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UN CALCIO AL SUPERSANTOS – Quando il mito incontra la realtà

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A volte, accadono storie che sembrano, fin dal principio, irrealizzabili e che per questo loro alone di mistero sono in grado di catturare i cuori e le emozioni, le attenzioni e la mente di qualsiasi persona presente sul nostro piccolo pianeta.

Si tratta soprattutto di storie di vero e proprio romanticismo, che riscoprono come protagonisti piccole ed insospettabili realtà che riescono, senza un’apparente motivazione, ad ergersi al di sopra dei giganti, scalfendo, in maniera indelebile, la loro apparentemente indistruttibile corazza, tramite delle imprese destinate a restare per sempre nella storia.

Il Leicester City Football Club è una di queste piccole realtà destinate a vivere una favola e a diventare per sempre leggenda.

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Tra le Cenerentole, la ragazza della casa affianco

Il Leicester rappresentava e rappresenta, tutt’ora, una piccola realtà che, prima di iniziar la stagione 2015/2016, poteva vantare solo tre Coppe di Lega e un Charity Shield in bacheca; il club non terminava una stagione sul podio addirittura dal lontano 1929, quando le foxes si erano fermate ad un punto dai campioni dello Sheffield Wednesday del fantastico bomber David Halliday.

Tutto normale, tutto logico, in fondo, per una città storicamente più attratta dal rugby, sport capace di regalare ai tifosi i magnifici Leicester Tigers, per dieci volte campioni nazionali e vincitori di due edizioni della prestigiosa Heineken Cup.

Una squadra, dunque, che poco aveva a che fare con i vertici del calcio, costretta dal 2004 a militare perennemente nei bassifondi delle varie leghe professionistiche della terra d’Albione.

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Un incredibile ed inaspettato cambiamento arriva nella stagione 2013/2014, quella culminata con il trionfo indiscusso in Championship – furono addirittura 102 i punti fatti registrare dalla banda di Nigel Pearson – guidato dai gol di David Nugent e Jamie Vardy, dopo quasi quattro anni dal pretenzioso investimento effettuato dal King Power Group di Vichai Srivaddhanaprabha.

Una cavalcata, quella, che ha riportato le foxes nel paradiso del massimo campionato inglese, che poi verrà mantenuto con le unghie e con i denti dai giocatori in blu. Una salvezza, quella conquistata la stagione successiva, ottenuta dopo un rush finale letteralmente eroico, anch’esso epico.

Al termine del girone d’andata, quindi a metà campionato, il Leicester occupava, infatti, l’ultima piazza della classifica con soli tredici punti, restando arenato all’ultimo posto fino alla trentaduesima giornata. Un rush finale di 8 risultati utili consecutivi – ben sette le vittorie, oltre all’unico pareggio – che portò il team di Pearson a concludere il campionato al 14° posto con quarantuno punti, dopo che fino alla trentesima giornata quelli conquistati erano stati solamente diciannove.

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Il raggiungimento di questa salvezza miracolosa, che ad un certo punto sembrava sfuggire senza possibilità di far nulla, non aveva però, allo stesso tempo, salvato la pericolante panchina di Nigel Pearson, esonerato per divergenze con la società.

L’approdo di “King Claudio”

Ed ecco, allora, un’ulteriore svolta per la società di Leicester; la scelta della dirigenza ricadde su Claudio Ranieri, allenatore d’esperienza ritenuto in grado di condurre la squadra ad una salvezza più che tranquilla.

Il tecnico romano, che già aveva avuto modo di conoscere il calcio inglese, grazie alla sua precedente esperienza al Chelsea – quando gli venne dato il soprannome di tinkerman, il riparatore – si ritrovò a guidare una rosa orfana del bomber Nugent e di una colonna portante del centrocampo come il cuchu Cambiasso.

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Dio salvi il calciomercato estivo, che regalò però giocatori che si riveleranno di fondamentale importanza nella cavalcata trionfale delle foxes.

Si pensi ai difensori Huth e Fuchs e la punta giapponese Shinji Okazaki; ma il vero capolavoro del mercato arrivava direttamente dal nord della Francia, dalla città di Caen, e portava il nome di N’Golo Kanté, acquistato dalla squadra francese per 9 milioni di euro.

