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ZONA CESARINI – “Di Bruno ce n’è uno”…o no?

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Era il vecchio coretto “di Bruno ce n’è uno e viene da Nettuno” atto a distinguere il nostro Bruno dal loro (Giordano della Lazio).

Un piccolo trafiletto sabato scorso, un orpello a un contesto di scarso interesse come poteva essere un’amichevole estiva a Cagliari, se non per valutare le condizioni di squadra a 7 giorni da questo strano inizio campionato: minuto 79; esce Rog entra…Bruno Conti.

Che bella frase. Naturalmente non si parla del grande “Marazico”, ma il fremito cardiaco è inevitabile. Brunetto, classe 2002, è il figlio di Daniele e nipote del grande campione di Nettuno. Centrocampista centrale, volendo trequartista come il padre, mancino come il nonno.

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Ricordo benissimo quel Roma-Perugia (5 a 1) quando il piccolo Daniele insaccò di testa l’angolo di Alenitchev, ricordo il boato dello stadio. Quel gol lo aveva fatto il figlio di Bruno, il figlio della Curva Sud. La carriera di Daniele però andava in altra direzione: già quell’estate andò in prestito al Cagliari e non sapevamo che quello sarebbe stato un addio lungo 16 anni. 16 anni di crescita in cui Daniele a sportellate diventa beniamino e Capitano con 454 presenze e 51 gol (tantissimi alla Roma, che lo renderanno, stupidamente, inviso a parte della tifoseria giallorossa).

A Maggio 2015 l’addio al calcio in una splendida cornice di pubblico e alla uscita dal campo per la standing ovation, abbraccia un ragazzetto con la maglia del Cagliari, un piccolo raccattapalle: Bruno Conti jr.

Ora, non dobbiamo caricare il ragazzo di mille responsabilità. Essere nipote di Bruno ha mille vantaggi, ma non può essere una croce. Che il giocatore faccia il suo cammino e viva la sua carriera nel modo più serio e spensierato, e dove arriverà arriverà.

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Certo, un baleno ha attraversato i miei pensieri.

In un momento storico così particolare a livello mondiale, in un momento di transizione anche solo per il “piccolo” mondo A.S.Roma, quel 23 Dicembre, in quel Roma-Cagliari, sarebbe bello uno stadio almeno semipieno. Sarebbe bello che, qualunque sia il risultato, Di Francesco faccia un segno alla panchina, un ragazzo alto e di belle speranze si alzi e lo speaker annunci, e non oso immaginare fin dove si sentirebbe il boato al seguito di: “Popolo giallorosso, tutti in piedi! Entra…Bruno Conti“.

 

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