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Angolo del tifoso

ANGOLO NAPOLI – Napule è… la giostra dei desideri (quasi) nascosti

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Lazio – Napoli era stata, all’andata, una prestazione inguardabile.

Al di là della sconfitta maturata quasi subito, infatti, vi era stato il brutto infortunio di Hirving Lozano, avvenuto nel miglior momento di forma del campione messicano.

Poiché, però, come amava dire Platone, si scopre “di più su una persona in un’ora di gioco che in un anno di conversazione”, sessantacinque minuti di Napoli-Lazio sono serviti agli azzurri per fare quattro gol al sempre caro Pepe Reina (apparso un po’ sulle gambe) ed indirizzare un match che, nell’ultimo terzo di gara, ha vissuto un sussulto di dignità dei biancocelesti ed un altro interessante messaggio inviato alla serie A che sarà da parte di Victor Osimhen.

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I cinque gol con cui la squadra di Gattuso ha regolato Immobile e compagni sono, in ogni caso, un bel segnale anche per la vivace lotta Champions che si annuncia bella ed interessante sino alla fine.

Chi sceglierà di guardare solo gli highlights della partita con la Lazio, ammirerà la chiusura di sinistro di Politano, la pennellata di destro simil-pallonetto di Lorenzo Insigne, l’impatto volante di Mertens su un assist al bacio di Zielinski, la velocità e la potenza di esecuzione di Osimhen appena entrato. Perderà, però, gli aspetti e le cose più belli, che nel posticipo della trentaduesima giornata di serie A non sono stati i gol.

Hanno rubato la scena la corsa infinita in attacco e luccicante in difesa di Insigne e Politano, il taglia e cuci prezioso di Zielinski e Fabian Ruiz, le lacrime emozionate di Mertens dopo un colpo da biliardo, la caparbietà di Di Lorenzo, la voglia di calcio di Lozano ed Osimhen.

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Quando il gruppo in maglia albiceleste decide che è il momento giusto per giocare a pallone, non importa identità e specificità dell’avversario: allo stadio Diego Armando Maradona va in scena uno spettacolo da manuale del calcio fatto di fraseggi stretti, ripiegamenti, aperture profonde, costruzioni di prima e raddoppi ragionati a centrocampo.

Contro la squadra allenata da Simone Inzaghi, però, certe volte tutto questo diventa più semplice.

Perché la Lazio pretende di giocarla a viso aperto, si poggia sulle certezze date da Milinkovic-Savic ed Immobile e lascia che ai lati del centrocampo i padroni diventino il polacco e lo spagnolo che vestono la maglia di casa numero 20 e numero 8, soffrendo in difesa e sulle fasce la rapidità degli attaccanti brevilinei telecomandati da Gennaro Gattuso.

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L’allegria”, ha scritto Roberto Gervaso, “è l’anima in giostra”.

Se per quella della vita, però, c’è un unico gettone, per la giostra dei desideri, invece, ce ne sono molti di più.

Chi voleva la SuperLeague pensava che lo spettacolo sul prato verde potesse fare a meno, almeno all’inizio, degli undici ragazzi vestiti d’azzurro, del dribbling di tacco di Zielinski, del calcio a testa alta di Insigne, del motorino sempre acceso di Politano, delle enormi potenzialità di due giovani virgulti come Lozano e Osimhen.

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Al di là dei risultati altalenanti di quest’anno, però, difficile per tutti pensare di fare a meno su importanti palcoscenici di prestazioni come quelle regalate il penultimo giovedì sera di aprile.

Quattro squadre in tre punti raccontano d’un finale di stagione tutto da vivere.

Il Napoli deve  continuare a far girare un ingranaggio che, ritrovando gli uomini-chiave, ha ripreso a funzionare a meraviglia.

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Vanno inseguiti i desideri, anche quelli più nascosti.

 

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