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Juventus, Morata: “Con il VAR avremmo vinto la Champions League”

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L’attaccante della Juventus, Alvaro Morata, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di DAZN. Il numero nove spagnolo ha ripercorso la stagione dei bianconeri. Di seguito le sue parole riportate da tuttomercatoweb.com:

“Penso che ci siano stati tanti momenti in questa stagione, ma soprattutto c’è stata una crescita importante da parte della squadra. Le valutazioni si fanno alla fine, quando prendiamo le valigie e andiamo a casa. Per il momento, ci sono stati tanti momenti della stagione, ma si capisce la differenza: quando certi episodi stanno sulla linea tra perdere e vincere, abbiamo dimostrato di aver fatto un salto come squadra e come gruppo. Siamo tornati a essere Juve, all’inizio non era così, ma bisogna guardare con positività al futuro”.

Più soddisfazioni per aver rimesso in piedi o i rimpianti per l’inizio di stagione?
“I rimpianti non servono a niente, è una stagione che è stata come due-tre mini stagioni in una sola. L’importante è quello che stiamo facendo e quello che faremo in futuro: non serve a niente lamentarsi. Vogliamo giocare una finale di Coppa Italia, alla fine quando smetti di giocare e vai nella stanzetta con i ricordi le foto con le coppe contano più di qualsiasi cosa. Abbiamo la possibilità di vincerla, alla fine si dà troppo per scontata la Coppa Italia o la Supercoppa, ma è difficile. Tanti campioni non le hanno mai vinte”.

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A un certo punto ti sentivi fuori dal progetto, poi hai parlato con Allegri. Ora ti stai giocando il futuro?
“Boh… Tutti i giocatori della Juventus si giocano il loro futuro in ogni allenamento e in ogni partita. C’è una coda lunghissima di giocatori che vogliono venire alla Juve, è normale sentirsi giudicato ed è normale sentire la pressione di giocare con questa maglia addosso: io ho sempre detto che do tutto per vincere, per la squadra, per i compagni e per i tifosi. Mi sento molto bene alla Juve, poi non dovete chiedere a me, però sono contento di essere qui, arrivare ogni giorno alla Continassa. I miei figli mi chiedono di mettere l’inno della Juve: sono felice, ma sarò ancora più felice se a fine anno porteremo a casa una coppa”.

È tornato a trovarvi Tevez, ti ha dato qualche consiglio?
“Carlos l’ho ringraziato perché non l’avevo mai fatto. Mi ha reso calciatore, sono arrivato qui a 21 anni con poca esperienza e all’inizio mi ha guardato male qualche volta, mi ha detto anche delle cose quando non gli passavo la palla. Per me è uno dei giocatori più forti di sempre, ha tecnica e qualità, può buttare giù i muri o costruirne. Per me ci saranno pochi giocatori così nella storia: poteva vincere una partita da solo o mettersi la squadra sulle spalle. L’ho ringraziato, mi ha detto che era felice di vedermi e che non si aspettava che avessi il fisico per giocare a sinistra. Poi abbiamo parlato di tante cose, lui sa che sono migliorato tanto in quell’anno che ho giocato con lui”.

In quell’anno anche la finale di Berlino persa col Barcellona.
“Ho sempre il rimpianto che se ci fosse stato il VAR, forse c’era un rigorino e ora avremmo vinto la Champions con la Juve. Sarebbe stato incredibile, ma è così”.

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Nel tuo bagaglio, tanti assist. È una cosa che dà la stessa soddisfazione di segnare?
“Sì, per il modo che ha la Juve di giocare hai degli schemi in cui giochi per il centravanti o ti devi adattare alla squadra. Io non penso di dover solo segnare, ma anche tornare spesso in difesa, dare la mano, aiutare a far uscire la palla. Qualsiasi attaccante che segna 40-50 gol a stagione e non vince niente farebbe a cambio con uno che ne segna 15 e vince. Mi piacerebbe fare 60 gol, ma mi piace di più vincere e aiutare i miei compagni. Quando sei un attaccante e ti piace fare gol, è bello ricevere un cioccolatino. E per questo è bello anche condividere”.

Sei sempre appassionato di tennis?
“Sì, ma sarà un annetto e mezzo che non gioco. L’anno scorso ho giocato con Arthur, è andato via dopo il primo set. È arrivato tutto vestito da tennis, con otto racchette: sembrava sponsorizzato dai grandi brand. Io ero col costume e una racchetta in mano… Dice che dobbiamo ancora giocare ma non so cosa ci sia da giocare dopo un 6-1. Poi c’è Rugani, ma c’è anche Fagioli che mi scrive ogni giorno. Abbiamo poco tempo per poter giocare, d’estate gli dirò dove vado in vacanza e chi vuole sfidarmi mi trova lì”.

Hai mai giocato con Nadal?
“No, ho avuto la fortuna di conoscerlo. Llorente mi ha portato a cena con lui, è un fenomeno ma non ho avuto mai il piacere. Anzi, no: mi sono ricordato di una presentazione di una partita con lui, abbiamo fatto due palleggi. È stato bello, ma ancora più bello cenare con lui”.

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Il ko più doloroso?
“Finale di Champions”

Il difensore più forte che hai affrontato?
“Sergio Ramos. Con Chiellini, Bonucci e Barzagli sono sempre stati tosti da affrontare. De Ligt diventerà un fenomeno, Laporte è fortissimo. Ma tante volte si parla di Xavi, Iniesta e Busquets: la Spagna partiva dalla difesa, come l’Italia che ha vinto gli Europei. È questo che ti fa vincere”.

Il piatto preferito?
“Uova con patate”.

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I tuoi idoli da bambino?
“Fernando Torres, Raul e Morientes”.

Il compagno di squadra che ascolta la musica peggiore e quale?
“Weston McKennie, rap”.

Lo stadio più bello in cui hai giocato?
“San Siro”.

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Il compagno di squadra più social?
“Dybala”.

(Foto: Twitter UEFA)

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