#LBDV – Napoli, che succede giù in difesa? Numeri e statistiche del momento azzurro

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Non è un momento semplice quello che sta vivendo il Napoli di Rino Gattuso. La sconfitta di ieri sera contro l’Inter pesa tanto per classifica e morale, nonostante la squadra abbia più volte mostrato le proprie qualità. Confusione in campo, incomprensioni, nervosismo e abbattimento sono stati i must degli azzurri, che hanno incassato tre reti da un’Inter non bella, ma squadra. 

Tre errori, tre goal. Un dato che, da sé, indica semplicemente una giornata no, per la difesa partenopea; ma la situazione che attualmente vessa gli azzurri può davvero accontentarsi di una spiegazione così riduttiva? Scavando a fondo, si può notare come di fatto la difesa del Napoli ha scricchiolato più volte nel corso di questa prima metà di campionato; scricchiolii che ne hanno spesso caratterizzato – o condannato – le gare.

Manolas e Koulibaly, la “coppia che scoppia”… sette volte

Gli occhi di tutti, ad inizio campionato, erano puntati su Kaliodou Koulibaly e Kostas Manolas. Il primo, considerato il miglior difensore della passata stagione di Serie A; il secondo neo-acquisto azzurro, pronto a prendere le veci dell’ormai villarealliano Albiol.

Insieme, però, i due hanno giocato solo sette gare. Sette, infatti, sono le gare in cui i due hanno presenziato insieme – in Serie A – per tutto l’arco della gara. Vicendevolmente al contrario hanno lasciato il posto ai compagni, Luperto e Maksimovic in primo luogo, sia stato per infortunio o per squalifica poco importa: è una coppia che, in campo, si conosce poco. Solo una volta, inoltre, i due hanno permesso di lasciare la porta inviolata: contro il Verona, nell’ormai tristemente noto diciannove di ottobre – ultima vittoria casalinga del Napoli; il restante delle gare – sei, si ricordi – si è subito almeno un goal.

Nemmeno le riserve, al momento, hanno ben figurato: Maksimovic, al fianco sia dell’uno che dell’altro, non ha di certo mostrato grandi doti da leader; il serbo, nonostante sia un difensore di tutto rispetto, si è sempre trovato meglio a giocare a tre – ad esempio contro il Liverpool, con Di Lorenzo spostato più in alto, Mario Rui in pressione offensiva e lui che stringeva al centro a dar man forte al duo sopracitato. Luperto, invece, è ancora acerbo, di certo non pronto a gare o avversari di ampio spessore: lo si è notato ieri, con Gattuso che a lui ha preferito un adattato Di Lorenzo.

Manolas, al momento, è un “flop”

Chiara l’analisi che si può osservare su Calciomercato.com: il Napoli, con in campo Manolas, ha subito venti goal in dodici partite giocate. Un negativo molto forte per il centrale greco, chiamato a rispondere alla cessione di Raul Albiol se non con le stesse prestazioni – i due sono calciatori diversi sia tatticamente che tecnicamente, quantomeno con partite all’altezza del suo predecessore. E invece Manolas non sta rendendo come s’era prospettato in estate: un guaio, sia per i tifosi partenopei che per le tasche del presidente De Laurentiis, che – come riporta Calciomercato.com – pesa sulle casse della società un investimento di ben 56 milioni di euro – tra acquisto di mercato e stipendio da quattro milioni all’anno.

Le qualità ci sono e, a sprazzi, sono chiarissime; ma, al momento, si può chiaramente evincere come sia un’ombra di quello che era il centrale della Roma.

Kalidou spaesato e nervoso: un top mondiale nel baratro dell’avvilimento?

Se per Manolas è evidente che il momento della squadra stia condizionando le sue qualità, lo stesso – e forse anche di più – si può dire per Kalidou Koulibaly. Il vero fuoriclasse della squadra di Gattuso – che fu di Ancelotti e Sarri – è sceso in campo per la prima volta contro la Fiorentina con un badge particolare: quello di miglior difensore della Serie A. E come dare torto a chi ha dato quel premio: lo scorso anno, trovarsi di fronte il senegalese era un male per tutti.

Eppure quest’anno qualcosa è cambiato. Di certo la partenza di Albiol non ha giovato alle capacità tattiche di Koulibaly, soprattutto se, al suo fianco, si considera un calciatore diametralmente opposto – a livello di tattica – dello spagnolo ex compagno di reparto. La tranquillità che in campo sfoggiava il senegalese si è man mano ridotta nel corso dei match, e si è spesso arrivati a vedere un Koulibaly nervoso, impulsivo e – come tutti in campo – avvilito. Quattordici partite e diciotto reti subite con lui in campo: non potrà di certo fare reparto da solo, ma la sua presenza in campo pesa, ed una condizione fisica e mentale del genere non può certo giovargli. Quattro gialli ed un rosso, per proteste, che ha costretto il senegalese a saltare due gare di campionato.

