Appuntamento del giorno con la rubrica targata LBDV dal titolo “VLAD DIETRO LE QUINTE”. Una rubrica dedicata a chi, oltre al calcio giocato, ama curiosità e aneddoti legati al mondo del pallone.
Parliamo oggi di un personaggio non appartenente al mondo del calcio ma grande tifoso del Genoa Calcio.
Fabrizio De Andrè è tutt’oggi una colonna portante del panorama della musica italiana, oltre che del tifo rossoblu. Il rapporto tra Faber ed il Genoa è stato un amore platonico, silenzioso quanto viscerale.
A più riprese, soprattutto negli ultimi anni della sua vita, De Andrè ha parlato di questa sua immensa passione.
L’inno non lo faccio perché non mi piacciono le marce e perché niente può superare i cori della Gradinata Nord
Un lato inedito del cantautore genovese, che ha visto nascere in sè l’amore per il Grifone in tenera età.
Molti sono gli aneddoti raccolti nel libro “Il Grifone fragile – Fabrizio De André, storia di un tifoso del Genoa”.
Fu lo stesso Fabrizio che da piccolo chiese, in una letterina a Gesù Bambino, tra le altre cose, una maglia del Genoa.
De Andrè era un grande perfezionista, e lo era anche nei confronti della sua amata squadra. Si dice infatti che amava essere sul pezzo: si annotava tutte le formazioni della squadra, la classifica, i marcatori e addirittura i possibili diffidati. Insomma, una maniacalità degna del più incallito giornalista sportivo.
Confessò, inoltre, in un’intervista che, durante il periodo del rapimento in Sardegna nel 1979 (da cui nacque la bellissima ‘Hotel Supramonte’), uno dei suoi giorni critici fu quando sentì alla radio che i rossoblù avevano perso contro la Ternana.
Un amore che il buon Fabrizio si è portato con sè anche in punto di morte. Dopo la malattia, che lo portò alla sua scomparsa ventuno anni fa, venne cremato con un naso da clown ed una sciarpa del Genoa.
Il tifo è stato sempre fuori dalle sue canzoni perché lui stesso riteneva che fosse un qualcosa di troppo grande rispetto ai suoi magnifici versi e rime d’amore. Ma il Genoa per De Andrè ha rappresentato un sentimento immenso, ripagato oggi dall’affetto della Gradinata Nord che, dopo anni, lo porta ancora nel cuore, perché di un’artista e di un uomo del genere nessuno se ne vorrebbe mai privare.