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CORNER CAFE’ – Sapere cosa significa toccare il fondo

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Tagliatelo a me, lo stipendio, non ai ragazzi del Gimnasia”: non c’è voluto molto, a Diego Armando Maradona, per capire che una riduzione – o peggio ancora, una detrazione completa – dello stipendio dei calciatori e dei dipendenti del Gimnasia avrebbe ridotto molti di loro a difficoltà inaudite.

Calciatori che, come il già citato momento della Serie C, non hanno fatto altro che scegliere di giocare a calcio perché era la cosa che veniva loro meglio; nessuno ha mai pensato a cifre esorbitanti né, tanto meno, i più di loro le hanno guadagnate nel corso degli anni. Perché il Gimnasia è fatto di uomini che portano avanti famiglie, che hanno più responsabilità di molti altri, che hanno bisogno della mensilità per vivere. Proprio come tanti altri.

Se ci si pensa, il nome più noto tra le fila del Gimnasia è quello di Lucas Barrios, e se non lo conoscete non dovete vergognarvi: i suoi anni d’oro li ha spesi nel Borussia Dortmund quando gli Schwarzgelben erano ancora un club medio valore. E Barrios è davvero l’unico ad aver saggiato, per più di qualche anno, il ricco calcio europeo; gli altri, di fatto, non hanno che girato il Sud America alla ricerca di uno stipendio, dove il calcio è talmente vicino al popolo che, a volte, è visto più come una – pericolosa – passione che un vero e proprio lavoro. Altro che showbiz, altro che riflettori.

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E Maradona, quel calcio, lo conosce bene. Anzi, non solo: Maradona conosce bene la povertà, conosce bene il modo in cui il pallone viene visto e seguito, sa cosa significa, per un lavoratore medio in Argentina – perché anche la maggior parte dei calciatori, lì, sono lavoratori medi, portare a casa uno stipendio. Alle volte è l’unica cosa che li separa dalla fame. 

Maradona, nella vita, ha guadagnato tanto e tanto ha sperperato. E’ stato idolo e peccatore; è stato vincitore e perdente tante volte, dentro e fuori dal campo. Ha toccato il cielo con un dito, e allo stesso tempo il fondo con le proprie mani: caduto, risalito, caduto, in una eterna onda sinusoidale che non smetterà, finché lui sarà Maradona. Una cosa, però, non manca gli manca: i soldi. Il denaro che ha ottenuto dalla fama mondiale, dagli sponsor che tutt’ora ha con sé, da ciò che gli ha permesso di essere quello che è stato.

Per questo, sa che un mensile in più o in meno, a lui, non cambia la vita. E per aiutare tutti, società e calciatori, ha preferito annullare il suo, piuttosto che detrarre soldi ai suoi uomini. Così come carlos Tevez, anche lui da sempre conscio – e salvifico – della realtà dei barrios. Uomini, prima ancora che calciatori, che forse nella vita hanno sbagliato – e questo è fuori dubbio, ma che hanno toccato il fondo, e sanno cosa significa il termine disperazione.

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