Come per Manolas, e forse anche di più, le qualità di Koulibaly non sono minimamente da mettere in discussione. Ma la sua “assenza”, in campo, pesa e tanto.

Terzini, ma quali terzini? Tra infortuni e prestazioni, nel Napoli salvo solo Di Lorenzo

Se, da un lato, il duo centrale non sta rendendo quanto dovrebbe, nemmeno il filtro esterno sta garantendo la sicurezza sperata in principio. L’unico, del reparto, che fa parlare – sempre in bene – di sé è Di Lorenzo – ammettendo l’errore di ieri sera. Il terzino ex Empoli non sembra soffrire il periodo negativo della squadra, e spesso è un valore aggiunto sia alle manovre offensive che ai ripiegamenti difensivi. Diciassette gare – in più posizioni, due assist e un goal per lui, che gli sono valsi anche la chiamata in Nazionale di Roberto Mancini, stregato dalle potenzialità del duttile esterno lucchese.

Senza il lucchese, il Napoli a destra può poco o nulla

Dietro Di Lorenzo, nelle gerarchie c’era Kevin Malcuit che, nonostante a volte la troppa leggerezza difensiva, riusciva comunque a dar man forte alla squadre nelle occasioni che gli son capitate. Sfortunato, purtroppo, il terzino francese, che si è visto costretto all’operazione del legamento crociato a fine ottobre.

Meno chiare e, anzi, forse molto confuse le prestazioni di Elseid Hysaj; di certo, non può essere un caso che, fino all’ultimo giorno di mercato, l’esterno albanese fosse ormai pedina di scambio per il club partenopeo. L’epoca d’oro di Hysaj è terminata con Sarri, forse per merito degli schemi di gioco del tecnico toscano: la manovra offensiva era creata a sinistra, a lui non rimaneva altro che mantenere la posizione. Né Ancelotti ha dato lui fiducia, né Gattuso ne ha avuto compenso: l’errore tattico sul goal di Lukaku, il primo dell’Inter, lo rende ancora più inviso ai tifosi azzurri. 535 minuti di gioco per Elseid: una riserva con poca fiducia – da parte del tecnico e da parte di sé stesso, e in campo si vede.

Out di sinistra: l’ambiguità di Ghoulam ed il bipolarismo di Mario Rui

Ormai per Faouzi Ghoulam sono state spese tutte le parole possibili: il terzino che tanto ha fatto sognare i tifosi azzurri è ormai un caso, un mistero che difficilmente avrà una – felice – soluzione. L’algerino non gioca, non si vede, solo contro il Brescia ed il Lecce ha giocato per l’intero arco di gara; poca roba, se paragonate alle avversarie che il Napoli ha avuto di fronte negli ultimi mesi. Quasi sempre sostituito, nel corso del tempo si era persino parlato di alcune discrepanze con la gestione di Ancelotti. Il peso degli infortuni si sente, anche adesso è in infermeria, fermo ormai da più di tre mesi: poche sono le speranze che possa tornare quello di un tempo.

L’unica pedina che il Napoli può schierare in campo è Mario Rui. Il portoghese può essere posto sulla falsa riga di Maksimovic: un buon calciatore, una riserva decente, ma nulla più; Rui ha più volte dimostrato ottime capacità tecniche e di palleggio, ma a livello tattico il lusitano lascia molto a desiderare. Solamente nove le partite da lui disputate in Serie A, di cui cinque perse; l’uscita di Ghoulam dal campo, poi, non è mai corrisposta ad uno suo ingresso, se non contro la Juventus alla seconda giornata. Per una questione numerica il titolare è lui, ma è indubbio che il Napoli stia riflettendo molto sulla possibilità di prendere un nuovo terzino proprio a sinistra.

Gattuso padre paziente: il punto da cui deve ripartire il Napoli

Si ponga, però, attenzione ad un dettaglio molto spesso sottovalutato: le colpe non sono da additare unicamente ai quattro che scendono in campo a difesa della porta. E’ evidente che, chiunque venga posto lì in mezzo, soffra il momento della squadra, negativo sia a livello tattico che tecnico: a centrocampo non c’è un filtro adatto ad alleggerire, non possono essere fatte manovre di scarico, spesso si arriva al lancio lungo a causa del pressing avversario. Il calcio è un gioco di squadra, se manca anche una singola pedina la partita comincia in salita.

 Sarà quindi fondamentale il ruolo di Gattuso: un ruolo da mediatore, motivatore, genitore severo ma paziente. E’ una squadra a pezzi, vessata dalle continue sconfitte e dagli alterchi con la società, che deve essere lentamente ricostruita pezzo per pezzo; bisogna lavorarci con cura maniacale. Partendo anche, e sopratutto, dal reparto arretrato.

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