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EDITORIALE #LBDV – VAR che pasticcio, ci si accontenta di un Maggiolino quando si potrebbe guidare una Supercar

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Correva l’anno 2017, quando in Italia, nel nostro campionato di Serie A, viene introdotto il Video Assistant Referee o più comunemente conosciuto come VAR. Dopo l’introduzione di due anni prima della goal-line technology, che consente di verificare se il pallone ha varcato o meno la linea di porta evitando gol fantasmi, la tecnologia fa un passo avanti ulteriore nel mondo del calcio nostrano. Vengono eliminati i cosiddetti arbitri di porta, in vigore dal 2012, ritenuti un vero e proprio fallimento.

VAR E SUO FUNZIONAMENTO

Dalla pagina 153 alla pagina 158 del “Regolamento del Giuoco del Calcio Edizione 2019”, troviamo tutto ciò che c’è da sapere sul VAR e sulla sua attuazione. Vi consigliamo di leggerle, intanto vi proponiamo una sintesi.

Il VAR può assistere l’arbitro soltanto in caso di “chiaro ed evidente errore” o “grave episodio non visto” in relazione a:

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– rete segnata / non segnata
– calcio di rigore / non calcio di rigore
– espulsione diretta (non seconda ammonizione)
– scambio d’identità (quando l’arbitro ammonisce o espelle il calciatore sbagliato)

L’arbitro deve sempre prendere una decisione (fischiare o lasciar proseguire), che sarà modificata solo se la revisione video mostri palesemente che la decisione era un “chiaro ed evidente errore”.

Solo l’arbitro può iniziare una “revisione”; il VAR (e gli altri ufficiali di gara) possono solo raccomandare una “revisione” all’arbitro. La decisione finale viene sempre presa dall’arbitro.

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Se il gioco è stato ripreso, l’arbitro non può effettuare una “revisione” tranne che per un caso di scambio d’identità o per una potenziale infrazione da espulsione relativa a condotta violenta, all’atto di sputare, mordere o per gesti estremamente offensivi e/o ingiuriosi.

L’arbitro può avviare una “revisione” per un potenziale “errore chiaro ed evidente” o un “grave episodio non visto” quando:

• il VAR (o un altro ufficiale di gara) raccomanda una “revisione”

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• l’arbitro sospetta che qualcosa di grave non sia stato “visto”

Poiché il VAR controllerà automaticamente ogni situazione / decisione, non vi è necessità che gli allenatori o i calciatori richiedano una “revisione”.

INCONGRUENZE DEL VAR

Così com’è stato pensato, il protocollo sembra non fare una piega. In effetti sembra che si sia cercato di ottimizzare il tempo per arrivare ad una decisione finale che non ne faccia perdere molto. Poi, però, ci sono casi in cui VAR e AVAR (Assistant Video Assistant Referee) impiegano così tanto tempo ad interloquire con l’arbitro che quest’ultimo avrebbe fatto prima a richiedere la “revisione”. Dunque, sfatiamo il falso mito secondo cui si cerca di perdere quanto meno tempo possibile anche perché, secondo il protocollo, “non c’è un limite di tempo per il processo di revisione poiché l’accuratezza della decisione è più importante della rapidità nel prenderla”. E’ importante, dunque, che VAR e AVAR abbiano tutto il tempo necessario per rivedere un’azione.

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E allora, appurato che non ci sono “problemi” di tempo, perché non dare la possibilità a VAR e AVAR di “obbligare” l’arbitro a revisionare un’azione? Perché la decisione DEVE spettare sempre e solo all’arbitro in campo? Una delle risposte plausibili (e mica tanto) potrebbe essere “per non depotenziare la sua figura”. Giusto ma non del tutto. E’ giusto che la decisione spetti all’arbitro, è giusto che mantenga integra la sua figura di “primo giudice”, ma perché non aiutarlo ad aiutarsi? Obbligandolo a rivedere un’azione lo si aiuta ad avere un ripensamento, un quadro più ampio su un episodio che aveva ritenuto esatto ma che poi può rivelarsi errato. Così facendo si eviteranno arroganti e presuntuose figure che si ergono a Corte Suprema. Per di più, una volta obbligato a rivedere una decisione palesemente errata, l’arbitro ci penserà due volte a decidere di non cambiare giudizio e rimanere della sua idea, anche perché, messo davanti all’evidenza, se non cambi opinione o sei talmente superbo o sei in malafede.

E’ altresì singolare che gli allenatori non possano richiedere una revisione. In altri sport, come ad esempio il football americano o il tennis (in questo caso gli stessi tennisti), questa possibilità c’è. Ma il protocollo ci dà la risposta: “poiché il VAR controllerà automaticamente ogni situazione / decisione, non vi è necessità che gli allenatori o i calciatori richiedano una revisione”. Anche in questo caso è giusto ma solo in parte. E’ corretto, infatti, che VAR e AVAR controllino ogni situazione, ma ciò non implica che quella stessa situazione (errata) sia poi “ribaltata” poiché solo l’arbitro può decidere se rivederla o meno.

In definitiva, siamo sicuri che VAR e AVAR funzionino davvero come dovrebbero? A noi (e non solo a noi), più di qualche dubbio ci è sorto. Perché mettere un freno ad un sistema che può semplificare la vita di arbitri, allenatori, presidenti, tifosi, appassionati e giornalisti? Perché accontentarsi di un Maggiolino quando si ha la possibilità di guidare una Supercar?

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