I nostri Social

Approfondimenti

Dal Delle Alpi all’Allianz Stadium: lo stadio è mio e me lo gestisco io

Pubblicato

il

Tempo di lettura: 3 minuti

Le chiamano housewarming, le feste di inaugurazione di appartamenti di cui ti fregi finalmente di essere il proprietario. Tra gli invitati, l’amico di una vita, che ti porta una bottiglia di scotch buono, da esposizione, i cugini che ti regalano il set di calici da dodici di cui, ammettiamolo, non ne userai almeno undici, e tua madre, che si presenta con il ficus con le foglie già tristi per la fine certa che lo attende.

E in realtà, il senso di quella finta stracittadina del 31 maggio del 1990 era proprio questo: inaugurare lo Stadio Delle Alpi, la casa delle squadre che a Torino hanno residenza, Juventus e Torino, che quel giorno sfidarono il Porto,  gomito a gomito, per la prima ed unica volta legati dai colori giallo e blu della città in cui nascono.

Il Delle Alpi nacque in seno alle varie ristrutturazioni e nuove costruzioni legate ai Mondiali che proprio quell’anno si tennero nel nostro Paese, ma non ebbe vita facile. La bella storia della Vecchia Signora raccontata da Aldo Agosti e Giovanni De Luna in “Juventus, Storia di una passione italiana” edito da Utet, riporta in maniera precisa tutti i dissapori che il vecchio stadio si portava dietro.

Pubblicità

A partire dalle banali questioni pratiche, quale la presenza della pista di atletica che allontanava dal pubblico le azioni di gioco, sia per le eccessive spese di semplice manutenzione dell’impianto stesso. Per non parlare delle percentuali da corrispondere per l’affitto.

Insomma, Gianni Agnelli disse del Delle Alpi che “si vede male e poi è come giocare sempre fuori casa”.

Del resto, la Juve ad uno stadio tutto suo ci aveva sempre pensato. Ad una casa in cui gli unici colori che potessero farla da padrone fossero il bianco ed il nero, con nessuno con cui condividere una delle due curve, affinché l’inno della squadra potesse risuonare da tutti gli angoli dello stadio.

Pubblicità

Ed è nel 2002 che, dopo un tira e molla di vedute con il Comune di Torino, la società bianconera acquisisce il diritto di superficie sull’intera zona della Continassa, lì dove sorge lo stadio Delle Alpi, per la quale pensa assolutamente in grande.

Prima di tutto, la casa dei bianconeri. La demolizione del vecchio e mai amato stadio, a favore di una costruzione nuova, moderna, quarantamila posti che potessero ricordare l’intimità degli stadi inglesi. Ma soprattutto una vera e propria città, dove con il passare degli anni sono nate delle zone commerciali, nonché l’intera nuova area dedicata all’allenamento della prima squadra, la nuova sede della società e l’avveniristico hotel, del quale un’intera ala è dedicata al ritiro dei calciatori. Completano il quadro la clinica medica e il Museo, dedicato alla storia e ai memorabilia della squadra bianconera.

Tutto il resto, è davvero storia. La cerimonia d’inaugurazione dello Juventus Stadium, che poi cederà i naming rights ad Allianz, viene celebrata l’8 settembre del 2011, con una festa a cui tutti sono invitati, a partire dalla panchina su cui si sedettero nel 1897 i fondatori dello Juventus Football Club.

Pubblicità

La proprietà di uno stadio è una banalità in Europa, una assoluta novità in Italia. Un modo per imporsi in un settore che non fa altro che rimarcare come le strutture societarie dei moderni club calcistici si siano ramificate verso introiti molto distanti dal semplice incasso della partita della domenica.

Nei campionati italiani, di stadi di proprietà, oltre a quello della Juventus, ne ritroviamo solo altri quatteo: Frosinone, Sassuolo, Udinese e Atalanta possono vantare la proprietà degli impianti in cui si svolgono le proprie partite casalinghe. Di belle parole, ne abbiamo ascoltate a frotte.

Quelle dedicate allo Stadio della Roma, ad esempio. Una città e una squadra che meriterebbero, come tutte le altre del resto, una casa in cui rispecchiarsi e poter accogliere la propria gente. Senza nulla togliere alla magia che l’Olimpico regala ad ogni partita, provate a parcheggiare in zona o a tornare a casa in autobus dopo una partita della Roma o della Lazio, poi mi farete sapere.

Pubblicità

Non so a voi, ma a me leggere su Wikipedia “di proprietà della società calcistica Juventus Football Club” alla voce Allianz Stadium, fa un certo effetto. Sfortunatamente, nel nostro Paese non è la regola.

Ed è chiaro che il limite economico non sia di certo l’unico ad attanagliare le nostre squadre. O forse sì, quando i soldi di cui parliamo sono quelli che potrebbero entrare nelle tasche di loschi figuri che nella costruzione di un nuovo stadio hanno tutt’altro interesse che quello di trovare una nuova casa ad una squadra e una tifoseria.

Riqualificare un’area urbana non è roba da poco, è un investimento, ma quasi mai a perdere. È lavoro che si crea, è vita lì dove magari c’era la desolazione, ma soprattutto è la possibilità di girarsi in ogni angolo e vedere i colori della propria squadra.

Pubblicità

Proprio come per la casa che sogniamo da bambini, che vorremmo vedere arredata con i nostri colori, profumata della nostra vita vissuta e con affaccio sulla marea di possibilità che il destino ci riserva. Accettando e volendo bene anche al ficus, che sarà stecchito nel giro di una settimana, con buona pace di Luca Sardella.

in evidenza