, con qualche piccolo ritocco, la squadra possa puntare al titolo. Per farlo bisogna avere un certo numero di validi ricambi in panchina e un modo di giocare che esalti al massimo le qualità di Riva. L’unico modo di soddisfare entrambi i requisiti è rinunciare all’apporto di Boninsegna. Che, dal canto suo, capisce la situazione e accetta la cessione, a patto di potersi trasferire all’Inter. Lo scambio si fa con reciproca soddisfazione: Roberto torna a casa mentre il Cagliari si assicura in cambio tre giocatori di valore come l’ala Domenghini, l’attaccante Gori e il centrocampista Poli. La squadra sarda, adesso, ha gli uomini adatti per centrare il traguardo. Boninsegna ha lo stesso obiettivo del suo amico Riva, ma con la maglia della sua squadra del cuore addosso. Come sempre, diversi ma uguali.

L’ultimo incrocio

Il campionato 1969-70 vede il trionfo del Cagliari che riesce a portare in Sardegna uno storico scudetto. Riva è ancora una volta capocannoniere mentre l’Inter di Boninsegna deve accontentarsi del secondo posto. Sembrerebbe che il Destino abbia riservato un finale amaro di torneo al centravanti nerazzurro ma la stagione non è ancora finita. Incombono i Mondiali in Messico e, alla vigilia della partenza, un infortunio dell’ultimo minuto appieda Anastasi, il centravanti titolare. Una telefonata notturna sveglia di soprassalto Boninsegna: deve andare di corsa a farsi il passaporto per volare oltreoceano ed unirsi alla comitiva azzurra. Assieme a lui sull’aereo c’è anche il milanista Pierino Prati, uno di loro due sarà il compagno in attacco di Gigi Riva. Roberto, dopo i primi allenamenti, conquista la fiducia del c. t. Valcareggi, il posto è suo. Assieme all’amico-rivale Riva vivrà da protagonista la cavalcata nel Mondiale fino all’epica semifinale contro la Germania (sua la rete del vantaggio iniziale) e alla sfortunata finale contro il Brasile (ancora suo il gol del momentaneo pareggio). Per l’ultima volta, diversi ma uguali.

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