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Il futuro del Napoli secondo Silver Mele, McBlu, Gino Accardo e NCVT: le interviste

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Nove domande a quattro diversi intervistati per tracciare un bilancio della stagione appena conclusasi ed analizzare quale futuro attende il Napoli di Spalletti tra un mercato ancora da decifrare e l’amarezza per aver mancato il sogno Scudetto. Gino Accardo di My Land Original, McBlue76 (alias Marco Cannata) della Pagina Facebook La Napoli Bene, il giornalista Silver Mele e Fabio Malgieri del Napoli Club Valle Telesina hanno chiacchierato con noi di Insigne e Koulibaly, della gestione societaria e del fattore «stadio». Tutti concordi però su di un punto: con la partenza del capitano il Napoli perde tanto e nel bene e nel male dovrà reinventarsi. Sulle altre domande, invece, abbiamo ricevuto risposte molto diverse. Eccole tutte!

La vittoria del Milan, il trionfo della Roma in Conference League, un terzo posto blindato da tempo ed un campionato terminato a +9 sulla Juve ed a +20 sull’Atalanta, squadre sicuramente più quotate ad inizio campionato. Che giudizio dai alla stagione del Napoli?

McBlu76 (La Napoli Bene): Più che discreto, alla lunga emerse lacune della rosa, qualche errore tecnico e di gestione fisiologico nel corso di una stagione.

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Silver Mele: Stagione positiva perché l’obbiettivo dichiarato è stato centrato in netto anticipo. Resta naturalmente il rammarico per aver perso il treno scudetto ma questo non deve far dimenticare quanto di buono proposto da tecnico e squadra.

Gino Accardo (My Land Original): Gli azzurri hanno centrato l’obiettivo societario, che sin dall’inizio era rappresentato dall’accesso alla Champions League, dopo due anni di tentativi andati a vuoto. In sostanza la stagione non è assolutamente da buttare ma mettendo sulla bilancia i reali valori delle altre squadre, dico che un passo più in alto era alla nostra portata. Onore al merito a Milan e Roma, ma le occasioni da noi sprecate sono state sicuramente un ostacolo al raggiungimento di risultati ancora più importanti.

Fabio Malgieri (Napoli Club Valle Telesina): Sufficienza piena…forse. Torniamo in Champions ma l’illusione è arrivata anche quest’anno. Non abbiamo avuto il ritmo dei 91 punti o il centravanti da 36 reti, ma quest’anno neanche serviva. Serviva la cazzimma giusta per quelle tre partite di un aprile disastroso. Specie quando il peggio sembrava alle spalle tra infortuni e assenze pesanti vedi Coppa d’Africa. Una sufficienza che, in un calcio italiano ai minimi storici per qualità, risultati e blasone, è piena forse solo di frustrazione.

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Lo scudetto quindi era un obiettivo davvero alla portata? Cosa è mancato?

McB: La stagione perfetta. Ma la stagione perfetta non esiste. Potrei parlare di un centrocampo assortito male, sprovvisto di caratteristiche adatte a supportare le due punte, privo eccezion fatta di Anguissa di chili e centimetri, ma pongo l’accento su una società inesistente. Il primo scudetto ricordo ancora oggi è associato, giustamente, anche all’arrivo di Italo Allodi.

SM: Si lo era. E’ mancato ciò che da diversi anni il Napoli denuncia come esigenza: personalità e carattere nella gestione dei momenti di massima pressione.

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GA: A prescindere dal fatto se lo scudetto fosse o meno alla portata degli azzurri, ciò che secondo me si è evidenziato è la mancanza di una maggiore compattezza tra squadra, società e tifosi, aspetto che invece si è chiaramente visto in altre squadre.

FM: Era alla portata in un campionato al ribasso. Se la mettiamo sul piano tecnico guardiamo di nuovo quelle due-tre partite di aprile (il mister non esente da colpe) e poi Spezia e, inevitabilmente, la sciagura di Empoli. Magari però fossero solo problemi tecnici. Pecchiamo di atteggiamento, fame di campo e di incutere timore a chiunque

Il rendimento casalingo del Napoli è stato sicuramente uno degli aspetti negativi di questa stagione. Quali possono essere i motivi che hanno portato a tante sconfitte davanti al pubblico del Maradona? O si tratta di partite diverse da analizzare singolarmente?

