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SERIE A

Torino, Giampaolo: “Belotti il nostro trascinatore”

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L’allenatore del TorinoMarco Giampaolo, ha parlato in conferenza stampa dopo il match di Serie A perso tra le mure amiche contro l’Atalanta di Gasperini. Di seguito le sue parole riportate da tuttomercatoweb.com:

Un buon primo tempo, nella ripresa si è vista la differenza tra il Torino e l’Atalanta.
“Sapevamo anche prima di giocarci che c’è differenza, ma in questo momento che per noi è di costruzione di idea di calcio, l’Atalanta è la squadra peggiore che potesse capitarci. Loro non si fanno minare dagli eventi negativi e sanno reagire, le competizioni internazionali e i risultati hanno fatto accrescere consapevolezza e autostima. Per noi sono cose diversi, questi aspetti psicologici determinano all’interno della gara: non è questa la partita che deve darci dei parametri, è la nostra seconda vera partita. Non abbiamo storico, ma nei 90 minuti abbiamo fatto cose buone e cose da mettere a posto, abbiamo fatto anche cose migliori rispetto a Firenze. Ma questo avversario è in grado di mettere a nudo le nostre carenze”.

A che punto è con la costruzione del suo Toro?
“Anche al top, non è detto che si vinca. La squadra ha fatto passi in avanti e lavoriamo bene, ma ovviamente al lavoro bisogna abbinare i risultati. So che il processo sarà lungo e va metabolizzato, i risultati positivi aiutano. Ho detto alla squadra di tornare a casa con un pensiero positivo, le negatività non aiutano a crescere”.

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Belotti è davvero fondamentale.
“E’ un giocatore che nessuno mette in discussione, gode di immunità positiva perché se l’è guadagnata. Gioca le partite con la consapevolezza di poter anche sbagliare, mentre magari altri no. Questo a costruito con i risultati, Belotti deve essere il trascinatore perché ha quello status”.

Quanto manca il regista?
“Il mercato è un discorso che va trattato al di fuori di una conferenza post, io non devo mandare messaggi a nessuno. Il club deve sapere cosa fare, il mercato non lo uso dopo una partita per chiedere calciatori ma parlerò in privato con il direttore e il presidente. Questa squadra giocava con 5 difensori e ora con 4, così come era abituata ad avere riferimento l’avversario e ora non più. Nei 90 minuti abbiamo fatto cose in un certo modo e altre in maniera diversa, sarà un processo non corto. E’ questione di tempo, lavoro e impegno, oltre che di fidelizzazione”.

Come l’avevate preparata?
“L’Atalanta è avanti, non rappresenta un termine di paragone non solo per il Toro. L’avevamo preparata minuziosamente e bene, poi ci siamo arrangiati per seguire il protocollo: non ci ha impedito di prepararla male, ma c’è anche la forza dell’avversario che è un osso duro per tutti. Non si arriva per caso in determinate competizioni. Il Toro ha bisogno di raccogliere pezzettini di fiducia qua e là, nel girone di ritorno la squadra ha fatto 13 punti. Siamo ripartiti tra le difficoltà e con due sconfitte in due partite, ma io ho fiducia”.

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Perché poche società si rendono conto che la continuità con l’allenatore si ottengono risultati?
“Il nostro è un calcio veloce, si guarda subito al risultato. Se hai la possibilità di lavorare tanto con un club, poi si vedono i risultati e ciò che sai fare. Era successo anche a Gasperini al primo anno, non avesse vinto la partita giusta non lo avrebbe raccontato. Ma anche a me alla Sampdoria o a Sarri al Napoli. Fa parte della lungimiranza del club e del tecnico che pensi di scegliere per il progetto, è un discorso complicato per gli altri ma semplice per me”.

(Foto: sito ufficiale Torino)

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