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Angolo del tifoso

SPECIALE 2020 – Angolo Napoli

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RIMANDATI… ALL’ANNO PROSSIMO

Un proverbio arabo piuttosto in voga e certamente adatto alla notte in cui – per definizione – il maggior numero di bollicine completano nel più breve tempo possibile un percorso che va dal basso verso l’alto e finisce in una flute, recita: “ciò che sta arrivando è meglio di ciò che è andato”.

Fatta eccezione per pochi, fortunati, eletti (si pensi, semplicisticamente, ai soci della Pfizer), quanto sopra è un mantra per chiunque rifletta sui voti augurali per l’anno che verrà.

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Non sfugge alla regola dunque il Napoli di Aurelio De Laurentiis e Gennaro Gattuso, che del 2020 farà bene a conservare esclusivamente due cose:

– la Coppa Italia faticosamente conquistata ai rigori in uno stadio deserto;

– l’acquisto di un giovanotto nigeriano di belle speranze, investimento più grande di sempre per la squadra azzurra.

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Per il resto, il versante calcistico fa il paio con qualsivoglia altro aspetto della vita quotidiana partenopea, regionale, nazionale, europea e mondiale, caratterizzati dal desiderio più grande, vale a dire quello d’archiviare in fretta un anno connotato dal sentimento più pericoloso di tutti: la paura, causata da un senso d’impotenza complessivo e dall’incapacità di prevedere quel che accadrà più avanti.

Ciò nonostante la tentazione di valutare complessivamente l’anno che va concludendosi va indubbiamente colta, sancendo – per motivi che val la pena approfondire – che un voto, se proprio ci deve essere, non può essere neppure di sufficienza.

Cinque e mezzo (5 e 1/2), se il valore di riferimento è la decina.

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Perché il Napoli non può esser sonoramente bocciato senza appello, ma neppure a cuor leggero promosso senza fiatare.

Potesse utilizzarsi un metro di valutazione in voga sino agli anni Novanta in tutto il glorioso sistema d’istruzione secondaria superiore, infatti, i ragazzi capitanati, da gennaio fino a dicembre, con rare interruzioni, da Lorenzo Insigne, finirebbero certamente rimandati.

Nell’anno solare in cui, tra i giorni peggiori, va cerchiato quel 25 novembre che ha definitivamente sottratto al mondo degli uomini nientepopodimeno che Diego Armando Maradona, infatti, la squadra azzurra, diventata di recente assai spesso albiceleste, poco o nulla ha fatto per meritare encomi convinti o coerenti inni di giubilo.

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Spesso confuso e poco determinato, infatti, il collettivo guidato da Gennaro Gattuso ha alternato buone prestazioni ad inspiegabili passi indietro.

Le ripetute sconfitte contro Inter e Lazio di gennaio e dicembre hanno – di fatto – aperto e chiuso l’anno in modo poco edificante, riportando la squadra in un limbo che sa tanto di “vorrei ma non posso” e “potrei ma non riesco”.

Il tifo”, scriveva Pier Paolo Pasolini, “è una malattia giovanile che dura tutta la vita”. Ciò perché, in fondo, si tifa per la propria squadra come si tifa per la propria vita. Ed è per questo che, tra gli auspici d’un anno che inizia – come sempre – l’1 di gennaio, il pensiero va dritto, insieme ad altro, alla propria squadra del cuore, alla quale si augurano 365 giorni di soddisfazioni e vittorie, utili ad innalzare la qualità della vita e l’umore quotidiano dei suoi tifosi.

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La notte del passaggio, allo scoccar di mezzanotte, dall’anno Zero al 61 D.M. (dopo Maradona), dunque, diventa a buon diritto il momento ideale per tracciare bilanci e disegnare nuovi orizzonti, auspicabilmente concreti ed efficaci come i tagli prima di Callejon e adesso di Lozano resi eterni dal genio di Lorenzo a tratti realmente Magnifico.

Ecco che allora, se davvero è lecito spingersi coi desideri, può pensarsi ad un 2021 in cui la squadra ritrovi continuità e carattere, coraggio e determinazione, spirito di sacrificio ed abnegazione, più di tutto dignità e splendore.

Ai ragazzi di Gattuso serve questo più di tutto, rapidamente ottenibile recuperando fin da subito i tre pezzi da novanta attualmente fermi ai box (Osimhen, Mertens e Koulibaly) e provando a regalare al collettivo un terzino sinistro di qualità e spessore (Emerson Palmieri, Matteo Lovato o Simone Bastoni in ordine di personale preferenza) e magari un centrocampista di carisma, personalità ed esperienza, sdoganando (ove possibile sin da gennaio) gente come Milik (che meriterebbe un’azione civile per danni da parte dei tifosi azzurri) e Llorente, che nulla hanno più a che fare col progetto tecnico/tattico complessivo.

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Il tutto ritardando almeno tre interventi strutturali ragionati, da programmare non più tardi dell’estate prossima.

E’ un Napoli, quello attuale, rimandato – con speranza – all’anno nuovo.

I primi mesi però già basteranno per un giudizio assai più definito e motivato.

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Conterà già molto gennaio, ove servirà da subito farsi trovare pronti e preparati.

La misura dell’intelligenza”, scriveva Albert Einstein, “è la capacità di cambiare”.

Approccio, testa e continuità: se la squadra muterà nei tre fondamentali conseguentemente arriveranno solo buoni risultati.

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Perché una potenza che non diventa mai atto è simile ad un bruco incapace di compiere la metamorfosi più significativa del mondo animale, quella più bella di tutte.

Buon anno, che sia – senza esitazioni – il migliore possibile!

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