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CORNER CAFE’ – L’ignoranza ai tempi del virus: lo striscione tagliato simbolo di mentalità dura a sparire

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Anche in un momento come questo, non c’è modo di frenare la dilagante ignoranza che imperversa l’Italia intera. Prima i cori campanilisti; poi, gli ululati razzisti verso i calciatori di colore. C’è voluto un virus, la tragica apparizione di una pandemia improvvisa, a far sparire dalle prime pagine dei quotidiani i continui episodi di odio, indirizzato alla – qualsivoglia – vittima di turno.

Ma l’ignoranza è dilagante, dicevo: può essere frenata, ma mai fermata. Ed è tornata a premere, forte e nuovamente, nella giornata di ieri: il taglio dello striscione che univa Bergamo e Brescia è l’ultimo, tragicomico esempio di come il paese lo fa la gente, e più la gente è stupida meno dobbiamo allarmarci di fronte ad episodi di follia generalizzata. Perché, alla fine, essa non è altro che normalità.

Goliardia, forse, o – peggio ancora, nel caso – più profonda rivalità tra tifoserie, il motivo del gesto perpetrato la scorsa notte. Un oggetto, lo striscione, di solidarietà unica nel suo genere, tra due città che stanno vivendo in contemporanea l’incubo del CoViD-19. Dai camion mimetici che non si mimetizzano affatto tra le strade di Bergamo al boom di casi nel bresciano, i due agglomerati sono ora più vicini che mai. Ed è per questo che un gesto del genere non va preso per pura follia, ma per un atto vandalico in piena regola, volto al puro odio calcistico. Un odio che, al momento, non c’entra proprio nulla è che deve decisamente essere lasciato fuori.

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Divisi sugli spalti, uniti nel dolore: recitava così lo striscione. No, a quanto pare no: questo vale solo per alcuni.

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