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McB: Entrambi gli aspetti. Con Empoli e Spezia si sono perse partire anomale senza prendere mezzo tiro in porta. In più c’è da sottolineare l’aspetto ambientale. In trasferta anche le squadre più modeste, al cospetto del proprio pubblico, tendono a cercare di fare la partita in alcuni momenti, cercando di prendersi una delle tante partite all’interno della stessa, si creano spazi figli, di scelte più coraggiose, in stadi come il Maradona si può assistere a 90 minuti fatti di niente incontrando difficoltà.

SM: Ritorno alla personalità, necessaria soprattutto a vincere partite che per tutti sono scontate e da vincere. Il Maradona poi da tempo non è più lo stadio dove gli avversari avevano perfino paura di esibirsi. La passione della piazza, anche quella si è imborghesita e la squadra ne risente senz’altro.

GA: Ansia da prestazione: ecco, cosi siamo davanti al nostro pubblico. Credo che il blocco mentale del turno in casa può starci, ma andrebbe analizzato più da un punto di vista emotivo e psicologico che non tecnico. Non credo quindi che abbia molta importanza il valore di un avversario; non dimentichiamo, però, il peso rilevante che ha giocato la fortuna in tanti casi.

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FM: L’atteggiamento sbagliato ha fatto il suo, che messo insieme ad errori tecnici (vedi Roma e Fiorentina con una gestione sui cambi da rivedere) e una panchina che pecca ancora di cambi all’altezza ti portano a perdere 5 punti dalla prima in classifica in 15 giorni. Anche al Maradona.

 

Quindi. C’è più amarezza per ciò che non è stato o fiducia per il futuro? 

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McB: Consapevolezza del fatto che si è trattato della migliore delle ultime stagioni e perplessità per un futuro fatto di non si sa bene di che cosa.

SM: Credo senz’altro fiducia: in primis per il bottino che garantisce la Champions…

GA: In questo momento è ancora forte l’amarezza per quello che è stato. Ma sulla bilancia metto anche tanta fiducia per la qualità che comunque spesso ho visto, anche in considerazione delle buone capacità dell’allenatore.

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FM: L’amarezza non può non rimanere perché aspettiamo da troppo tempo un campionato da padroni e da troppo tempo vediamo una gioia svanire al ridosso della primavera. Ciò detto il Napoli è il Napoli e ha bisogno della nostra fiducia, guardiamo già avanti.

 

Il mercato potrebbe privare il Napoli di uno dei suoi calciatori più importanti. Si parla delle possibili partenze di Koulibaly, Fabian Ruiz o Osimhen. Dovendo venderne almeno uno di chi ti priveresti? E chi invece assolutamente non faresti partire?

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McB: Domanda complicata perché si parla della spina dorsale della squadra che mai andrebbe toccata. La cessione più inevitabile è quella di Fabiàn, contratto che mette spalle al muro il Napoli, per l’età sarebbe delitto perderlo a zero, si perderebbe comunque, dopo Lorenzo Insigne, la seconda fonte di gioco della squadra. Più sostituibile un centravanti che un grande difensore centrale, al di là dei parametri anagrafici.

SM: Questione di offerte. Venderei Fabian per una cifra prossima ai 40 milioni (cosa per nulla facile che arrivi un’offerta simile) e terrei gli africani. Ovvio che dinanzi a 100 milioni Osimhen come qualsiasi altro giocatore al mondo partirebbe.

GA: Da ciò che ho visto non solo quest’anno ma anche anni addietro, Fabian Ruiz, ancora oggi, non è riuscito ad esprimersi ad alti livelli (pur essendo un ragazzo di prospettiva), motivo per cui lo venderei. Il pilastro del reparto difensivo, Koulibaly, non dovrebbe essere ceduto perché è garanzia di esperienza e solidità per tutta la difesa che, grazie al suo apporto, è risultata la migliore del campionato. Non toccherei neanche Osimhen che ci ha garantito un attacco molto prolifico.

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FM: KK inamovibile. Per tanti motivi, dentro e fuori dal campo. Non si discute. Tutti gli altri nomi possono andare secondo la solita logica di rimpiazzi con nomi nuovi su cui scommettere, ci siamo ormai abituati.

 

Cosa cambia con la partenza di Insigne?

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McB: Il Napoli. Le poche conoscenze tecnico tattiche relegano il rendimento di Insigne a gol e tiri a giro. In realtà parliamo dei piedi che gestivano e dettavano i tempi della manovra del Napoli, di quella capacità unica di mettere per terra palloni improponibili ed azzerando tempi di gioco offrire possibilità di sviluppare pallone.

