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Napoli 1982 – 83, il ritorno del ‘Petisso’

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Nella stagione 1982 – 83, il Napoli era alla ricerca di conferme. Il buon quarto posto, rimediato nel campionato precedente, lasciava presagire obiettivi più prestigiosi per i partenopei. L’allora patron Ferlaino, da sempre uomo ambizioso, come dimostrato soprattutto negli anni a seguire, lavorò molto per concretizzare queste aspirazioni.

Ciononostante, quella stagione fu quasi deludente per gli azzurri che subirono una certa involuzione nei risultati. Decisivo fu il ritorno di Bruno Pesaola, che permise al Napoli di risalire la china e rimediare a quanto fatto – ben poco – nella prima parte di stagione.

UNA STAGIONE A DUE FACCE

Le intenzioni di voler compiere un salto di qualità c’erano tutte. Arrivò in squadra, nel corso della finestra di mercato, Ramon Diaz. L’argentino arrivò dal River Plate con non pochi buoni propositi, compresi quella della piazza. D’altro canto, l’impatto con la Serie A e con il San Paolo non fu irresistibile: a fine stagione Diaz disputò venticinque partite realizzando tre reti. Il calciatore passò poi, nell’estate dell’83, all’Avellino, per proseguire la sua esperienza in Italia con le maglie di Inter e Fiorentina.

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Ramon Diaz

Sulla panchina azzurra arrivò Massimo Giacomini, tecnico di ottime speranze e reduce da esperienza importanti con Udinese e Milan. Il tecnico, nativo del Friuli Venezia Giulia, non riuscì a confermarsi nella sua breve parentesi napoletana, con la squadra azzurra che era stabile nelle zone basse della classifica. Non proprio quanto ci si aspettava quell’anno dal Napoli, che poteva contare su singoli come Luciano Castellini, Beppe Bruscolotti e soprattutto Ruud Krol, difensore olandese baluardo dell’intera piazza, l’azzurro più rappresentativo a livello internazionale.

Ruud Krol

Servì un’altra personalità di spicco del popolo napoletano per sbloccare una situazione sicuramente poco entusiasmante. In corso d’opera, infatti, arrivò un certo Bruno Pesaola, personaggio da sempre nel cuore dell’intera città. Il Petisso infatti trascorse ben otto stagioni da giocatore con la maglia azzurra (dal 1952 al 1960) e cinque da allenatore (dal 1964 al 1968, oltre all’arrivo a campionato in corso durante la stagione ’82 – ’83).

E l’arrivo di Pesaola, coadiuvato da Gennaro Rambone, elettrizzò la squadra, trascinandola fuori da ogni pericolo e riuscendo nell’obiettivo di salvarsi, resosi necessario visti i risultati. Sei vittorie, sette pareggi e soltanto due sconfitte rappresentarono un bottino sufficiente per festeggiare a fine stagione il pericolo scampato.

LA MAGLIA COL ‘CIUCCIO’

Per quanto concerne l’aspetto meramente rappresentativo, la stagione 1982 – 83 segnò un cambio di filosofia netto nella divisa di gioco del Napoli. Venne introdotto infatti un nuovo stemma della società, attualmente simbolo del Napoli Store, costituito da una «N» arrotondata e inglobante la testa del ‘Ciuccio’, simbolo del club partenopeo. Lo stemma venne applicato sulle maglie, prodotte dallo sponsor tecnico Ennerre e che videro l’inaugurazione della nuova sponsorizzazione ‘Cirio’.

Per le quindici partite iniziali, la prima maglia riportava inserti ed era abbinata a pantaloncini blu notte, cambiando radicalmente lo stile tradizionale. Successivamente, per questioni scaramantiche, si tornò alla classica maglia azzurra con inserti e pantaloncini bianchi. Tutti ingredienti che rendono, ancora oggi, questa come una delle maglie più ambite dagli affezionati collezionisti, grazie proprio a particolari retroscena e a quel logo che rappresenta una rarità nella storia azzurra.

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Malgrado le difficoltà, la stagione 1982 – 83 dunque resterà nella mente dei tifosi azzurri grazie forse proprio a Pesaola. Il Petisso ebbe modo di farsi largo nel cuore dei tifosi del Napoli, sempre riconoscente nei confronti di chi dà l’anima per la squadra e per la città. Città dove ha vissuto parte della sua carriera e dove, il 29 maggio del 2015, si spense all’età di 89 anni. Un legame che ancora oggi viene riconosciuto con affetto e riconoscenza.

Bruno Pesaola

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