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Giornalista molestata dopo Empoli-Fiorentina, non è stata “la mano di Dio”

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Ma neanche 48 ore dopo che viene dedicata un’intera giornata alla sensibilizzazione contro la violenza sulle donne. Ma neanche dopo che viene evidenziato, e non solo una volta all’anno, quanto agghiacciante, grave e odiosa sia ogni forma di violenza fisica e psicologica. Solo quest’anno in Italia sono stati 103 i femminicidi, una ogni tre giorni, il 40% di tutti gli omicidi commessi, e la percentuale delle storie di violenze non denunciate è ancora ignota, oltre che, purtroppo, molto vasta. Il quaranta per cento. Ce n’è abbastanza per farci inorridire ancora di più. Evidentemente non la pensava così il (difficile da definirlo in questo momento) non identificato tizio che ha palpeggiato in diretta, con uno schiaffo sul sedere, la giornalista Greta Beccaglia, inviata della trasmissione “A tutto gol” di Toscana Tv per la partita Empoli-Fiorentina. La cronista era davanti alla curva riservata agli ospiti, fuori dallo stadio Castellani, per raccogliere i commenti a caldo dei tifosi fiorentini dopo la sconfitta. Quel che è accaduto subito dopo è stata una diretta conseguenza. La giornalista, giustamente imbarazzata ed irritata, provando a mantenere la calma, dice al diretto interessato, che intanto si dileguava, che quel gesto non poteva farlo. Il conduttore in studio, in difficoltà anche lui, prima cerca di buttare acqua sul fuoco, facendo una gaffe infelice, per poi riprendersi ed invitare la collega a prendere a schiaffi il molestatore. Insomma a chi ancora, senza conoscere la realtà o forse minimizzandola, insiste col dire che quella della violenza sulle donne sia un’esagerazione, gli può essere consigliato di ascoltarsi lui insulti volgari e sessisti senza reagire di un fiato, di prendersi lui una pacca sul sedere mentre sta lavorando in diretta tv senza infastidirsi troppo, di cercare di mantenere lui una calma olimpica apparente durante un collegamento televisivo, di evitare di reagire male al commento fuori luogo del collega (sempre in diretta tv) e di continuare a lavorare come se nulla o quasi fosse mai accaduto.

ZITTE E MUTE. Inaccettabile quello che dovuto passare la collega Beccaglia. Accettabile, invece, evidentemente lo è per chi ancora definisce queste cose come un gesto goliardico. Chissà se, a parti invertite, riterrebbero tutto questo solo un gioco e non un abuso molesto e idiota. Nessuna forma di violenza può essere accettata, nessuna forma di violenza è uno scherzo, nessuna forma di violenza è giustificabile, nessuna forma di violenza, soprattutto, può essere definita come un’inevitabile e naturale conseguenza di qualcosa (“se l’è cercata”, “è tornata tardi quella sera”, “aveva una gonna troppo corta”, “faceva provocazioni”). Insomma non è stata certo “la mano di Dio”, nella normalità della relazione tra persone non dovrebbe mai e poi mai succedere. La verità, che spesso meno ci diciamo, è che la libertà delle donne semina letteralmente il panico nelle menti retrograde (tante), mette paura negli ambienti più insospettabili (troppi), lascia spaventati i benpensanti e i conformisti le cui idee ancora circolano acquisendo consenso. Le vorrebbero zitte e mute. Le vorrebbero obbedienti e sottomesse alle loro regole abitudinarie dei secoli scorsi, quelle del maschio alpha dominante che non deve chiedere mai. Le pensano, per forza, puttane o suore, se non si sposano e hanno figli o se non sono abbastanza castigate e remissive. Le pensano indegne di rispetto se sono là, fuori dallo stadio, a svolgere il loro lavoro, il sogno di una vita. Vorremmo poter dire che non abbiamo più bisogno di manifestazioni, convegni e testimonianze contro la violenza sulle donne. Ma, purtroppo, in Italia stiamo ancora fermi a questa tara culturale insopportabile!

P.S. – Perché intitolare una rubrica “Autogrill”? Immaginate di trascorrere là un’intera giornata: in 24 ore quante storie vedreste e ascoltereste? Quante persone incontrereste e osservereste? Quanti gesti, parole e situazioni, che rimandano a luoghi vissuti da tanti altri volti? E’ quello che si proporrà di fare questa rubrica: approfondire, dal campo o fuori dal campo, delle storie che si conoscono e rilanciare delle storie che si conoscono poco. Raccogliere respiri di vita, attimi di condivisione, istanti dove cogliere l’essenziale nei particolari, briciole di esistenze in un luogo sì preciso ma di passaggio. Come in un autogrill, appunto, un luogo in cui tutti passano per un minuto o per un’ora, un luogo dove s’incrociano casualmente (ma non troppo) esistenze, incontri ed emozioni….

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