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Angolo del tifoso

ANGOLO DEL TIFOSO JUVE – Legally Andrea

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La sfumatura della divisa speciale di stasera (ne abbiamo parlato qui) è salmone. Più o meno, tendente al caramella, un po’ Barbie, a tratti “Una bionda in carriera”. Un biondo, rossiccio quasi, un tipo inespressivo ma con qualche bella idea in testa. Dover fare parallelismi con un filmetto ultraleggero da guardare affogando nel gelato probabilmente è ingeneroso, ma anche Reese Witherspoon ha dovuto metterci del suo per dimostrare al mondo che esser bionde non è mica sinonimo di stupidità, così come esser stati grandi giocatori non dovrebbe portarsi dietro sorrisini e sarcasmo quando ci si siede in panca.

La Juve di Mister Andrea Witherspoon ritrova le mura amiche della zona Continassa, mille persone a far baccano in tribuna per l’ultima volta per chissà quanto, e a dire il vero non sentivo tifosi fare così tanto casino almeno dalla tripletta di Ronaldo con l’Atletico Madrid, che storia meravigliosa quella. Al cospetto della Signora l’Hellas Verona di Juric, una di quelle che definiremmo piccole, ma che come il Crotone la scorsa settimana giganteggiano per un’ora buona in mezzo al campo. Ha senso fare la cronaca di questo match? Se avete visto le partite precedenti, esclusa quella di Kiev, probabilmente no.

Questa Juve nel primo tempo di vita di ogni match si fa bellamente trattare da zerbino, corteggia, invita a uscire, paga da bere, e alla fine la vede tornare a casa con un altro. La linea difensiva tirata dai bianconeri con Danilo, Bonucci e Demiral permette di non impensierire più di tanto Tek Szczesny, ma il livello di povertà che ancora si vede a centrocampo è a dir poco preoccupante.

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Lì dove l’azione dovrebbe esplodere, frizzare, nascere e trovare spazio: certo, di Arthur stiamo ancora aspettando di vedere le cose migliori, e questo Rabiot non è sicuramente quello della scorsa stagione, ma nemmeno è Pogba. Che peraltro si è dovuto sorbire la sua ennesima panchina, che amore terribile questo che non vuol prendersi per mano, quanto tempo sprecato a guardarsi e non avere il coraggio di amarsi davvero. Perdonerete la parentesi, ma per uno Juventino il pensiero di Pogba è più doloroso della pizza con l’ananas.

Dunque, dicevamo Il primo vero squillo della partita arriva da Colley dopo quindici minuti di gioco, in fuorigioco, per il sospiro di sollievo di tutti noi. Poi signori, non siamo soliti incolpare la dea Sfortuna, ma il buon Juan Cuadrado, che spacca a metà la traversa mangiandosi ancora le mani per non aver buttato dentro un goal praticamente fatto poteva darci prova della sua meticolosa opera per la serata. Pazienza, direte voi. C’è Alvaro Morata in stato di grazia: una delizia di scavetto per quel pallone messo alle spalle di Silvestri, una perla di rara bellezza. Se solo fosse stato goal, se solo Morata avesse portato un 39 invece di un 44 almeno. Se mia nonna avesse avuto le ruote, insomma.

Ma portiamoci alle cose positive. Partita assolutamente in crescendo di Danilo, che pensavamo fosse uno di quei raccomandati che si raccontano nelle leggendarie parentopoli, invece per aver giocato nel Real e nel City qualcosina dovrà pure averla, fosse solo un bel tatuaggio. Parlando di tatuaggi, Federico Bernardeschi. Pirlo che è uomo di campo, sa che le occasioni vanno date ai giocatori, per lasciargli mostrare il loro potenziale. Ecco, abbiamo capito che probabilmente in questo caso è più facile sperare che Pogba torni a gennaio. Perdonatemi ancora. Bernardeschi non sa mai chi è, in nessuna delle posizioni in cui viene schierato. Chi sei Federico? Che vuoi dalla tua vita calcistica? Restiamo in attesa di riscontro, per i cordiali saluti ne parleremo.

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E poi la legge dell’ex. Entra Favilli, giovane e rampante, segna su contropiede innescato da un errore del buon Federico, per poi dover dare forfait pochissimi secondi dopo per infortunio. Un grande abbraccio a lui, che comunque il suo nome sul risultato l’ha messo. Sempre sia lodata invece la Svezia, per le polpette di Ikea, i tavolini Lack salva arredamento, Ibra e Dejan Kulusevski, vera punta di diamante di questo mercato bianconero. Subentrato a Bernardeschi, che appare anche deluso in tribuna (lui…), parte palla al piede con un’azione tutta personale, che va a terminare nell’angolino della porta di Silvestri, siglando il pareggio per i bianconeri.

Come una novella Biancaneve, la Signora si sveglia da questo sonno lungo sessanta minuti e si ricorda di aver ben due punti ancora da poter conquistare. Paulo Dybala, tornato in forze alla squadra dopo mesi di assenza, corre per novanta minuti e stampa anche il suo personale sigillo sulla traversa: non male per uno che non giocava da luglio.

Il match si conclude con un impallinamento dell’area scaligera durato fino al novantaseiesimo,  inclusa una scaramuccia dello stesso Kulusevski con Faraoni, e con Lovato costretto agli straordinari, che io pagherei davvero bene visto il risultato. A proposito di difensori: Chiellini si è infortunato in Champions League, questa sera Bonucci è stato costretto al cambio. Ranghi ridottissimi in difesa, ma Demiral stasera aveva il sangue agli occhi e il coltello tra i denti: il Barcellona è avvisato.

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Insomma, Pirlo non è che abbia poi sperimentato tanto oggi, ma qualcosa sull’importanza dello svedese l’avrà portata a casa. In caso contrario, prego vivamente la sua compagna di costringerlo a spulciare l’intero sito di Ikea durante la pausa. E di riempire il carrello di candele profumate, ovviamente.

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