In una stranamente calda giornata d’agosto si aprì, contro il Sunderland, il campionato 2015/2016 del Leicester City Football Club. Il segnale degli uomini di Ranieri fu subito di quelli forti, un 4-2 inflitto ai black cats che portò le firme di Vardy e Albrighton, inframezzate dalla doppietta di Riyad Mahrez.

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Una settimana più tardi a Boleyn Ground, casa del West Ham, fu ancora vittoria; qualcosa nella contea del Leicestershire sembrava essere effettivamente cambiato, una successiva conferma, infatti, la si ebbe quando le foxes pareggiarono immediatamente con Mahrez – quattro gol nelle prime tre partite – il gol di Dele Alli, bloccando il Tottenham.

Il primo vero capolavoro venne, però, realizzato nella rimonta casalinga ai danni dell’Aston Villa, portatosi sullo 0-2 grazie a Grealish e alla perla di Carles Gil. Su calcio d’angolo riuscì ad accorciare il terzino De Laet; Vardy pareggiò e all’ultimo minuto, con uno strano rimpallo, Nathan Dyer fece esplodere il King Power Stadium.

Il Leicester, dunque, riuscì, inizialmente, a tenere un rendimento da zona Europa League, mantenendo la propria imbattibilità fino alla debacle casalinga di fine settembre contro l’Arsenal, che passeggiò sugli uomini di Ranieri: 2-5 grazie soprattutto alla tripletta di Alexis Sánchez.

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Senza perdersi d’animo, i blue ripresero immediatamente il proprio ruolino di marcia impressionante, vincendo cinque delle successive sei partite. Intanto anche fuori dall’Inghilterra si iniziò a parlare di questo miracolo Leicester: il 29 novembre, nel pareggio in casa per 1-1 contro il Manchester United di Van Gaal, Jamie Vardy andò a segno per l’undicesima partita di fila – 13 gol in totale in questo filotto micidiale – sfruttando uno spettacolare assist no-look di Fuchs e battendo l’incredibile record di Ruud van Nistelrooy per gol in partite consecutive.

Jamie Vardy, una storia (quasi) utopica

Quella di Vardy è la prima e parallela favola dei tre grandi giocatori di spicco del Leicester di quella stagione. Il nativo di Sheffield era infatti stato sempre lontano dal calcio importante, militando per quasi tutta la sua carriera nelle serie dilettantistiche inglesi, alternando, tra l’laltro, lavori in fabbrica a risse nei pub, nel perfetto stile inglese.

Arrivato finalmente al professionismo nel 2012, fu da quel momento che Jamie riuscì a dimostrare le sue innegabili qualità tra le fila delle foxes, ottenendo diversi record come quello di essere diventato il primo giocatore a segnare alle sei grandi d’Inghilterra in una singola stagione.

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Intanto, il pareggio con lo United portò clamorosamente il Leicester al primo posto insieme all’altro Manchester, quel City apparentemente imbattibile sulla carta. La tripletta di Mahrez in casa dello Swansea e la contemporanea sconfitta del City in casa dello Stoke regalò incredibilmente la vetta solitaria della Premier League ai ragazzi di Ranieri.

Allora tutti cominciarono a mormorare “Sarà un fuoco di paglia, vedrete!”. L’idea diffusa in Inghilterra e tra tutti gli appassionati di calcio inglese era pressapoco questa, ma la successiva prestazione clamorosa ai danni del Chelsea di un certo José Mourinho in crisi non fece altro che rinvigorire il mito di Vardy e Mahrez, protagonisti di un’alchimia fuori dal comune omaggiata persino dalla Nike con il modello di scarpe intitolato appunto Vahrez.

La cavalcata verso la gloria

A fine dicembre il Leicester, come anche normale che fosse, iniziò a subire una piccola flessione, nella condizione e nel gioco, e, infatti, uscì sconfitto da Anfield contro il Liverpool guidato da un sussulto del deludente Benteke e pareggiò per 0-0 in casa contro il Manchester City, terminando il girone d’andata con 39 punti al comando della Premier League assieme all’Arsenal.

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Ma c’è poco da fare, quando è la tua stagione, ti rimetti in carreggiata e cominci a spazzare tutti gli eventuali ultimi dubbi su di te. I ragazzi di Ranieri superarono, infatti, il Tottenham a White Hart Lane grazie ad un gol di Huth, ma soprattutto, fu decisiva la prova di forza messa in mostra contro il Liverpool che Vardy annichilì con una storica doppietta. La favola del Leicester iniziava a prendere forma e consistenza e ad espandersi anche al di fuori dei confini nazionali, trovando le simpatie della maggioranza degli amanti calcistici, anche qui in Italia.

