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Angolo del tifoso

ANGOLO NAPOLI – Napule é… giù la maschera!

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Il mondo” – si é scritto e affermato più volte nel tempo – “è un vasto teatro in cui ognuno interpreta la sua parte con la maschera sul naso”.
Ne è più convinto di tutti Victor Osimhen, che – avendo alle spalle un tremendo infortunio – ha coperto parte del viso morendo dalla voglia di ritornare ad essere utile in un campionato tra i più complicati degli ultimi anni.

Gli orari sfalsati dei turni sempre più spezzatino hanno dato alla trasferta in laguna un significato ancora maggiore dopo le sconfitte di Inter ed Atalanta.

Ad un Napoli attento ed ordinato si è opposto un Venezia volenteroso e operaio, chiuso in difesa e pronto ad approfittare di eventuali sbavature o disattenzioni.
Rrhamani e Juan Jesus, però, hanno aggiunto un’altra buona prestazione a quelle recenti, ponendo le basi per un pomeriggio tutto sommato tranquillo.

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Tutto il resto l’hanno fatto Ospina in porta (tranquillante naturale), Fabian Ruiz e – soprattutto – Lobotka a centrocampo, con il centravanti nigeriano abile a sbloccare il match quando era assolutamente necessario.
L’inizio del girone di ritorno ha restituito speranza e sogni alla squadra di Luciano Spalletti, che ha l’obbligo – da adesso in poi – di far comprendere ciò che è davvero e dove può condurre il cammino intrapreso.

Victor Osimhen dovrà ancora per almeno un mese portare sul viso una protezione leggera, il Napoli – invece – è adesso chiamato a tirar giù la maschera. A partire da sabato prossimo, quando è in programma la partita finora più importante di tutte.

E’ risaputo che nessuno – per un tempo considerevole – può portare una faccia per sé ed una per la moltitudine. Arriva il momento in cui la verità viene necessariamente fuori.

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Accadrà allo stadio Maradona, dove la brutta copia del Napoli ha già deluso troppo.

Troppo importante, dunque, non fallire e provare a stupire.
Senza coperture, senza paracadute, senza difese preventive o maschere di sorta.
Col sorriso sulle labbra, la palla tra i piedi, la determinazione nella testa e non mollando neppure un centimetro.
Perché i conti si fanno alla fine.
E la fine è ancora molto lontana.

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