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ANGOLO DEL TIFOSO SPEZIA – Una maglia bianca con lo scudetto perenne

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Nel prossimo campionato di serie A, per la prima volta nella storia, ci saranno tre squadre con una coccarda tricolore cucita sulla maglia: la Juventus campione d’Italia, il Napoli vincitore della Coppa Italia e lo Spezia con lo scudetto del 1944.

Quello dello Spezia è uno scudetto “perenne” concesso dalla FIGC nel 2002, che ha dato ai liguri la facoltà di esibire sempre sulla maglia un tricolore, come risarcimento per il mancato riconoscimento della vittoria del campionato del 1944.

La maglia bianca dello Spezia è una delle maglie più antiche del nostro calcio (il club è stato fondato nel 1906), fatta eccezione per i primissimi anni in cui il colore era celeste.

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Sovrasta un paio di pantaloncini neri e ricorda la livrea dei piccoli dell’aquila, che hanno un piumaggio bianco nella parte superiore e nero in quello inferiore.

Ogni colore e ogni maglia costituisce per i tifosi un simbolo di appartenenza e di passione.

Ed è cosi anche per quella dello Spezia.

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I bambini spezzini, che per la prima volta arrivano al campo mano nella mano con i loro papà, vedono subito tra il verde del prato un colore bianco che si muove.

È come “un lampo che​ candisce” gli occhi, per usare un termine caro ad Eugenio Montale, un poeta che era di casa da queste parti.

Da grandi, quegli stessi bambini continuano a palpitare nel vedere la maglia della squadra del cuore.

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Quando la indossano sono un tutt’uno con i giocatori e con essi gioiscono e soffrono.

Non importa il risultato.

Che sia una vittoria memorabile o una sconfitta cocente, quella che deve sempre uscire “a testa alta” è proprio la maglia, che va onorata giocando al massimo fino al novantesimo.

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Perché lei rappresenta i cuori che battono all’unisono, i polmoni che trattengono il fiato, le mani che sudano di tensione, le corde vocali che vibrano di passione.

Quella stessa maglia che è stata indossata da tanti giocatori: molti di questi non sono diventati famosi, ma ​ vengono ricordati con affetto da tutti i tifosi spezzini.

Una maglia che è appartenuta​ a ​giocatori che hanno fatto la storia del calcio italiano come Alberto si, che è stata del capitano Spalletti, di Sonetti, di Telesio, e di Ferretti, di Persia e di Rostagno, di Castigliano, di Fiori e di Zaccardo, di Guidetti e di Bordin, di Tacchi, di Pillon, di Borgo​ e di Mazzantini.

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Non si possono elencare tutti.

Uno però lo dobbiamo citare ed è Paolo Ponzo, un giocatore dello Spezia venuto a mancare pochi anni fa.

A lui si deve una frase che è stata messa sotto il colletto, all’interno della maglia: “ogni calciatore che veste questa maglia deve sentirsi da una parte onorato, dall’altra fortemente responsabile per ciò che rappresenta”.

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È un giuramento per i giocatori e uno sprone per cercare di dare sempre il massimo.

Non è visibile all’esterno, non è un motto da ostentare.

Le parole di Ponzo, a contatto con la pelle, suggeriscono un significato più profondo che tocca il cuore del giocatore che la indossa.

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Oggi, dopo un secolo, lo Spezia si appresta a giocare per​ prima volta​ in serie A. E non lo farà solo con i venticinque giocatori che andranno a comporre la rosa, ma idealmente con tutti quelli che l’hanno indossata in tutti questi anni, dalla serie D alla serie B.

È proprio questo il concetto espresso​ con una frase scritta da ​ Sergio Ferretti, un ex giocatore aquilotto, alla vigilia della finale per la promozione in serie A:

…è come se oggi fossimo alla fine di un lungo viaggio. Un viaggio iniziato tanti anni fa da tutti i calciatori che hanno indossato quella maglia. Quella maglia che ti resta addosso per tutta la vita come una seconda pelle….

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