Il punto più alto della cavalcata vincente dei foxes fu rappresentato probabilmente dalla fantastica vittoria per 1-3 in casa del Manchester City, superato grazie alla doppietta di un incredibile Huth e dalla solita prodezza di Mahrez, l’ennesima di una stagione letteralmente incantevole e sbalorditiva, che catapultò l’algerino dall’anonimato alla leggenda e ai vertici del calcio mondiale, sempre nei canoni della favola del Leicester, difficile persino da immaginare.

Una settimana dopo, però, arrivò la terza, ma anche, ultima sconfitta del campionato, una sconfitta che seppe sostanzialmente di beffa, visto che Welbeck regalò la vittoria all’Arsenal addirittura al 95esimo, dopo una punizione causata da un maldestro fallo di Wasilewski, permettendo ai Gunners di rifarsi sotto alle foxes con solo due punti di distacco e portando anche al pericoloso avvicinamento del Tottenham.

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Fu questo, quasi certamente, il momento più complicato della stagione: il peso della vittoria, di una vittoria più unica che rara, per calciatori che non avevano mai vinto nulla e per un allenatore che in Italia descrivono come un eterno secondo. Tutto pesava maggiormente e le tensioni erano alle stelle.

Momento fondamentale questo per l’intera rosa del Leicester, che si rivelò incredibilmente utile, trovando nei gregari i perfetti attori per continuare nella proiezione del film regale: Ulloa (riserva di Vardy) segnò all’ultimo contro il Norwich quello che fu forse il gol più importante della stagione; il giapponese Okazaki superò la strenua resistenza del Newcastle con una bellissima rovesciata; ancora Ulloa si rivelò fondamentale pareggiando su rigore al 94° il match interno contro il West Ham, che aveva ribaltato la partita negli ultimi dieci minuti di gioco mettendo in serio dubbio le sorti delle foxes, che si sarebbero ritrovate a soli 4 punti dal Tottenham.

Prima di questa partita però Ranieri aveva già raggiunto un traguardo storico, ottenendo la prima qualificazione della storia del Leicester per la Champions League, festeggiata in conferenza stampa con uno dei suoi soliti simpaticissimi teatrini, diventato poi virale “We are in Champions League man, dilly ding dilly dong!”.

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La leggenda doveva però concludersi e quale migliore palcoscenico se non il Teatro dei Sogni, il mitico Old Trafford casa del Manchester United? Il pareggio in rimonta guidato dal gol del capitano Wes Morgan, difensore giamaicano con un fisico da buttafuori, unito al fantastico 2-2 in rimonta del Chelsea sullo speranzoso Tottenham finalmente regalò la matematica certezza del trionfo dei ragazzi di Ranieri, un trionfo festeggiato dai giocatori in diretta su tutti i social network, oltre che agli appassionati di tutto il mondo.

Il trionfo del Leicester è stato soprattutto una favola di romanticismo, Davide che batte Golia, un’impresa che neanche nei migliori sogni di ogni tifoso delle foxes poteva trovare dimora. Una favola che ha trovato il suo definitivo epilogo nella festa del 7 maggio in casa contro l’Everton, una festa aperta dal magnifico canto del tenore lirico Andrea Bocelli, direttamente invitato da Ranieri.

La favola del Leicester ha finalmente regalato a Claudio Ranieri il primo e meritato successo di una lunga carriera che lo aveva spesso visto fermarsi sempre ad un passo dal trionfo, con l’apice di questo sfortunato status toccato nel 2010 quando la sua Roma si fermò a 33 minuti da uno Scudetto in rimonta che lo avrebbe consacrato a eroe dei capitolini.

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Allora no, il soprannome di tinkerman non poteva più essere dato a Ranieri, era necessario un upgrade, l’allenatore testaccino era diventato ufficialmente regale, era diventato King Claudio, l’uomo che ha portato una squadra con semplici ambizioni di salvezza a diventare campione d’Inghilterra.

Il romanticismo puro incontra una squadra di eroi che passerà certamente alla storia. God save the Leicester.

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