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LEVA CALCISTICA: SPECIALE EURO ’80 – Al servizio della Corona

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Gli studi di seconda media di pochi mesi prima riaffioravano lentamente mentre salivo i gradoni della curva al San Paolo quel pomeriggio.
Da appassionato di storia, quel giorno, non potevo non individuare legami con un evento di quasi quattrocento anni prima che aveva cambiato il corso della storia moderna.

L’otto agosto dell’anno di grazia 1588 la “Invencible Armada” spagnola del cattolicissimo re Filippo, una flotta di 130 tra galeoni e mercantili armati, che si apprestava ad invadere la protestante Inghilterra, fu colta di sorpresa dalla tattica avversaria. Gli inglesi sapevano che gli spagnoli miravano all’arrembaggio delle imbarcazioni e allo scontro ravvicinato ma non permisero mai questo approccio agli avversari. Dapprima con la tecnica del “mordi e fuggi”, poi assaltando la “Invencible” con otto imbarcazioni incendiarie che provocarono seri ed ingenti danni alla “Armada”, finendo il tentativo d’invasione spagnolo con la “battaglia di Gravelines” che riporto’ ingenti e decisive perdite tra le file iberiche che si diedero alla fuga.

Da questa vittoria scaturì poi l’espansione britannica nel mondo che arrivò fino alle Indie e che portò la potenza inglese a possedere un quarto delle terre emerse nei secoli successivi, cambiando il corso della storia.

Quel pomeriggio al San Paolo non c’era in ballo la conquista del mondo ma la salvezza dell’onore e la possibilità di non arrivare ultimi nel girone. Ma mi sembrò di rivedere “la battaglia della Manica” quel giorno.

Una Spagna con una manovra lenta e farraginoso, messa in difficoltà dalle veloci incursioni di un novello Sir Francis Drake che, nel rettangolo verde, assunse le sembianze di King Kevin Keegan. L’Inghilterra andò in vantaggio con Trevor Brooking, che in seguito venne veramente nominato Sir, per poi subire il pareggio su rigore ad opera di Dani. Lo spagnolo in realtà si fece parare un altro rigore da Clemence, quello del vantaggio, che permise ai veloci vascelli inglesi di restare in partita e, anzi, chiuderla con Toni Woodcock, rapido e letale, come secoli prima furono le veloci navi inglesi, nel raccogliere una corta respinta e metterla dentro. L’attaccante inglese, oggi dalla ahimè fluente chioma, ancora conserva i tratti tipici pirateschi di chi fu quattrocento anni prima protagonista tra le correnti della Manica al servizio della Corona.

Tornai a casa sazio e non troppo contento. In realtà tifavo Spagna, anche perché ormai l’Europeo stava volgendo al termine. La serata era di nuovo all’insegna di “frittatona di cipolla e rutto libero”: all’Olimpico di Roma era in programma Italia-Belgio ed in palio c’era il primo posto del girone e quindi la finalissima contro la Germania Ovest.

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