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In questa Roma non c’è spazio per i sentimenti

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In un calcio che è sempre più estraneo ai sentimenti, c’è una città che patisce ancor di più l’indolenza fatta soldi e pallone. Almeno per la sua metà giallorossa, Roma sembra sempre più schivarsi dal sentimentalismo che rende unico questo sport. Proprio nella città in cui l’amore è il tema predominante ed in cui tifare per la propria squadra del cuore va ben oltre le logiche ludo-affettive. D’altronde, se si legge ‘Roma’ al contrario si legge ‘Amor‘.

Tuttavia, qualcuno si dimostra freddo e cinico nei confronti di chi oggi continua a sostenere la propria squadra, seppur da casa per le questioni che ormai tutti conosciamo. Una società, la Roma dell’americano James Pallotta, con una mentalità mirata al mero business, anche a costo di scelte e separazioni dolorose per la piazza.

BANDIERE? NO, GRAZIE

E’ di questi giorni la notizia del mancato rinnovo di contratto tra l’AS Roma e Sebino Nela, prima Supporter Liaison Officer della società e poi dirigente della squadra femminile (progetto su cui Pallotta e compagnia hanno puntato forte). Una scelta che ha subito alzato il polverone delle polemiche, amplificate da una piazza già di per sè molto complicata e rumorosa.

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“In pochissimi hanno dato la vita e hanno amato veramente questi colori come hai fatto tu per dodici stagioni consecutive, in campo come fuori”. Queste le parole di Valentina Nela, padre di Sebino, che sicuramente ha in cuor suo l’amarezza di chi non può più essere parte della sua più grande passione. Già, perchè mettersi al centro della propria passione, anche se soltanto con incarichi formali, predispone un certo coraggio e voglia di mettersi in discussione. Seppur dalla propria parte si hanno anni e anni di gloriosa carriera.

Ma di bandiere ammainate ormai ne hanno fatto una spiacevole abitudine i tifosi della Roma, passionali e viscerali come pochi e che meritano sicuramente dei punti di riferimento che oggi, più che mai, latitano. E’ il caso della bandiera giallorossa per eccellenza, Francesco Totti, che ha dedicato un’intera vita sui campi da calcio ai giallorossi. Ciò non è bastato per un trattamento ‘d’onore’, il minimo sindacabile per una figura del genere. Invece no, mandato via da calciatore ed una seconda volta, forse la più brusca, da dirigente.

Il progetto deve andare avanti e le bandiere possono anche passare, diranno molti. Ma il voler abbandonare le figure più rappresentative sembra essere quasi una prerogativa. E’ stato lo stesso anche per Daniele De Rossi, che si è visto costretto a mettere uno schizzo di Argentina sulla sua carriera unicamente a tinte giallorosse. E’ successo anche per Alessandro Florenzi che, al di là delle problematiche sorte a livello tattico con mister Fonseca, ha avuto poco spazio per riconquistarsi il posto, perso forse più per suoi demeriti che per altro. Ma in ogni caso, un’altra potenziale bandiera è andata via. E non è sicuramente un caso.

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POCO SPAZIO AI SENTIMENTI

Non solo bandiere, ma i tifosi hanno dovuto fare i conti con delle cessioni dure da digerire. Separazioni rese necessarie da problemi di bilancio, ragion per cui sulla Roma aleggiano venti di cessione. Sono tutt’oggi un rimpianto le cessioni al Liverpool di Mohamed Salah e di Alisson, campioni d’Europa prima e d’Inghilterra poi con i Reds. Certo, col senno di poi ogni scelta appare facile, ma il dover ricostruire da zero ogni anno non aiuta.

Anche la cessione di Kostas Manolas ad una diretta concorrente, quale è il Napoli, è stato un colpo sulla bocca dello stomaco per i tifosi della Lupa, che sono sempre lì a sostenere, nonostante tutto. Sarà stato sicuramente doloroso vedergli alzare la Coppa Italia, proprio all’Olimpico, con la maglia dei partenopei.

Insomma, ci sono tutte le attenuanti per dire che c’è poco spazio per i sentimenti, in una piazza che da sempre vive d’amore per verso la propria squadra. Scelta che ricade sui tifosi, che si vedono smarriti in dinamiche fin troppo veloci da metabolizzare. Intanto, non pochi sono i tifosi che si augurano un passaggio di consegne societario il prima possibile, nella speranza che al centro del villaggio (Garcia dixit) ritorni la Roma ed i suoi tifosi. E con loro, anche l’Amor.

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