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Angolo del tifoso

ANGOLO TIFOSO LAZIO – Le guerre personali di chi dovrebbe difendere la verità

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La notizia del blocco da parte delle Asl di competenza dei giocatori di alcune squadre di Serie A convocati con le nazionali, apre un orizzonte ancora inesplorato e potenzialmente esplosivo. La discesa in campo a momenti alterni delle autorità sanitarie impone un repentino cambio di marcia della Figc in tema di protocollo. È palese che quello in vigore non è più in grado di far fronte alle problematiche che via via si stanno verificando in maniera parallela con l’ esponenziale aumento dei contagi nel nostro paese. La mancanza di una regolamentazione sui laboratori che effettuano le analisi, con le società lasciate libere di scegliere il proprio, ha creato una serie di problematiche e la questione Lazio-tamponi è la punta dell’iceberg in un mare di casistiche che si stanno accumulando.

In tutto questo la categoria che da sempre dovrebbere essere in prima linea nel difendere la libertà e la voce di tutti garantendo equilibrio ed equità è quella dei giornalisti.

Invece sembra (quasi) che tra la Gazzetta dello Sport e la Società Sportiva Lazio (con riferimento evidente al suo presidente)  si stia svolgendo una battaglia a colpi di titoli e articoli con il coinvolgimento di persone che, parti in causa nella questione, sono strumenti per amplificare questa crociata.

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Titolare un articolo con “Sanzioni per chi bara” corredata da foto di Lotito e lo stemma della Lazio sembra andare oltre la normale informazione giornalistica. Ma non possiamo veramente credere che una diatriba personale tra Cairo (editore della Gazzetta dello Sport e presidente del Torino) e il suo omologo biancoceleste possa giustificare un tale modo di trattare un notizia.

Risulta inoltre strano che una società presenti un esposto alla procura federale per un eventuale ricorso basandosi sugli articoli di stampa provenienti dal giornale con cui ha in comune la proprietà ma questo forse è un pensiero troppo complottista.

Badate bene che nessuno vuole che si insabbi, si nascondano reati. Anzi tutto il contrario. È evidente che se emergeranno prove inconfutabili di colpevolezza del Presidente della Lazio o del suo direttore sanitario i responsabili dovranno essere puniti ma, come in tutte le vicende soprattutto extra sportive che sconfinano in gravi reati, c’è bisogno di misura ed equilibrio per non ledere la dignità umana e professionale di chi ne è coinvolto.

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Il laboratorio di Avellino 

Nello specifico il latente pregiudizio che alcune testate stanno rivolgendo al laboratorio di analisi di Avellino travalica quello che il Titolo 1 Art. 2 co. b del Testo Unico dei Doveri dei Giornalisti cita testualmente:

Rispetta i diritti fondamentali delle persone e osserva le norme di legge poste a loro salvaguardia”

Negli articoli della Gazzetta, in cui si appella come “Solito Laboratorio” il Centro Polispecialistico Futura Diagnostica del capoluogo irpino, parebbe si insinui il dubbio che i risultati dei referti a loro affidati siano falsificabili. Anche quando ci si chiede perché debba arrivare fino ad Avellino una società con sede a Roma sembra si instilli il dubbio che un professionista irpino sia meno titolato di uno romano o addirittura che sia manipolabile.

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Il Dottor Pulcini

Stesso discorso si può applicare per gli articoli sul direttore sanitario della Lazio, Pulcini. In un articolo, non firmato della rosea nazionale, si scrive testualmente che il dottore:

Ha capito di aver commesso degli errori e ha fatto squillare fino a tarda sera i cellulari dei suoi colleghi, medici sportivi di Serie A e B, a cui ha chiesto spiegazioni, chiarimenti, consigli su come poter uscire da questa situazione tanto difficile. Ha paura. Ha paura di perdere quello che ha costruito in una vita, ha paura di poter essere addirittura radiato, delle possibili conseguenze per la giustizia ordinaria”.

Il dottore ha rivelato al giornalista sconosciuto il suo malessere, il suo sentimento? Nossignore, non vi è virgolettato in queste frasi, è una trasposizione di un sentimento che loro non possono conoscere se non attraverso qualche frase riportata dai chi Pulcini avrebbe, sempre a loro dire, chiamato per consigli e chiarimenti.

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Anche riportare a galla frasi o interviste del medico dello sport e cardiologo Pulcini è abbastanza borderline con l’articolo 3 co. a del Titolo II sempre del Testo Unico Dei Doveri del Giornalista che recita:

Rispetta il diritto all’identità personale ed evita di far riferimento a particolari relativi al passato, salvo quando essi risultino essenziali per la completezza dell’informazione”

Titolare il 5 Novembre “Ecco chi è Pulcini:  L’Asintomatico non è malato“, cosa vuol far evincere? Che il dottore abbia fatto giocare tesserati della Lazio positivi o si vuole far passare un’opinione personale del professionista come una chiara propensione a infrangere le regole?

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Anche un twett che riporti in modo incompleto una notizia può essere fuorviante. È il caso di Giovanni Capuano:

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Sarebbe bastato aggiungere, come fatto da altre fonti giornalistiche, che il dottore ha chiesto e ottenuto un rinvio dell’udienza per non fornire un’informazione che non rende giustizia alla verità.

Cui Prodest?

Tutto questo non serve in un Paese che sta affrontando uno dei più drammatici momenti di vita sociale dal dopoguerra. Serve chiedere trasparenza e cercare la verità questo si.

Per quanto mi è possibile sarò in prima linea per sottolineare e amplificare errori e delitti se e quando ci saranno. Come condannerò fermamente ogni attacco, oltre le regole della buona educazione, verso giornalisti e giornali. Ma il giustizialismo in un paese garantista è da sempre un male da estirpare anche se la nostra storia, recente e passata, è sotto gli occhi di tutti. Persone indagate che sono state colpevolizzate e condannate prima di un processo e pazienza se prima o poi magari ci sarà una sentenza di totale innocenza. Intanto  che si titoli a nove colonne che il trafiletto di eventuale rettifica poi si fara.

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