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ZONA CESARINI – Jimmy Grimble VS Justice League

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Justice League
Tempo di lettura: 5 minuti

Ha perso molto senso questa poetica scena di un piccolo film di vent’anni fa, Jimmy Grimble, quando il pulcino fenomeno rifiuta il grande Manchester di Sir Ferguson per i minuscoli Citizens, sua squadra del cuore. In un ventennio arrivano gli arabi e il City diventa una delle più vincenti e pantagrueliche realtà del calcio. Una favola anche questa, naturalmente.

Oggi apprendiamo che i grandi club si vorrebbero fare una Lega tutta loro. La cosa scatena un terremoto e noi ci fingiamo stupiti, quasi come l’outing di Tiziano Ferro, pensando: “belli de nonna, finalmente, so vent’anni che lo sappiamo”.

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Arsenal, Chelsea, Liverpool, Manchester City, Manchester United e Tottenham, Real Madrid, Barcellona e Atletico Madrid, Inter, Juventus e Milan. Dodici club tra i più ricchi e blasonati vogliono costituire la Justice League del calcio, permettendo ad alcuni mortali, di tanto in tanto, di entrare a “giocare coi grandi”.

Dico Justice League e non Super League perchè, dopo le parole di Agnelli e Perez, capiamo che loro lo fanno per salvare il calcio, destinato tra crisi e pandemia, a sparire entro il 2024.

Ed ecco nella formazione originale i membri fondatori: abbiamo Martian Manhunter, il “Galacticos”, di un altro pianeta e con Potere illimitato; la “Vecchia Signora” Wonder Woman, amazzone senza tempo in un’iconografia pregna di significati (non pregna quanto Gal Gadot comunque); l’imberbe “Citizen” Flash, giovanissimo, avventato e più veloce della luce nella sua crescita gerarchica; abbiamo Gunners e Spurs che, almeno in quanto a tituli, fanno Aquaman da tutte le parti; i Superman, per storia, sarebbero forse Milan e United, ma ne è passata di kriptonite sotto i ponti.

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Premesse doverose: la scelta dei club è inelegante e deprecabile umanamente, ma – temo – assolutamente legale. Che il calcio vada cambiato è ovvio, ma credo non in termini di crescita economica, difficile da immaginare, magari attraverso una riduzione ed un risparmio. Coppe con meno partite, campionati con meno squadre, per evitare che a marzo la metà dei club abbia tempo per organizzarsi la Valtour.

Se piace tanto il “modello NBA”, prendetene il Salary Cup e il sistema di scelta dei migliori giovani, permettendo ai “piccoli” di acquisire giocatori importanti e fare campionati più interessanti, ma capisco che “Zico all’Udinese” non sia neanche più Vintage, antico proprio.

Tutti i tifosi del mondo si stanno ribellando, soprattutto quelli dei club coinvolti. Su tutti quelli del Liverpool che, per devozione al club, sono secondi a nessuno. Questo ha già portato quasi tutti a ritirarsi, facendo fare ai fondatori una figura “scatologica”, per così dire.

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Quindi cosa è successo? Il capriccio confuso di alcuni dodicenni (quindi come il film Justice League)? Nessuno aveva calcolato i problemi e le reazioni? Difficile pensarlo, ma intanto le borse salgono…e se i rivoltosi avessero solo sciolto le pecore nel campo di mine per farle “brillare” ed avere poi passo libero?

Comunque, il calcio è dei “tifosi”, questa brutta parola, che ormai fa ribrezzo a presidenti e benpensanti. Questa Justice League non salva il calcio. Diventa un club elitario, dove il Leicester o il Verona non vincono i campionati, dove Roma e Samp non arrivano in finale di Coppa dei Campioni, dove non si piange quando smette i calzoncini un Di Natale o un Pellissier, perchè hanno portato i loro piccoli combattivi club tra i grandi d’Europa.

Le belle partite, le PSG-Bayern per restare al recente passato, sono belle perchè capitano e non perchè te le devi sorbire otto volte l’anno e i miracoli tipo Roma-Barcellona o l’Atalanta ai quarti, sono miracoli proprio perchè improbabili, ma non impossibili.

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Dalle parole del mondo del calcio esce tutto lo sdegno verso questa rivolta, anche se per l’UEFA è solo una questione di soldi persi, chiaramente. Ma chi il calcio lo vive, giustamente, è contrario e ci sta la battuta di Solbaken su quali meriti avrebbero Juve e United per fare una Superleague (e anche Inter e Milan dell’ultimo decennio aggiungo io). Le figure di Agnelli e Perez più che supereroi, ne escono come rancorosi piccoli tramatori, più come subdoli Joker, eleganti e fastidiosi Pinguini, squallidi Enigmisti.

A questa Justice però manca un elemento, manca Batman. Ed ecco arrivare JP Morgan con eoni di miliardi per i club coinvolti. Eh sì perchè la verità è che tutti i club coinvolti hanno due cose in comune: tutti vogliono essere Batman e tutti hanno debiti impressionanti (si parla, per i 12 club citati, di un totale di sei miliardi).

Ora, Batman è un uomo confuso a cui hanno strappato traumaticamente i genitori e per questo va in cerca di sè con indosso una calzamaglia? Certo. E’ un uomo adulto di bell’aspetto che vive con un azzimato anziano? Sicuro. Ha un ambiguo rapporto di convivenza con un efebico giovinetto? Forse. Ma una cosa Batman non è: un “buffarolo”. Batman ha un unico superpotere, è ricco e non ha debiti.

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In questa ottica ovviamente i club tedeschi, che debito non sanno neanche come si scrive, hanno declinato, per ora. Diventa facile associare un possibile “invito” alla Roma, quarta per debiti in Italia (che i Friedkin hanno ereditato, attenzione), ma spero – come sembra – che la mia squadra non si faccia irretire dal metodo americano e risponda come Wolverine al Dr Xavier (scusate se mischio gli “Universi”).

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Signori miei, voi non siete Batman, non siete eroi. Sapete il succo delle vostre parole come suona?

E poi, vi dico la verità, io sono un romantico del calcio, un orribile zemaniano, che pensa che il lavoro e il merito facciano la differenza anche sul risultato. Io piango per due gol al Torino di Totti in una partita inutile, io mi alzo in piedi se Tommasi percorre tutta la diagonale di campo per recuperare un pallone  perso, mi commuovo per Candela che si accascia con l’amico-avversario Di Biagio dopo il rigore sbagliato, se Florenzi va in tribuna dalla nonna. Insomma, sono un coglione.

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Peggio, un coglione egoista perchè – ammesso e non concesso – che il calcio morirebbe senza il vostro generoso intervento, beh, vi rispondo con una battuta da uno dei film più brutti di sempre, Lost In Space, quando il personaggio di Matt le Blanc, nel tentativo di andare a meta con la giunonica Heather Graham dice, più o meno:

“Ma Lei non ride mai?”

“Non ho tempo di ridere, devo salvare il mondo”

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“Ma, Dottoressa, con tutto il rispetto, se non c’è il tempo di ridere, cosa lo salviamo a fare il mondo?”

(Foto: Wikipedia)

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