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UEFA, Ceferin: “Il calcio non cambierà. Sul Manchester City decide il TAS”

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Il presidente della UEFA, Aleksander Ceferin si è concesso in una lunga intervista ai microfoni del The Guardian. Il capo della Union of European Football Associations ha trattato vari argomenti, raccolti da TMW:

Financial Fair Play“Se i club non rispettano le regole saranno sempre sanzionati ma ovviamente stiamo pensando a come migliorare i regolamenti e, se necessario, adattarli ai tempi che corrono. Non succederà molto presto ma stiamo pensando di migliorarlo (il Financial Fair Play). Modernizzandolo e facendo qualcosa in più sull’equilibrio competitivo. Stiamo anche prendendo in considerazione una sorta di luxury tax, se possibile. Quindi, ci sono molte idee ma, credetemi, durante questi tempi difficili abbiamo smesso di pensare più o meno dei cambiamenti che accadranno in futuro. Ora dobbiamo guidare la nostra nave sulla rotta giusta e siamo vicini a farlo. Quindi, quando le acque si calmeranno, torneremo ai vecchi compiti”.

Sul Manchester City e la sua squalifica“La decisione è stata presa e ora il caso è passato al Tribunale Arbitrale dello Sport e sarà il TAS a decidere. Questo è tutto ciò che posso dire, per due motivi: in primo luogo, gli organismi indipendenti hanno preso la decisione, non io. E secondo: io non conosco il caso sufficientemente bene e non mi piacciono le persone che commentano su argomenti che non conoscono bene. Ci sono troppe persone che commentano su differenti argomenti di cui non sanno nulla”.

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Situazione del calcio europeo“È una situazione seria ma sta calando e siamo più cauti. Sappiamo di più sul virus e in generale sono una persona ottimista. Non mi piace questa visione apocalittica secondo cui dobbiamo aspettare la seconda e la terza ondata, o anche la quarta-quinta. Le persone che conosci probabilmente un giorno moriranno, ma dobbiamo preoccuparci oggi? Io non la penso così. Siamo pronti e seguiremo le raccomandazioni delle autorità, ma sono assolutamente sicuro, personalmente, che il buon vecchio calcio con i tifosi tornerà molto presto”.

Pensa che cambierà il calcio per sempre?: “Non penso che niente cambi per sempre. È una nuova esperienza e quando ci libereranno di questo sanguinoso virus le cose torneranno alla normalità. Il calcio non è cambiato dopo la prima o seconda guerra mondiale, e non cambierà nemmeno a causa di un virus. La gente ha detto molte volte che il mondo non sarà più lo stesso. Questo può essere vero, ma il mio punto di vista è perché non pensare che il mondo sarà migliore dopo questo virus? Perché non pensare che saremo più intelligenti o finalmente capiremo quanto siamo fragili, quanto non siamo protetti? Quindi, ci sono sempre lezioni da imparare”.

Mondiale per Club a 24 squadre“Può significare la morte del calcio. Ciò che intendevo è principalmente al modo in cui è stato presentato. Ossia come se un fondo acquistasse la competizione e che l’intera competizione fosse stata venduta. Non avevamo molte informazioni in merito, ora ne ho molte di più. Da quello che so il fondo se ne è andato e ad essere onesto non so in quale direzione andrà questa idea. Non ne abbiamo discusso molto, non so nemmeno quando un Mondiale per Club potrebbe essere giocato, quindi non penso ci sia al momento niente di cui preoccuparsi”.

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Sulla proposta di Infantino di ridurre il numero di partite: “Di sicuro è strano che da un lato tu dica di voler ridurre il numero di partite e dall’altra tu proponga una nuova competizione chiamata Coppa del Mondo per Club”.

Ne ha parlato con Infantino?: “No, non avevo alcuna possibilità e non discutiamo molto, a dire il vero. Non abbiamo parlato molto durante questa crisi, ma quando verrà il momento ne discuteremo. Non voglio parlare della sua opinione attraverso i media. Quando ci sarà qualcosa di ufficiale, chiederò risposte”.

Sui calciatori e i loro guadagni: “Non penso che i calciatori siano avidi. Il mercato fa i prezzi e se ti offrono 20 milioni a stagione non penso che risponderesti: ‘No no no, non voglio essere avido. Dammi solo 200mila’. Per cui no, non sono avidi: è il mercato che decide. Ora vediamo: se il mercato risponde alla crisi significherà che i prezzi scenderanno. Ma non penso che sia giusto dire che i giocatori siano avidi. Portano molte entrate e il calcio è una grande industria che paga un’enorme quantità di tasse. Anche il giocatore paga enormi tasse, per cui non penso che la parola giusta sia ‘avidità’ o che i club dovrebbero essere più saggi, perché è il mercato a decidere”.

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