SM: Il Napoli perde tanto: attaccamento alla maglia, qualità e giocate ormai consolidate. Non sarà facile sostituirlo.

GA: Va via il Capitano, un simbolo della squadra ma anche della città. Gli va riconosciuto che ha dato tanto, e ha segnato tanto. Ma al di là del dispiacere per la sua partenza, io vado al di là. Sul piano tecnico e tattico, intravedo oggi la possibilità di variare i temi principali dello schieramento che erano costruiti quasi interamente intorno a lui; oggi vedo più possibilità di una nuova visione di gioco, di un nuovo modo di impostare la squadra; poi vedremo le decisioni del mister.

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FM: Legato forse alla risposta precedente, KK nuovo capitano e leader, speriamo non solo fino ad agosto. In avanti serve capire anche il destino degli altri (Mertens, Osimhen e Petagna) per sapere come riassettare il reparto, e poi c’è quel georgiano..

 

Cosa chiedi a Spalletti per la prossima stagione?

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McB: Di continuare il percorso appena iniziato. Perché pare lo ricordino in pochi ma era alla sua prima stagione.

SM: Una mediana a tre, specie nei momenti in cui la gamba della squadra fa fatica.

GA: Credo che sia giusto per lui aver acquisito consapevolezza degli errori commessi, delle scelte tattiche forse azzardate in alcuni casi. E’ fondamentale che lui provi a tutti i costi a rafforzare l’amalgama della squadra; deve puntare non solo su Osimhen ma anche sugli altri elementi del fronte d’attacco. Deve trovare anche le modalità giuste per raccordare meglio centrocampo ed attacco, inserendo magari qualche nuovo acquisto utile in quella zona di campo.

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FM: Tenere botta quest’estate e ricompattare il gruppo con i nuovi innesti e in caso di cessioni che mai vorremmo commentare. A lui il compito di riassestare la squadra e riproporre l’ottimo calcio visto fino a Natale e in parte ripreso agli inizi del 2022.

 

Cosa invece chiedi a De Laurentiis?

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McB: Di fare i bagagli. O di tacere. Null’altro perché ho rinunciato a sperare in un Napoli con organigramma societario decente, finiti i tempi delle prese in giro in merito a stadio e settore giovanile.

SM: Un riavvicinamento alla gente attraverso un’operazione simpatia: ce n’è grande bisogno.

GA: Come sempre, non entro mai nelle questioni strettamente societarie e tanto meno nelle problematiche finanziarie come plusvalenze ed ingaggi. Vorrei però che ci fosse una maggiore coesione ed una forte empatia tra la società, la squadra ed i tifosi.

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FM: Trattenere KK, trasmettere serenità al gruppo evitando strappi d’estate, questa volta il rischio è proprio con Koulibaly e Ciro Mertens figlio adottivo della città, e permettere a Giuntoli-Spalletti di ricostruire una squadra in tempo per una stagione difficile.

 

L’anno prossimo il Napoli… 

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McB: Dovrà sperare nel lavoro del tecnico, nell’incastro non sempre semplice di caratteristiche tecniche e caratteriali di calciatori della vecchia guardia e nuovi acquisti. Nel supporto del proprio pubblico. In una stagione praticamente perfetta, perché la concorrenza aumenta in maniera esponenziale mentre il nostro progetto scala di qualche marcia, ed in termini di obiettivo finale che non sia piazzamento Champions, non è mai supportato dalla propria società.

SM: Può giocare per lo scudetto.

GA: Per me il futuro è incerto. E’ vero, siamo in Champions, ma sulla bilancia dobbiamo considerare il duo top delle compagini milanesi, il probabile rientro ad alti livelli della Juve, una Fiorentina sempre più competitiva, Roma e Lazio, così come Atalanta, sempre più forti; poi ci saranno squadre molto agguerrite dalla serie B. Insomma si profilano tempi duri e tanta concorrenza che ci obbligherà a sbagliare il meno possibile sul mercato.

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FM: C’è il serio rischio di vedere un Napoli stravolto su tutti i reparti per gioco e giocatori. Il mister ha parlato di fine ciclo con questa rosa, apriamone subito uno nuovo. Noi ci siamo e ci saremo sempre, ovviamente. Dai Napoli!

 

 

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