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NUMERO 14 – Partenza da meno nove

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Roma, 5 Agosto 1986. La torrida estate capitolina viene interrotta da un momento di autentico brivido. Che, per i tifosi della Lazio, è panico completo. La Commissione Disciplinare della Lega Calcio ha reso pubblica la sentenza sugli eventi legati al recente scandalo del calcio scommesse. E ha deciso di retrocedere la squadra biancoceleste in serie C1 per illecito sportivo.

Appello e penalizzazione

Tutto nasce da un giro di scommesse clandestine sui risultati delle partite di campionato. Sono coinvolte diverse società, nelle persone di presidenti, allenatori e giocatori. Tra quest’ultimi c’è anche il centrocampista laziale Claudio Vinazzani, adoperatosi in prima persona per combinare i risultati di alcuni match. La sua società rimane coinvolta per responsabilità oggettiva. Al giocatore, anche nel giudizio di appello, viene confermata la sentenza di squalifica per cinque anni con proposta di radiazione. Per la squadra, invece, la Corte di Giustizia Federale, decide di trasformare la retrocessione nella serie inferiore in una penalizzazione da scontare nel prossimo campionato di Serie B. Di ben nove punti.

Colpo di scena

Per il neopresidente Gianmarco Calleri la situazione si prospetta drammatica. Non solo ha rilevato una società con i conti disastrati dalla precedente gestione Chinaglia, adesso si ritrova con un gruppo allo sbando. Più di un calciatore ha già la valigia pronta, i dirigenti si sono già dileguati, nessun tecnico disponibile per la panchina. L’approccio disinvolto all’amministrazione dell’ex centravanti dello scudetto ha avuto effetti devastanti sul bilancio, costringendo alla fuga verso altri lidi di due idoli della curva nord come Giordano e Manfredonia. E, una volta ammainate le bandiere, la squadra è mestamente scesa di categoria. Ma per i risultati del campo, non in base alle aride parole di una sentenza. Adesso l’ennesima umiliazione sembra alle porte, recuperare un simile svantaggio sembra impossibile. La retrocessione cancellata dalla sentenza di appello sarà confermata tra dodici mesi, sul terreno da gioco. Da Calleri, ormai, i tifosi, non si aspettano nulla di più di una dignitosa gestione della crisi. E rimangono di stucco quando viene annunciato il nome del nuovo allenatore, il toscano Eugenio Fascetti, quello che, alla guida del Lecce, ha appena sfilato dalle maglie degli odiati cugini della Roma uno scudetto che sembrava già vinto. Un tipo del genere non viene certo a Roma per fare passerella.

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Ad ognuno il suo

Lui, di certo, non perde il suo tempo. Appena arrivato nel ritiro di Gubbio raduna la squadra e mette le cose in chiaro. Non è venuto per accompagnare la squadra in serie C, il suo obiettivo è la salvezza. Per riuscirci è indispensabile che ognuno faccia la sua parte, sino in fondo. Ci sarà da soffrire di brutto, serve gente con gli attributi. Chi non se la sente  lo dica adesso e tolga il disturbo. Chi resta sappia che sarà una stagione da vivere in trincea, giornata dopo giornata. Al termine del discorso lo sguardo del tecnico scruta il gruppo in cerca di un uomo che gli faccia da sponda. E lo individua in quello dell’attaccante Giuliano Fiorini, già leader tecnico della squadra. I due si capiscono al volo, adesso hanno una missione in comune. Il giorno dopo Fiorini è in sede, chiede di usare il telefono per qualche ora. Parte un giro di telefonate dirette a tutti i compagni, ognuno viene catechizzato a dovere perché aderisca pienamente alla causa. La linea telefonica viene messa a dura prova ma il centralinista Fiorini riesce nel suo intento. Nessuno ha più voglia di partire, si resta tutti insieme a lottare per tentare la grande impresa.

Partenza in salita

L’organico non è da disprezzare, anzi. In porta c’è l’esperto Giuliano Terraneo, un passato glorioso tra Torino e Milan, una garanzia. In difesa la rocciosa coppia centrale composta da Marino e Gregucci  si combinava bene con il podismo dei due terzini Podavini e Magnocavallo. A centrocampo la regia di Mimmo Caso era supportata dal dinamismo dei mediani Acerbis e Pin mentre in avanti il fiuto del gol di Fiorini era assecondato dai movimenti delle ali Poli e Mandelli. Fascetti  ha impostato la squadra con un aggressivo 4-3-3, c’è da fare punti e annullare la penalizzazione. Si comincia la stagione con un anonimo 0 a 0 a Parma e una clamorosa sconfitta all’Olimpico con il Messina, seguita da un nuovo pareggio con il Pescara. Alla quarta giornata arriva la prima vittoria, contro il Bologna, seguita però da due pareggi. Una vittoria esterna contro il Campobasso è il preludio all’annullamento della penalizzazione che arriva, sospiratissimo, all’ottava giornata. Adesso il campionato inizia per davvero.

Spareggio al cardiopalma

Ormai la squadra ci crede, il pubblico anche. L’Olimpico fa registrare il tutto esaurito ad ogni gara interna e spinge la squadra verso il traguardo. La Lazio inizia a viaggiare ad un ritmo da promozione, se non fosse per quei maledetti nove punti in meno si potrebbe sognare il ritorno  nella massima serie. A dieci turni dalla fine la Lazio aveva 25 punti in classifica, la missione poteva dirsi compiuta. Poi un calo di tensione aveva prodotto tre pareggi di fila, seguiti da due sconfitte consecutive. La situazione era di nuovo in bilico, si arrivò all’ultima giornata con l’obbligo di vincere per garantirsi la salvezza, almeno agli spareggi. Nella partita decisiva, in un Olimpico stracolmo, l’uomo del destino fu, inevitabilmente, Giuliano Fiorini. Il suo gol vittoria contro il Vicenza, fu salutato dal boato assordante degli oltre 62.000 tifosi presenti sugli spalti. C’è ancora speranza, si va agli spareggi a Napoli contro Campobasso e Taranto. Il San Paolo vedrà la realizzazione del sogno inseguito per tutta la stagione da un allenatore schietto e tenace, alla guida di un gruppo di irriducibili. In barba ai destini già segnati.

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