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Il filosofo di Begec tutto pane, pallone e comunicazione anticonformista

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“Più bravi di Boskov sono quelli che stanno sopra di lui in classifica.”

Un integerrimo diplomatico, sempre pronto ad ammettere la cruda realtà dei fatti ma con un fare unico. Questa era la particolarità di mister Vujadin Boskov, maestro di vita e di panchina entrato nell’olimpo del calcio italiano.

Un legame intenso col nostro Paese, che lo ha accolto in pianta stabile a metà anni ‘80 per quindici anni da protagonista nel nostro calcio.

‘Zio Vuja’ nasce il 2 maggio del ‘31 in quel di Begec, nella provincia ex filo – jugaslava. Una realtà da cui ha preferito prendere la distanze nel periodo del generale Tito, ritenuto da lui incongruo per i suoi modi di pensare, quasi a certificare un certo anticonformismo, che ha contraddistinto l’animo del mister da sempre.

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Un pensiero innovativo il suo, che lo porterà ad essere una colonna dell’universo pallonaro nostrano ed al raggiungimento di un traguardo importante: il primo ed unico Scudetto nella storia della Sampdoria. Una squadra capace di tenere testa al Milan olandese targato Arrigo Sacchi e, soprattutto, di vincere attraverso il self-control tipico delle grande squadre. Ed era questa la sua grande capacità: essere grandi nella testa per spodestare i più mastodontici avversari.

“Oltre a essere un grande allenatore era un grande personaggio, era bravo a sdrammatizzare dopo le sconfitte e a criticare noi giocatori dopo la vittoria. Quando perdevamo aveva il sorriso, quando vincevamo cercava il pelo nell’uovo per dare ulteriori stimoli. Prima di ogni allenamento, c’era la riunione tecnica e lui era una sagoma. Un grande allenatore, un bravo psicologo, un bravo gestore, molto simpatico, che ci faceva ridere. Era una famiglia molto unita”

A dirlo è uno dei protagonisti di quella gloriosa cavalcata, ovvero l’attuale Commissario Tecnico della Nazionale Roberto Mancini, che, in termini di gestione di gruppo, certamente si sarà ispirato un po’ a Vujadin.

Ma quest’ultimo è ancora tutt’oggi un personaggio cult del mondo del calcio. I suoi aforismi più noti – “Rigore è quando arbitro fischia” e “Meglio perdere una partita 6-0 che sei 1-0” – sono ad oggi parte integrante del nostro slang calcistico. Un modo di comunicare che, per l’epoca, si è rivelato innovativo, essendo capace di scavalcare addirittura la profonda rivoluzione tra calcio nostalgico e calcio moderno.

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Un esempio è uno degli account più seguiti in ambito calcistico nel mondo social, che nelle scorse settimane la nostra redazione ha avuto modo di intervistare. Dimostrazione questa che il suo era un linguaggio codificabile decenni fa, facilmente trasferibile in una comunicazione fredda e diretta come questa attuale. Sì, fredda e diretta come Boskov, che si è reso antesignano del calcio descritto attraverso 280 caratteri ed incerottato da nuove figure professionali e nuove barriere restrittive.

Boskov è stato un personaggio rivoluzionario, così come testimoniato dai suoi tanti calciatori. Dal citato Mancini, fino ai vari Mihajlovic, Totti e tanti altri che hanno apprezzato il suo animo gentile. In fondo, proprio il mister amava dire: “Gentilezza costa nulla e compra tanto”.

E lui ha comprato tanto nel mondo del calcio, perché Vujadin è un personaggio che sopravvive nei ricordi di tutti gli appassionati di calcio, un uomo che tanti campioni e tanti gentiluomini hanno conosciuto nel corso dei decenni. Ingredienti, l’essere fuoriclasse e l’essere gentleman, che Boskov ha conciliato in maniera complementare e vincente. Perché quando si conquistano i cuori degli appassionati, attraverso le vittorie ed il garbo, si vince tutto quello che si può vincere in una carriera.

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E si riesce anche ad andare oltre la morte, che per zio Vuja si è consumata il 27 aprile 2014 a Novi Sad. Ma il buon Boskov rimane ancora oggi nella mente di tutti noi, proprio così come insegnano i più grandi.

Allenatori sono come le gonne: un anno vanno di moda le mini, l’anno dopo le metti nell’armadio

A prescindere dalle mode che vanno e vengono, il suo amore per il calcio ed il suo modo di comunicare sono ancora oggi più attuali che mai ed uno come lui difficilmente sarà dimenticato.

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